Il Vangelo di oggi

MISERICORDIAE VULTUM IN AETERNUM ADOREMUS.."[O Dio] continua ad effondere su di noi il tuo Santo Spirito, affinché non ci stanchiamo di rivolgere con fiducia lo sguardo a colui che abbiamo trafitto: il tuo Figlio fatto uomo, Volto splendente della tua infinita misericordia, rifugio sicuro di tutti noi peccatori bisognosi di perdono e di pace nella verità che libera e salva. Egli è la porta attraverso la quale veniamo a te, sorgente inesauribile di consolazione per tutti, bellezza che non conosce tramonto, gioia perfetta nella vita senza fine .."(PAPA FRANCESCO)

Fotomontaggio realizzato da Antonio Teseo
L'ora in Manoppello:

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lunedì 30 gennaio 2012

Le Grazie del Volto Santo ricevute dal popolo di Manoppello

Prosecuzione della storia del Volto Santo a Manoppello, dal 1907 al 1945
A cura di Fabrizio Tricca e la collaborazione tecnica di Antonio Teseo.

1907 - Si inaugura lo Stabilimento Tipografico del Volto Santo


Foto pubblicata da Ateseo: Sonetto ricordo dell'inaugurazione della tipografia.



1907 – 1908 - Il Rettore del Santuario conserva nell’Archivio del Convento le narrazioni di alcune grazie fatte dal Volto Santo:

E’ UN PURO CASO O UN MIRACOLO ?

Chi non ha, in qualsiasi maniera, subito le conseguenze di quello sconvolgimento di atmosfera, che portava ovunque devastazione e sventura?

“ Erano tanti giorni che il cielo gravitava su di noi sempre tinto di un colore plumbeo tetro ed uniforme, levandoci quasi il respiro ed opprimendoci la mente; l’acqua cadeva fitta, penetrante, insistente, e non accennava per nulla a diradarsi. Le cronache dei giornali erano piene di grandi disastri che il maltempo sporgeva in ogni luogo, ed anche nei nostri pressi era un frequente apprendere di tristi fatti, che ci schiantavano l’anima. Un devastarsi di bei e fiorenti campi, tirati su con tanti sudori, un disgiungersi di strade, un crollare di muri, di case intere. Un calzolaio, un tal Eustacchio Zinni, di notte sente scricchiolare la casa, avverte delle fessure nelle pareti, si fa sciente del pericolo, tenta di fuggire, ma pensando ai bambini, ai vecchi invalidi, che avrebbe lasciati a letto senza alcun aiuto, da retta alle parole della sua donna che gli dice: “ No, non fuggiamo, o il Volto Santo ci salva tutti, o periremo tutti sotto le rovine; usciremo domattina, quando si potrà ricevere qualche aiuto per trasportare in un posto sicuro i nostri cari ”; e gli infelici restano sotto il tetto pericolante della casa con tanta trepidazione. Appena alba escono, tirano fuori le suppellettili, e…non era passata mezz’ora che la casa crollava con fragore assordante. Ma tutti però erano salvi! Altre infelici famiglie, le cui case davano pure tristi segnali, furono spinte a rifugiarsi in posti di fortuna, senza alcun riparo, dove intirizzivano dal freddo. Ed in mezzo a tanto frangente che fare dunque? A chi ricorrere?

Oh, al Volto Santo! E’ Lui il nostro Signore.

Si decise che tutto il popolo di Manoppello doveva fare un triduo di preghiera al Volto Santo per la fine del flagello.

La strada di San Leonardo brulicava di gente, molte difficoltà al passaggio, poiché, dobbiamo pur confessarlo, la strada che conduce al Volto Santo non ancora possiede un ponte! Eppure con tutto ciò i fedeli passarono: era la fede che li animava, la voce di Dio che li chiamava a se!

Nella Chiesa, dove il Sacro Volto era esposto sull’altare maggiore, raggiante di celestiale bellezza, dove i manoppellesi si erano raccolti con grande devozione, regnava un silenzio perfetto. Si recitò la Novena del Volto Santo, quella Novena tanto sublime che è la salvaguardia più forte di tutti i pericoli dell’umana natura. Quando si vuol ottenere qualcosa da Dio basta recitarla con grande fervore, che si è certi di essere esauditi.

Il Volto santo dunque a quella preghiera così viva, che scaturiva dall’intimo del cuore, si mosse a pietà; ed allorché l’illustre Guardiano P. Francesco da Collarmele, con la sua solita parola calda ed emozionante, vibrante di sincero affetto, prese a rivolgere un fervorino agli astanti, e mentre additava al popolo il Sacro Velo come SOLE DI CLEMENZA, un raggio di sole entrava nella Chiesa! E come farò ora a descrivervi ciò che avvenne, allorché il Padre Francesco, avvertito il sole, si rivolge alla Sacra Reliquia con uno slancio ineffabile e con il pianto alla gola?

Il sole entrava nella Chiesa nel suo pieno splendore, e i presenti, sorpresi da questo inaspettato favore, piangevano a dirotto poiché nessuno, avesse anche tenuto un cuore di pietra, se ne poteva rimanere indifferente, di fronte alla evidente grazia che il Volto Santo aveva fatto al popolo suo, di fronte alla parola affascinante dell’oratore. Tutti uscirono fuori dalla Chiesa, il cielo era limpido, terso come un cristallo, e quelle poche nubi che si vedevano ancora, portavano la velocità della folgore, perché spazzate via da una forza superiore!

Quindi, quanto il narratore ha saputo meglio descrivervi, è un puro caso o un miracolo?

Questa domanda non è rivolta ai cattolici ferventi, i quali hanno forte nel cuore la fiamma della fede, i quali sanno bene quanto sia grande il volere, la potenza e la bontà di Dio, ma è rivolta soprattutto a quelli che hanno il più ributtante cinismo in materia religiosa, e si vuole domandare loro: “che cosa avreste fatto quando, per un diluvio, quasi universale, avreste veduto interi campi devastati,delle case ridotte a cumuli di macerie, quando trascinato da una forza arcana, irresistibile, in una modesta chiesetta, dove da secoli si ammira un Prodigio parlante, avreste sentito un pio frate, che, rifuggendo da qualsiasi interesse, impronta una delicata e commovente funzione, alzando verso Dio una parola di dolore e nello stesso tempo di amore, che cosa avreste voi fatto, quando avreste veduto un popolo ivi raccolto, piangere lacrime a dirotto, e un sole che all’improvviso viene a ridonargli la speranza, in un momento di terribile sconforto? Ve ne sareste forse restati indifferenti? Oh io sono sicurissimo che voi vi sareste inteneriti, che avreste forse anche pianto e che avreste senza dubbio esclamato: DIO ESISTE, DIO E’ POTENTE; QUEL BEL VOLTO RISPLENDENTE DI LUCE E’ VERAMENTE IL VOLTO DI DIO! ”.

Manoppello, 15 Febbraio 1907 IL PROCURATORE DEL SANTUARIO

LETTO DI MORTE GRAZIATO DAL VOLTO SANTO

Non si può far passare in silenzio un fatto pietoso, accaduto a Manoppello, che destava forte sensazione in tutti i cittadini.

Il 21 Marzo 1907 dopo la consueta opera della giornata, il buon ed onesto operaio Camillo Severini lavoratore intelligente ed instancabile, se ne tornava a casa: nel salir le sue erte scale, perse l’equilibrio e cadde giù battendo fortemente l'occipite su di un gradino dall'altezza di circa 2 metri. La famiglia che lo aspettava attorno al focolare, si chiedeva perché egli non era ancora rientrato. Un ragazzo frattanto disse di aver avvertito un sordo rumore giù per le scale; allora tutti si alzano, prendono il lume, escono fuori la porta, e...ahi qual vista! il loro rispettivo padre e marito era steso per le scale, con la testa all'ingiù, come corpo esamine. Gli si fecero d'appresso, lo chiamarono coi più dolci appellativi, che l'amore figliare e coniugale sa suggerire, in mezzo a lagrime e singulti, ma il poveretto non dava segni di vita. Si fecero coraggio, lo alzarono a braccetto, e lo trasportarono sul letto. Aveva la testa tutta insanguinata, gli occhi chiusi, il volto cereo, la respirazione arrestata, sembrava davvero un morto. Alfine, dopo le sollecite ed efficaci cure del non mai abbastanza lodato Professor Schisano, pronto a correre premuroso in qualsiasi circostanza, l'infelice Serafini tornò alla vita, ma per nulla conscio di se. Il dottore constatò che la caduta era stata mortale, che le meningi e di conseguenza il cervello erano lesi, di maniera che il poveretto andò sempre più peggiorando fin a che, giunto agli estremi, fu richiesto il Sacerdote i santi Sacramenti. Come farò adesso a descrivere lo squallore, il dolore, la disperazione di quella povera famiglia? Non lo so. Ognuno però potrebbe comprenderlo quando pensasse che il Severini era solo, col suo sudore, a reggere una numerosissima famiglia. La moglie e 8 figliuoli insieme a tanta altra gente, circondavano, piangendo amaramente, il capezzale dell'infermo.

" Come fare a salvarlo? " essi si domandavano, " a chi rivolgersi? Oh Volto di Gesù, tu che sei il nostro padrone, abbi pietà di noi, salvaci il padre nostro; se tu ce lo togli, noi periremo di stenti. Siam tutti piccini, e se Tu non ci aiuti, che ne sarà di noi? ".

Il Volto Santo, un cui quadro era a fianco del capezzale del moribondo, e dinanzi a cui ardeva perennemente una lampada, si commosse alle vive preghiere di tutti quei bambini, e volle far loro la grazia tanto ardentemente implorata.

Il padre loro cominciò a sentirsi meglio, cominciò a riconoscere tutti gli astanti, aprì la bocca per ringraziare Iddio...era salvo. Migliorò di giorno in giorno, con gran stupore di quanti si recavano a visitarlo; ed ora trovasi, col cuore pieno di riconoscenza verso il Volto Santo, sano e vegeto, in uno stato di perfetta salute, di nuovo intento al suo consueto lavoro di fabbro falegname.

Questo fatto, insieme a tanti altri, può insegnarvi che, in qualunque caso, per quanto triste, non bisogna mai disperare: chi è devoto del Volto Santo, avrà sempre in Lui un forte difensore.

FADIAR


DALLA MORTE ALLA VITA

Grazia strepitosa fu quella del Volto Santo , di cui si rese degno l'egregio D. Luigi Simonelli di Manoppello , evidentemente trasportato dalla morte alla vita . Il miracolo è strepitoso ; la narrazione genuina ed autentica di esso è fatta dalla bocca di quel R. P. Rettore,testimone oculare,e che fu vicino al letto dell'infermo nell'ora del pericolo per amministrargli i Sacramenti.

" Siamo alla metà del mese di Ottobre , del mese più bello d'autunno , del 1908 , mese che invita a ricreare lo spirito ed il corpo all'aperta campagna rallegrata dalla presenza degli ultimi fiori e dalla squisitezza delle frutta ".

Il Signor Luigi Simonelli di Manoppello , persona agiata e dabbene , colpito da febbre, che non perdona, fu costretto a guardare il letto.

Passano alquanti giorni ed una infiammazione superficiale si manifesta sul viso del povero Simonelli , ancora martoriato dalla febbre , infiammazione che , a giudizio dei medici curanti , era una Rispola maligna , per la quale l'infermo doveva inevitabilmente morire......

Immagini ognuno la pessima impressione che dovette ricevere la famiglia dell'infermo,composta di una pia e buona signora e di due innocenti bambini, alla terrificante notizia di morte imminente, del rispettivo sposo e padre !

Lagrime amarissime si sparsero , ed in gran copia , dalla infelice famiglia , dai più stretti parenti e dagli amici che circondavano il letto del povero infermo con le significazioni dell' amore più generoso.

Alta e solenne era una notte,in cui le fitte tenebre si confondevano con il cupo rumore di un' acqua torrenziale , e l'infelice infermo camminava a passi da gigante per la via dell'eternità ! Povera e disgraziata famiglia ! La pia consorte resasi cosciente della inevitabile catastrofe , si genuflesse davanti una Immagine del Volto Santo , dinanzi a cui ardeva una lampada , e con tutta la sua fede prega: " Oh Santo Volto di Gesù , tu che sei il consolatore degli afflitti, piega benigno e misericordioso i tuoi bellissimi occhi sopra di me, infelice sposa e madre ! Ridonami il mio consorte , che sta per diventar preda della morte..."

E qui farebbe mestieri di un valente pennello per ritrarre la scena di una madre, che prega , circondata da due innocenti piccole creature!

Questi due angeli pregavano anch'essi, lacrimanti, per la salute del loro babbo , e , nella semplicità infantile , andavano ripetendo :

" Volto Santo di Gesù non far morire il nostro caro papà ! Come faremo a vivere senza di lui ? Siamo piccini , non vedi ? Pietà !

misericordia !"

Oh come è bella la preghiera dei bambini !

Passano alcuni istanti di grande trepidazione , e l'infermo , che giaceva sul letto inerte e privo quasi di spirito e batteva nella porta dell'eternità, si desta come da un profondo letargo, si alza in piedi sul letto , e grida commosso: " Lasciatemi stare , non piangete , il Volto Santo mi ha fatto la grazia !..."

E fu proprio così. Il Volto Santo d'ogni grazia donatore, richiamava, in quel momento Luigi Simonelli dalla morte alla vita.

Il giorno seguente lo scrivente fu chiamato al capezzale dell'infermo per gli spirituali conforti, che solo la Religione cattolica può offrire, e che lo stesso infermo aveva chiesto con istanza.Fin da questo giorno il Simonelli andò sempre più migliorando , tanto che , dopo qualche tempo , egli abbandonò il letto , ed oggi gode una floridissima salute con somma consolazione dei suoi parenti ed amici .

I medici curanti Giovanni Professor Schisano , Dottor Francesco Simonelli , Concezio Dottor Belfiglio, nella guarigione di Luigi Simonelli, riconoscono , esauriti i ritrovati della scienza , l' intervento d'una potenza soprannaturale ".


Foto pubblicata da Ateseo: la sala degli ex-voto nel Tesoro della Basilica con centinaia di dediche al Volto Santo per Grazia ricevuta.

 

 

1909 – Viene eretta la “Pia Associazione del Volto Santo” approvata e benedetta dall’Arc. Mons. Gennaro Costagliola ( 10 Luglio ).

Su iniziativa del Rettore del Santuario, P. Francesco da Collarmele, in data 6 agosto, viene affisso sulla facciata dell’antica casa del Leonelli in Corso Santarelli la Lapide Commemorativa dei festeggiamenti del 1906 dopo una commovente celerazione solenne.

DISCORSO SCOPRIMENTO LAPIDE COMMEMORATIVA

DI PADRE FRANCESCO DA COLLARMELE
(6 Agosto 1909)
A cura di Fabrizio Tricca
I.
A te, o Manoppello, cittadina ospitale, graziosa e gentile, il mio riverente saluto !
A te, che rifulgi per antiche grandezze religiose e civili, devotamente m’inchino ed altamente plaudo.
Tu, o Manoppello amabile, formasti i sogni dorati della mia fanciullezza, quando seppi che possedevi il sacro, inestimabile Tesoro del Santo Volto; e, nella mia infantile semplicità, andavo ripetendo: “Dunque si può vedere in questa terra Gesù Cristo? Oh beato quel popolo che ne possiede le Adorabili Sembianze! “.
Tu fosti il mio più santo ideale quando, indossando questo abito, seppi che il Santo Volto si trovava nel Convento dei Cappuccini; tu fosti il mio palpito più nobile negli anni del mio noviziato e dei miei studi; e quando, nell’Ottobre 1898, celebrai la prima Messa, io volai col pensiero a te, o gentile Manoppello, e per te fervidamente pregai!.
E quando, nell’Ottobre 1901, camminai per la prima volta in questo Corso, dedicato al Santarelli, io provai l’ebrezza della felicità; e quando ascesi la collina del Santuario e fui davanti a quel Beatissimo Volto, oh! lagrimai di tenerezza e di amore; e, guardando un passato, e sia detto ad onore del vero, abbastanza inglorioso ed un avvenire assai lusinghiero per quel Santuario, esclamai nel silenzio del mio cuore:
“I tempi nuovi esigono una nuova forma di apostolato per questo Santuario”.
Amabile Manoppello, accettalo il mio riverente saluto! Se io fossi un poeta vorrei dedicarti le rime più belle e più sublimi, scelte sul Parnaso e dettatemi dalle Muse; se io fossi un pittore vorrei consacrarti i colori più vivi dell’iride sotto i puri raggi del sole; se io mi potessi trasformare in un delizioso giardino a te donerei i fiori più delicati e gentili; ma, non essendomi ciò consentito, eccoti, eccoti il mio cuore, o graziosa e gentile Manoppello; io ti amo assai!
II.
Questo sfogo spontaneo del mio animo, o egregi Manoppellesi, improntato a cordiale schiettezza, prende le mosse da un fatto singolare, imponente, che non ha nulla che vedere con i tanti avvenimenti che si svolgono nella linea ordinaria e naturale; ma che rientra, sotto i suoi varii e molteplici rapporti, nella linea dello straordinario e del soprannaturale. Potrà, è vero, la critica dei moderni filosofi, sotto l’ombra del dubbio, gettare il discredito sopra questo fatto; ma la storia di quattro secoli è lì per attestare, nel modo più chiaro e lampante, che il Volto Santo di Manoppello è opera di Dio, e che la sua prodigiosa venuta, come del resto la prodigiosa conservazione di quel Velo, malgrado il dente edace del tempo che tutto distrugge, sorpassa ogni umano evento, e ci dimostrano eloquentemente il miracolo.
A commemorare questo grande avvenimento è tutta intesa la presente cerimonia, e quella Lapide marmorea , nel suo muto linguaggio , mentre vi racconta , o Manoppellesi, una storia di alta predilezione per voi da parte della Divina Provvidenza, addita voi, al mondo civile e religioso, un popolo fortunato, che possiede nel suo seno l’Immagine del Figlio di Dio.
Se non che un nome, dopo quello del Volto Santo, risuona venerato e benedetto, e questo nome lo avete sempre sulle vostre labbra. Giù il cappello, curviamo la fronte, e salutiamo col più profondo rispetto il Dottor Giacomantonio Leonelli!…
Consentitemi pertanto , o egregi manoppellesi , che io in questo solenne festeggiamento, consideri il vostro Perinsegne Santuario nel suo passato e nel suo avvenire, e ne tragga argomento per migliorarne, nel più presto possibile, le sue sorti, giusta l’esigenza dei tempi moderni.
III.
Signore e Signori.
Molteplici sono le opinioni che si presentano circa la verace grandezza di un popolo. Alcuni la ripetono dalla potenza del genio e dalla forza delle armi, che gli fruttarono il grande dominio nel campo delle scienze, delle lettere e delle arti, non che la conquista di intere nazioni, sotto il fulgido vessillo di una vittoria impareggiabile. Dicano altri che la verace grandezza di un popolo deve ripetersi dall’elevatezza della mente, dalla magnanima nobiltà del cuore, dalla saviezza delle leggi, dalla rettitudine del governo; qualità sono queste, encomiabili, se volete, e che concorrono ad accrescere il fulgore della grandezza.
Per me sta invece che la verace grandezza di un popolo debba ripetersi dalla sua storia religiosa, che vi dice tutto un poema della sua gloria, e dei suoi incontrastabili trionfi.
E Manoppello, altamente beneficata dal sorriso dell’Eterno, accarezzata dal soave profumo dei fiori, coronata da ubertosi vigneti, sotto l’ombra degli olezzanti oliveti, Manoppello, dico nella sua storia religiosa, occupa un posto eminente. Tanto ci viene affermato dalle Chiese Parrocchiali, dai Venerabili monasteri delle Clarisse, dei Conventuali e dei Cappuccini, e dalle rinomate Badie di San Liberatore, di Arabona e di Vallebona; ed i manoppellesi si fecero mai sempre un dovere di professare alto e sentito il culto alla Chiesa Romana, fonte inesausta di ogni verace grandezza.
Anche nella storia civile Manoppello occupò sempre un posto distinto; e le sue glorie letterarie ed artistiche sono di un valore indiscutibile dal momento che parecchi figli illustri si dedicarono con intelletto d’amore, alle scienze, alle arti, alle lettere e furono di grande giovamento alla Chiesa ed allo Stato,
E qui, per debito di giustizia, ricordo i nomi celebri ed illustri del famoso Giureconsulto Bartolomeo Conti, dell’Abate di Casauria, Leonate, che per la sua straordinaria sapienza, fu degno della Porpora, del celebre filosofo e Dottore in Medicina Nicolò di Manoppello, del Giureconsulto insigne e famoso letterato, Francesco Saverio Scurci, dell’eccellente pittore Boezio Leonelli, dell’esimio poeta Camillo Marinelli, ai quali fa corona devota e gloriosa il celebratissimo Giovanni Antonio Santarelli, allievo del divino Canova, che legò il suo nome a quello di Accademie nazionali ed estere. Che se il velo della modestia non me lo vietasse direi che anche oggi Manoppello, continuando le sue civili e religiose tradizioni, consacra alla Chiesa ed alla patria, alle scienze, alle lettere ed alle arti non pochi suoi diletti figli, vanto, onore e gloria del suo natio e di tutta la regione abruzzese.
IV.
Ed ora compiacetevi, o gentili manoppellesi, seguirmi col vostro pensiero verso l’anno 1506. La Chiesa di Cristo, in quei tempi, attraversava un brutto quarto d’ora, per la nascente eresia Luterana, che minacciava la totale distruzione della cattolica fede. Sulla cattedra romana sedeva Papa Giulio II, mentre la Diocesi di Chieti era saviamente governata, dall’illustre Vescovo Giovan Pietro Carafa, il quale, più tardi, fu meritamente elevato alla dignità pontificale col nome di Paolo IV.
Fu appunto quell’anno in cui Manoppello entrava in un novello ordine di cose di gran lunga superiore alle umane, ordinarie vicende. L’eterno Donator di ogni grazia e di ogni bene compiacevasi di un glorioso figlio di questa terra fortunata, voglio dire Giacomantonio Dottor Leonelli.
L’illustre scienziato in medicina ed astronomia, Giacomantonio Leonelli, era un’anima grande per la sublimità dei suoi pensieri e per la vastità dei suoi affetti puri e santi; era una di quelle anime, che pur vivendo in questa terra, conversano continuamente col cielo, dove tengono rivolti i loro sguardi; in breve il Leonelli non poteva non essere un’anima cara a Dio, il Quale, col suo segreto celeste magnete, l’attirava sempre a sé.
Era Maggio 1506; il sole volgeva omai al tramonto, un’aura leggiera, mollemente agitava le corolle dei fiori e ne trasportava il soave gradito profumo, ed una eletta e geniale comitiva di manoppellesi, nella quale il Dottor Leonelli prendeva parte attiva ed intellettuale, sedeva in amichevole conversazione, appunto, come vuole la pia tradizione, in quella pietra rimasta, da quattro secoli, sacra ed inviolabile per ogni manoppellese.
Quand’ecco, nel meglio della conversazione, farsi innanzi un uomo sconosciuto, dall’aspetto venerando, vestito a foggia di pellegrino, come dice la storia, e, salutata, con garbo, la comitiva, fa cenno al Dottor Leonelli, indicandogli dovergli comunicare cosa delicata e di grande importanza.
Il momento è solenne, o Signore! Che sarà mai ? Quali sono i segreti che agitano quel pellegrino? Fortunata Manoppello; apparecchiati al tripudio, alla gioia, all’esultanza, perché ne hai ben donde! Il momento è solenne davvero! Giacomantonio Leonelli trovasi di fronte allo sconosciuto pellegrino nell’interno di questa Chiesa Parrocchiale di S. Nicola. Consolante spettacolo!
Il buon pellegrino, consegnando al fortunato Dottore un plico, gli dice queste memorande parole: “Prendi, o Giacomantonio, e tieni molto cara questa devozione; perché Iddio ti farà molti favori, e per essa ti renderà prospere le cose temporali e spirituali”.
O fredde ceneri di Giacomantonio Leonelli, ravvivatevi pure in questo momento, e ridonateci, sia pure per breve istante, la simpatica e maestosa persona del Grande Cittadino manoppellese, che riceveva, per il primo, Il Volto Santo di Gesù. Deh! vieni, o anima grande, nobile e virtuosa di Giacomantonio Leonelli, parla tu, in questo momento a questi illustri concittadini, ansiosi di vederti e di ascoltare la tua parola.Narraci il grande avvenimento, che oggi, dopo quattro secoli, commemoriamo; raccontaci i tuoi palpiti, i tuoi sospiri, le tue lagrime di tenerezza, la tua gioia ineffabile, il tuo indescrivibile contento. Qual cuore fu il tuo, o fortunato Dottor Leonelli, quali pensieri ti turbinarono nella mente, quando spiegasti il plico, e ti vedesti la Sacratissima Effigie del Volto Santo? Ah fu tale e tanta la salutare impressione che ricevesti nel riguardare la sovrumana bellezza del Volto Santo di Gesù che desti in dirottissimo pianto!
V.
Salve, o terra santamente invidiata, o Manoppello gentile! Deh! accogli i miei rallegramenti sinceri, le mie più vive congratulazioni per essere stata fatta degna di tanta grandezza, di tanta indiscutibile gloria! E di che temi? Di nulla devi temere dal momento che possiedi un inestimabile Tesoro, una ricchezza che non ti venne dalla terra, ma ti fu donata dal cielo.
Caro popolo diletto – Di un tal Bene possessor – Scaccia pure dal tuo petto – Ogni pena, ogni timor.
Sono già quattro secoli, o Signori; e mentre il dente edace del tempo, che tutto distrugge, abbatte, rovina ed incenerisce, non escluse le più temute monarchie, gli scettri più potenti, tuttavia un esilissimo Velo, quasi diafano, ritraente al vivo le amabili Sembianze di Cristo, si resta immutabile, indistruttibile, sfidando ognora le ire del tempo sterminatore. In quattro secoli, infatti, quante nobili istituzioni non sorsero, quanti allori non si mieterono nei campi di marte; quanti nuovi sistemi nel campo scientifico, quanti grandi conquistatori non apparvero sulla terra a riscuotere il plauso, non sempre onesto, di frenetici ammiratori? Ah! fu come un lieve rumore di una sola giornata che fuggì presto, fu come un lampo di sinistra luce apparso in un cielo nebuloso, fu come un fiore di primavera, che, superbo al mattino, declinò e morì in sul far della sera. Non così il Santuario di Manoppello, che, posto sull’amena collina, come faro luminoso degli Abruzzi e dell’Italia tutta, a sé attrae le anime dei credenti e dei non credenti; si, anche di quelli che negano Dio, che non hanno fede; i quali, loro malgrado, alla vista del Volto Santo sono costretti ad esclamare:
“Bisogna credere!”.
Fin qui, egregi manoppellesi, rifeci alquanto la storia del vostro Santuario; ed ora mi sia lecito rivolgere ansioso lo sguardo all’avvenire del Santuario medesimo per delinearvi quello che si può fare e deve farsi ad ogni costo, per migliorarne le sorti.
Il vostro Santuario, Manoppellesi, è della più alta importanza data la grande importanza del Divino Sembiante, che, quale tesoro nascosto, esso racchiude. Posso affermarvi, senza tema di smentita, che esso può gareggiare con i più celebrati d’Italia e di fuori. E chi oserà metterlo in dubbio? Se non che, confessiamolo schiettamente – e qui mi sanguina il cuore – lo straniero, non trova la maestà di un Tempio, quale si conviene ad un Santuario, ma un’oscura edicola che fa grande e orribile contrasto con la Miracolosa Effigie che in sé racchiude. In quattro secoli, nulla, ma proprio nulla si è fatto perché il Volto Santo di Manoppello avesse oggi un Tempio dove spiccassero, come un tutto armonico, l’architettura, la scultura e la pittura, che sono come l’indice della civiltà di un popolo. Di chi la colpa di questo, direi quasi, imperdonabile trascuratezza? Io, per me, provo delle difficoltà a darne un qualsiasi giudizio; tanto più che i nostri più cari antenati dormono il sonno della pace e riposano in seno a Dio.
Pace sepultis.
VI.
Quello che io posso assicurarvi, e posso anche garantirvelo, si è che nel vostro Santuario può sperarsi un migliore avvenire. E come no? Non parlano forse, nel modo più eloquente, i fatti recenti? Chi poteva mai sperare di vedere realizzata l’idea di un organo monumentale con la nuova facciata dell’esistente Chiesa, per le quali opere grandiose si spesero circa lire dieci mila? Eppure oggi è un fatto compiuto, che desta l’ammirazione dei visitatori lontani e vicini. E qui non posso non mandare una parola di alto encomio al solerte Comitato per L’Organo Monumentale, ed al Presidente di essa D. Nicola Marinelli, il quale mostrò tutta la sua energia in un’opera tanto benemerita. Chi mai poteva sperare di ricordarsi il solenne, indimenticabile festeggiamento del IV° centenario, per il quale si spesero dalle quindici alle venti mila lire? Eppure oggi è un fatto compiuto, ed il IV° centenario del 1906 rimarrà memorando negli annali della vostra cittadina, o manoppellesi! E qui adempio ad un mio dovere di prodigare il plauso più schietto e sentito all’instancabile Comitato per le feste centenarie ed all’Ill.mo D. Serafino Avv. Cav. De Tiberiis, che ne fu l’anima, e mostrò tutta la sua energica operosità, continuando così le cristiane tradizioni di sua famiglia. Chi mai poteva sperare di ricordarsi in Manoppello un Giornale del Volto Santo, che ne fosse come l’Organo, che diffondesse e divulgasse ovunque i miracoli, le grazie della Prodigiosa Divina Effigie, e ne propagasse ovunque la conoscenza? Eppure oggi è un fatto compiuto. Il Periodico “ Il Volto Santo ” percorre da capo a piedi la nostra Italia; è, nei suoi quattro anni di vita, ha reso pubblica ragione il vostro Santuario, estendendone in modo meraviglioso la conoscenza, e mostrando con prove irrefutabili che il Sacro Velo non è opera di uomo, ma opera di Dio. E qui io, in qualità di Fondatore e Direttore di esso, chieggo venia a voi tutti, o gentili manoppellesi, se, data la mia ben nota nullità, non posso fare di più e meglio ancora.
VII
Posto, o Signori, questi fatti che non si possono negare, e che rilevano altresì un meraviglioso progresso del Santuario, chi di voi dirà essere impossibile l’erezione di un Nuovo Tempio al Volto Santo? No, no, niente è impossibile a chi vuole ed a chi potentemente vuole; tutte le più grandi difficoltà saranno superate da volontà unite e compatte che giurano la realizzazione di un nobile e santo ideale.
Manoppellesi! Pronunziate, orsù, la potente ed energica parola: Vogliamo! Vogliamo il Nuovo Tempio del Volto Santo! Oh come mi consola questa vostra parola, che fa eco a quella, tante volte, da me ripetuta nel silenzio claustrale della mia cameretta! E forse che non merita il Volto Santo una nuova e più degna abitazione della presente? Orsù, avanti, egregi manoppellesi, contribuite con le vostre offerte all’erezione ed allo splendore del Nuovo Tempio, e voi affermerete la legittimità e la santità di una delle vostre più grandi glorie, e sarà come una sublime risposta all’invadente empietà che tenta tutto demolire, e trono ed altare. E non vi accorgete come oggidì si elevano monumenti ad uomini nefasti, il cui merito fu di trarre profitto dalle sventure di una nazione e di spargere nei campi di battaglia il sangue umano? E perché non potreste voi, si voi, o Manoppellesi, concorrere con offerte pienamente volontarie all’erezione di un grandioso monumento, che pubblicherà la purissima gloria di Colui, il cui Volto adorabile è la sorgente della vostra gloria, della vostra grandezza? Le mura del Nuovo Tempio , innalzandosi lentamente e tranquillamente verso il cielo , annunzieranno a tanti popoli, che invidiano alla vostra sorte, che voi amate con sentimento il progresso del Vostro Santuario, e che sapete bene accoppiare: Fede e civiltà, Religione e Patria.
Non rare volte avviene però che nei nobili e grandi ideali nascono delle diffidenze e degli sconforti, capaci di troncarne di botto le più energiche iniziative. Tanto avviene allorché si parla, in pubblico ed in privato, di migliorare le sorti del Santuario.
Spesso e volentieri si ripete al riguardo: “Oh! se ci si pensava 30, 40, 50 anni prima, a questa ora il Santuario di Manoppello godrebbe davvero una celebrità mondiale, ma ora è troppo tardi!… ” Troppo tardi? Non è più il tempo? Ma che dite mai, o amabili manoppellesi? Dite piuttosto che sono maturi i tempi per un’opera altamente benefica per la Religione e per la civiltà. Noi, figli devoti del secolo vigesimo, figli della luce elettrica, del telefono, del telegrafo senza fili, del fonografo, dell’aeroplano, figli di una incontrastabile civiltà e di un incontrastabile progresso, noi, dico, tutto possiamo ottenere oggi per migliorare le sorti del Santuario di Manoppello.
VIII.
Ed ora un augurio: Che la mia grande iniziativa d’erigere un Nuovo Tempio al Volto Santo divenga, quanto prima, un fatto compiuto e desti l’ammirazione non soltanto dell’Italia ma di tutta l’Europa.
Che la vostra Manoppello, nel nome augustissimo del Volto Santo, si circondi ognor più di luce, di amore, di grandezza e di gloria: che sia fatta subito degna di accogliere, con la ben nota ospitalità, grandi personaggi d’Italia e di tutta l’Europa, i quali, attratti dallo splendore del Nuovo Tempio, vengano a deporre l’omaggio della loro devozione ai piedi del Volto Santo. E’ questo il mio augurio, o egregi manoppellesi, e voi degnatevi di accoglierlo, perché fatto a voi con sentimento di stima e di rispetto.
Ed ora uno sguardo a quella Lapide commemorativa: essa, nel suo muto linguaggio, vi racconta quattro secoli di grande predilezione da parte della Divina Provvidenza verso di voi. Abbiatela in grande venerazione quella Lapide, la quale, nella sua freddezza marmorea, ha sempre la potenza di strappare dal vostro cuore un sospiro, dai vostri occhi una lagrima. Additatela ai vostri figli, ai vostri nipoti, specie nell’ora dell’infortunio e delle lagrime. In quella Lapide voi vi leggete, oltre quello dell’adorabilissimo Volto di Gesù, un nome degno della vostra venerazione e del vostro rispetto, dico il nome del vostro avo glorioso, Giacomantonio Dottor Leonelli. Che il suo spirito aleggi sempre intorno a voi, e vi sia di grande eccitamento a percorrere, in aria di trionfo, nella via delle più spiccate virtù religiose e civili.
Un altro nome voi leggete in quella Lapide, ma è un nome povero abbastanza ed oscuro. Esso però vi dimostra, nel più ampio significato, quanto io ami il benessere del vostro Santuario e del vostro paese. E quando saprete che il Padre Francesco da Collarmele è passato nel numero dei più, compiacetevi di ricordarvi di lui nelle vostre preghiere.
In fine, manoppellesi amabili, abbiatevi i miei più vivi ringraziamenti, per avere corrisposto pienamente al mio caldo appello, e ciò per me è una prova che io godo la vostra stima ed il vostro affetto.
Vivissimi giungano e graditi i miei ringraziamenti all’ Ill.mo Signor Sindaco ff. D. Edoardo De Blasiis ed a quei Consiglieri Comunali, che vollero onorare di loro presenza questa bella cerimonia, che ha tutta l’espressione di una vita nuova per il Santuario di Manoppello.
Salve ancora una volta, o Manoppello amabile, cittadina ospitale, graziosa e gentile, accogli il mio riverente saluto.
Salve, salve!…
P. FRANCESCO DA COLLARMELE
CAPPUCCINO
LA PIA ASSOCIAZIONE

DEL

VOLTO SANTO DI MANOPPELLO

(10 Luglio 1909)

A cura di Fabrizio Tricca

Dal momento che il Padre Cappuccino Francesco da Collarmele pose piede nel Santuario del Volto Santo, fra i tanti bisogni che si manifestarono, della più grande importanza, uno fu quello di fondare una Pia Associazione tra i fedeli a scopo di propagare e diffondere ovunque la devozione all’Adorabilissimo Volto di Gesù, Che, a Manoppello, ha eretto, a sostegno della cattolica fede, il Trono delle sue grandezze, delle sue glorie e delle sue divine misericordie.

Non poche volte si misero di proposito per stabilire norme e regole al riguardo, ma l’assoluta mancanza di tempo, impiegato per altre opere di zelo di non minore importanza, non li fece affatto sperare di compiere il loro pio desiderio; desiderio per altro che aveva un vivo riscontro in quello di tanti buoni cattolici, ed assai devoti del Volto Santo.

Erano ormai quattro anni che Padre Francesco e il Comitato per l’incremento del Santuario prestavano la loro modesta opera, e mentre assistevano, con somma consolazione, allo sviluppo meraviglioso del culto del Volto Santo di Gesù, sembrò loro che era giunto il momento per erigere la tanto desiderata ed attesa Pia Associazione .

Presentarono il loro modesto Statuto a sua Eccellenza Monsignor D. Gennaro Costagliela, Arcivescovo e Conte di Chieti, a cui stava tanto a cuore questo Santuario, ed il benamato Pastore, compiacendosi vivamente della loro opera, pienamente lo approvava e loro lo presentarono a tutti i lettori del Periodico del Volto Santo di Manoppello.

SCOPO DELL’ASSOCIAZIONE

E’ istituita nel Santuario del Volto Santo una Pia Associazione, allo scopo di propagare e diffondere sempre più il culto e la devozione al SS.mo Volto di Gesù, e di promuovere nelle famiglie l’adempimento dei doveri cristiani.

STATUTO

1.

Possono appartenere alla pia associazione le persone dell’uno e dell’altro sesso e d’ogni età.

2.

Ogni associato deve aver pendente dal collo la medaglia del Volto Santo, con raccomandazione a tutti quelli che assistono alle sacre Funzioni che si celebrano nel Santuario suddetto di portarla in modo visibile.

3.

Ogni associato ha l’obbligo di recitare ogni giorno un Pater, Ave e Gloria per il trionfo della santa Chiesa e per la conversione dei peccatori.

4.

In ogni primo Venerdì del mese gli associati, potendolo, senza grave incomodo, si accostino ai SS. Sacramenti, e nella sera, se residenti in Manoppello, assistano alla Funzione dell’Ora Riparatrice, se residenti altrove assistano alla Coroncina del Sacro Cuore di Gesù, andata in uso oramai quasi in tutte le Parrocchie.

5.

Durante la Novena del Volto Santo, 27 Luglio – 4 Agosto, gli associati, sempre potendolo e senza grave incomodo, si accostino ai SS. Sacramenti. E per promuovere questa pia pratica, ricordiamo a tutti i fedeli le sante indulgenze che si possono lucrare in tutte le Chiese Francescane, dette di Santa Maria degli Angeli, dalla sera del primo Agosto sino a quella del giorno successivo.

6.

Si raccomanda vivamente agli associati di visitare gli infermi e quelli che versano in gravi angustie spirituali e temporali, specie se sono anch’essi associati, esortandoli alla cristiana rassegnazione. Come pure visitare quelle famiglie dove vi è la discordia, adoperandosi, con parole improntate a cristiana carità, a ricondurvi la pace del Signore, consigliando il perdono delle offese.

Si raccomanda inoltre agli associati d’istituire nelle singole Parrocchie ove risiedono una Santa Lega, contro la bestemmia, contro le cattive letture e contro le perverse compagnie.

APPROVIAMO IL PRESENTE STATUTO DELLA PIA ASSOCIAZIONE DEL VOLTO SANTO, ERETTA, COLLA NOSTRA AUTORITA’, NEL SANTUARIO DI MANOPPELLO, NOMINANDONE DIRETTORE IL BENEMERITO PADRE FRANCESCO DA COLLARMELE DEI CAPPUCCINI , E DOPO DI LUI I RETTORI DELLA SUDDETTA CHIESA.

CONCEDIAMO CENTO GIORNI D’INDULGENZA AGLI ISCRITTI TUTTE LE VOLTE CHE COMPIONO CON ANIMO PIO E DEVOTO QUALCUNA DELLE OPERE RACCOMANDATE NELLO STATUTO MEDESIMO.

Chieti, 10 Luglio 1909

GENNARO ARC: DI CHIETI

AMM: DI VASTO

Nell’atto dell’iscrizione alla Pia Associazione si verserà, per una sola volta, la quota di Lire 0,40 , da servire per la medaglia, per il nastro e per un apposito libretto. Si raccomanda poi agli associati di costituire un fondo di cassa, versandovi qualche quota mensile, a seconda delle proprie risorse economiche, da servire per l’acquisto di libri religiosi e morali per darli a leggere ai giovani.

La sera del 1 Agosto , per la prima volta, aveva luogo nel Santuario la commovente Funzione, nella quale indossavano la medaglia del Volto Santo circa 50 fedeli; funzione resa ancor più solenne dalla calda ed affascinante parola del noto autore Padre Francesco, e dalle dolci e soavi melodie dell’organo, che accompagnavano il canto di mottetti ispirati e belli.

Il Santuario del Volto Santo, centro di grazie e di benedizioni celesti, effonde dovunque ed espande i suoi benefici raggi, che hanno tutta l’impronta di una forza divina, dinanzi alla quale nessuna umana resistenza si può opporre. Stava bene questa Pia Associazione, con la quale si potesse dire alle anime, affrante dal dolore: “Volete un conforto nei vostri travagli e nelle vostre miserie ? Ebbene affidatevi al valente Patrocino del Volto Santo, recate sul vostro petto la sua prodigiosa medaglia e non abbiate nessun timore”.

E qui, per ebito di giustizia, notiamo i paesi che pienamente corrisposero al caldo invito: Manoppello, Pianella, Collarmele, Castellafiume, Abbateggio, Fara F. Petri, Pratola Peligna, Tocco da Casauria, San Valentino, Introdacqua, Serramonacesca, Lettomanoppello, Turrivalignani, senza tener conto di tante altre pie persone, le quali spontaneamente, dettero i loro nomi alla Pia Associazione.

NOMI DEI PRIMI ASSOCIATI

P. Nicola da Sulmona Cappuccino, P. Francesco da Collarmele, P. Lorenzo da Pizzoli, F. Bernardo da Manoppello, F. Bartolomeo da Avezzano, Francescopaolo Ferrara di Nicola, Luigi Zazzara di Gaetano, Gaetano Marino di Giulio, Galliano Severini di Camillo, Raffaele Severini fu Giuseppe ( Chierico ), Corrado Minichilli di Giulio (Chierico),Giovanni Mazzaferro di Francesco (Chierico),Giovanni Mazzaferro di Massimo ( Chierico ), Vincenzo Mariani fu Luigi ( Chierico ), Rocco Severini fu Giuseppe, Francesco Romaico di Domenico, Decio Ricci di Francescopaolo, Gerardo De Blasiis fu Francesco, Camillo Iezzi di Antonio, Giuseppe Leonardo di Antonio, Assunta D’Emilio fu Vincenzo, Maria Ferrara di Nicola, Rosaria Petaccia di Nicola, Giovanni Verzulli fu Vincenzo, Pietro Capone fu Serafino, Camillo D’Emilo fu Vincenzo, D. Federico Sac. Molisani di Casalbordino, D. Luigi Ricciotti ( Arciprete ) di Casalbordino, D. Vincenzo Sac. Prof. Canci di Vasto, D. Domenico Sac. Ricci Mansionario di Vasto, Alfonso De Dominicis di Caramanico, D. Concettina De Dominicis di Caramanico, P. Eugenio da Manoppello Cappuccino, Rev.mo D. Alberto Can. Prof. Petaccia, Rev.mo D. Placido Can.co Onofri di Chieti, Giustino D’Amario di Chieti, D. Francesco Cavaliere De Angelis Maggiore in ritiro di Castellammare, Adelina Ferrara di Nicola, Isolina Petaccia di Emidio, Maria Croce Ved. d’Emilio, Rosaria D’Emilio, Annina Severini, Maria Barbarossa, Consiglia Colangelo, Anna D’Aviero, Marietta Ricci di Vincenzo, Giovanna Liberi, Marietta Nubile di Alfonso, Rosina Petaccia, Adelia Ventura, Serafino di Matteo, Beatrice Zazzara, Concetta Corradi, Santa di Toro, Maria Rulli, Maria Iezzi, Marianna Orsini, Maria Gloria di Filiberto, Antonietta Zazzara, Raffaella Nubile, Annina Zazzara di Manoppello, Maria del Grosso di Manoppello, Maria Bernabeo di Manoppello, Santa Romasco di Manoppello, Flavietta D’Astolfo di Manoppello, Maria De Blasiis di Manoppello, Maria Iezzi di Pasquale di Manoppello, Maria Iezzi di Saverio di Manoppello , Antonietta Zazzara di Manoppello , Pasquarosa Pierangeli di Manoppello, Concetta Di Donato di Manoppello, Emilia Belli di Roma, Lucia Finocchio di Manoppello, Graziella Corradi di Manoppello, Luisa Bucciarelli di Manoppello, Annadomenica Mazzaferro di Manoppello, Santa Mazzaferro di Manoppello, D. Eugenia Iezzi di Roma, Antonietta Mazzaferro di Manoppello, Antonietta De Blasiis di Manoppello, Ernestina Zazzara di Manoppello, D. Romelia Bigi di Roma, Donna Matilde De Filippis di Roma, Donna Concetta Barcaroli di Controguerra , Francesco Di Fazio di Manoppello , Filomena D’Astolfo di Manoppello, D. Nicola De Filippis di Roma, Carmela Blasioli di Serramonacesca, Angela De Iulis di Serramonacesca, Celestina De Meis di Manoppello, Angela Di Pierdomenico di Roccamorice, Filomena D’Emilio di Roccamorice, Ciriaca D’Orazio di Casalincontrada, Santa Mammarella di Casalincontrada, Sabbia Ferrante di Manoppello, Chiara Cremonese di Manoppello, Signorina Margherita Piccinini di Giulianova, Signorina Concettina Piccinini di Giulianova, Marianna D’Emilio di Manoppello, Filomena Cerritelli di Chieti, Donna Lucia Mincucci di Manoppello, D Marietta Zappacosta di Manoppello, Giovina Dell’Osa di Serramonacesca, Liberta Zappacosta di Manoppello, Donna Anna De Angelis di Castellammare Adriatico, Nicoletta Ciccolella di Castellammare, Elvira Ciccolella di Castellammare, Donna Annina Piccioni di Pescara, Lucia Confini di Viterbo, Elvira Ragonesi di Viterbo, Camilla Margiassi di Viterbo, Ersilia Zazzara di Viterbo, Anna Potenza di Chieti, Filomena Potenza di Chieti, Maria Del Monaco di Chieti, Enrichetta D’Amario di Chieti, Maria Creato di Manoppello, Assunta Creato di Manoppello, Donato Creato di Manoppello, Vincenzo Creato di Manoppello,

D. Amalia Roscioli di Giulianova, D. Annina Di Giandomenico di Giulianova, D. Maria Di Giandomenico di Giulianova, D. Ersilia Paliacetti di Giulianova, D. Natalia Pirocchi-Piccinini di Giulianova, Filomena Branda di Loreto Aprutino, Luciano Di Girolamo di Loreto Aprutino, Luigi Di Girolamo di Loreto Aprutino, Zopito Di Girolamo di Loreto Aprutino, Francesco Di Girolamo di Loreto Aprutino, Michele Di Girolamo di Loreto Aprutino, Maria Di Girolamo di Loreto Aprutino, Rev.mo D. Everino Can. Conti Parroco di Pianella, Irene Iezzi fu Michele di Pianella, Maria Fidanza di Serafino di Pianella, Angela Rosa di Croce di Pianella, Atonia Malella di Pianella, Angela De Deo di Pianella, Maria Annamorelli di Pianella, Liberato Di Leonardo di Pianella, Ferdinando Pace di Pianella, Tiziano Patrizio di Pianella,

D. Erminia Sabucchi di Pianella, D. Eleonora Coppa di Città S. Angelo, D. Alberto Coppa di Città S. Angelo, Grazia De Angelis di Pianella, Irene Roselli di Pianella, Irene La Fratta di Pianella, Vincenza La Fratta di Pianella, Giulia Sabucchi di Pianella, Rosaria Masciovecchio di Pianella, Maria di Menna di Pianella, Maria Di Pietro Lungo di Pianella, Amalia De Deo di Pianella, Maria Di Russo di Pianella, Maria Di Mascio di Pianella, Florinda Ferri di Pianella, Francesca Pieragostino di Pianella, Maria Loreta D’Addario di Pianella, Florinda D’Addario di Pianella, Emilia Di Nicolantonio di Pianella, Antonietta Cipriani di Pianella, Vincenza Pace di Pianella, Giacinta Sabucchi di Pianella, Angela Nicola Sciati di Pianella, Giuliano Chiavaroli di Pianella, Maria Sangiacomo di Pianella, Rita Scurti di Pianella, Maria Marelli di Pianella, Vincenza D’Amico di Pianella, Antonio Sabucchi di Pianella, Antonio Cantelmi di Salvatore di Pianella, Rosaria di Croce di Pianella, Vincenzo Conti di Pianella, Annina Panaccio di Pianella, Maria Panaccio di Pianella, Splendora Spuncichetti di Pianella, Pantaleone Pulcinella di Pianella, D. Concetta Cortellini Filippone di Pianella, Anna D’Anastasio di Pianella, Massimina Di Girolamo di Pianella, Sabatino Di Girolamo di Pianella, Angela D’Annibale di Pianella, Sabatino Di Girolamo di Pianella, Antonio Di Girolamo di Pianella, Loreta Di Girolamo di Pianella, Giovanni Di Girolamo di Pianella, Francesca Petrinis di Pianella, Ciriaco Di Girolamo di Pianella, Anna Pierdomenico di Pianella, Giustina D’Addemilio di Pianella, Egisto Ferri di Pianella, Filomena Di Martile di Pianella, Antonio Parmigiani di Pianella, D. Adelina De Deo di Pianella, Annantonia Toscione di Pianella, D. Giulio Dottor Crognali di Pianella, D. Rosaria Crognali di Pianella, D. Renato Crognali di Pianella, D. Giuseppina Crognali di Pianella, D. Achille Crognali di Pianella, P. Antonio D’Emilio di Manoppello, Santa Di Donato di Manoppello, D. Rita Petaccia di Manoppello, Speranza Cipressi di Manoppello, Atonia Di Martino di Manoppello, Maria De Juliis di Serramonacesca, Angela Iezzi di Serramonacesca, Giuseppina Zazzara di Manoppello, Anna Aceto di Manoppello, Lucia Di Fazio di Manoppello, Giovannina Cerasoli di Capestrano, Antonio Cerasoli di Capestrano, Annantonia Iunsini di Capestrano, Antonietta Zazzara di Manoppello, D. Camilla Arditi di Manoppello, D. Nicola Marinelli di Manoppello, D. Giuseppe Marinelli di Manoppello, D. Marietta Marinelli di Manoppello, D. Concettina Marinelli di Manoppello, Donna Marietta Valessini di Manoppello, D. Filomena Valessini di Manoppello, Don Giovanni Valessini di Manoppello, Carolina De Stefanis di Manoppello,Filomena Anchini di Manoppello, Antonio Giamberardini di Collarmele,

Domenica Giamberardini di Collarmele , Teresina Mascitelli di Collarmele, Clementino Mascitelli di Collarmele, Domenico Palermo di Collarmele, Mattia Sinibaldi di Domenico di Collarmele, Bettina Sinibaldi di Domenico di Collarmele, Felicetta D’Avolio di Collarmele, Rocco Aquila di Collarmele, Felicetta Mustacci di Collarmele, Maria Rocco di Collarmele, Giuseppe Ranalli di Collarmele, Annunziata Ranalli di Collarmele, Annina Ranalli di Collarmele, Cornelia Ranalli di Collarmele, Paolo De Iuliis di Collarmele, Antonina De Iuliis di Collarmele, Lucia De Iuliis di Collarmele, Pasquale D’alessandro fu Domenico di Collarmele, Annarella Palermo di Collarmele, Maria D’Alessandri di Collarmele, Maria D’Alessandri di G. Crisostomo di Collarmele, Felicetta Giamberardini di Antonio di Collarmele, Tullio D’Alessandri di Collarmele , Angiolina Gizzi Di Domenico di Collarmele , Annamaria Giamberardini di Collarmele, Cesidia Del Fiacco di Collarmele, Vincenza Del Fiacco di Collarmele, Concetta Cipriani di Collarmele, Annina Cipriani di Collarmele, Ambrogio Aquila di Collarmele, Domenico Gizzi fu Antonio di Collarmele, ecc .

BENEDIZIONE ED INAUGURAZIONE DEL VESSILLO

Il Direttore della Pia Associazione del Volto Santo di Manoppello (P. Francesco da Collarmele) si era incaricato di far fabbricare un Vessillo dalla casa accreditata di E. G. Virando di Torino e il giorno che questi fu pronto ci fu una grande festa di inaugurazione a Manoppello.

Giammai, a memoria di uomo, si era vista in Manoppello attestazione così alta, così imponente, così grandiosa di religioso entusiasmo come quella dell’inaugurazione del Vessillo della Pia Associazione. Né poteva essere altrimenti, poiché i manoppellesi, ravvivati sempre da uno slancio alato di entusiasmo per il loro santuario sentivano nella loro coscienza l’alto e solenne significato del Vessillo, che si spiegava, per la prima volta, dopo quattro secoli; e con esso si dava un addio ad un passato, ahimé! troppo sconfortante, per affrontare una buona volta la visione luminosa di un ideale.

Alle ore 15 del 17 Aprile il suono dei sacri bronzi e lo sparo dei petardi richiamarono i buoni manoppellesi nel piazzale di S. Francesco, impazienti di vedere l’artistico Vessillo, opera della ditta di Torino, la quale superò ogni aspettativa.

Riunitasi la cittadinanza nel suddetto piazzale, il Vessillo uscì dalla Chiesa di San Francesco salutato da uno sparo fragoroso di castagnole, e da una spontanea e sentita esclamazione popolare, che stava a denotare la piena soddisfazione. Il Direttore lesse un breve discorso e poi si formò un imponente corteo lungo il Corso Santarelli, ed il suono dei sacri bronzi e le interminabili batterie di fragorosi spari rendevano più solenne la gioconda cerimonia fino al Santuario, dove attendevano con impaziente ansietà numerosi forestieri venuti dai paesi vicini.

Ma prima di arrivare al Santuario, e quasi a metà dell’ameno colle, il tempo volle disturbare la solennità della festa; ma vinse il pio e religioso entusiasmo della cittadinanza manoppellese, che, animata da un culto speciale che conserva per il Prodigioso Volto di Gesù, volle essere presente alla Benedizione del Vessillo.

La modesta Chiesetta del Santuario era gremita di popolo santamente entusiasta! Fu dato principio alla solenne Funzione religiosa con la lettura di un Telegramma di risposta del Santo Padre:

REVERENDO PADRE FRANCESCO DA COLLARMELE

CAPPUCCINO-MANOPPELLO

Santo Padre gradito filiale e devoto omaggio invia di cuore implorata benedizione auspici divini favori.

Cardinale Merry del Val.

In seguito il Direttore lesse un secondo discorso di grande attualità, denso di peregrini concetti e di soda dottrina; accennando altresì alle sempre crescenti persecuzioni contro la Chiesa di tanti figli ingrati, e concludeva inneggiando al finale trionfo della Chiesa medesima.

Si passò quindi alla Benedizione del Vessillo. Il momento fu solenne! Le lagrime erano sugli occhi di tutti ! Le distintissime Signore: Annina Marinelli-De Tiberiis ed Erminia Blasioli ved. Arditi, in qualità di Madrine, reggevano i fiocchi dorati del vessillo, mentre la Benedizione, in forma solenne scendeva sopra il glorioso Vessillo della Pia Associazione.

Data al popolo la Benedizione col Venerabile le Signore Madrine, le quali alla nobiltà del sangue accoppiavano la nobiltà del cuore, in apposite buste, fecero la loro offerta, come di rito in simile ricorrenza.

Negli anni successivi la Pia Associazione raggiunse il numero di 1865 iscritti ma in seguito, con l’avvento della Prima Guerra Mondiale, il numero di associati andò sempre più scendendo fino a scomparire definitivamente.

 


Foto pubblicata da Ateseo

Nacque a Gallarmele (AQ) il 29 gennaio del 1876 da Angelo Mostacci e Carminantonia Pantano, ostetrica, e fu registrato all'anagrafe con il nome di Antonio Mostacci. Era l'ultimo dei figli dopo Luigi, Florinda, Teresina e Lauretta ed aveva appena un anno quando perse la madre. Sentì fortemente tale assenza per tutta la sua vita e nel 1911 scrisse un vero e proprio trattato su questo argomento dal titolo: "L'Angelo della mia famiglia: a voi o Madri".

A 16 anni lasciò Collarmele per vestire l'abito dei Cappuccini nel Convento di Luco dei Marsi, assumendo il nome di Fra' Francesco da Collarmele. Dopo il noviziato, completato a Luco, fu mandato dai Superiori a Sulmona per lo studio delle Belle Arti e successivamente nel Convento dell'Aquila per l'apprendimento della Filosofia e della Teologia. Terminati gli studi con eccezionale profitto a soli 22 anni, il 2 ottobre 1898, fu ordinato sacer­dote. A questo punto iniziò un apostolato che vide in lui il pastore colto, erudito, fermo nei principi religiosi e nei rapporti di comunicazione con il popolo. Emerse, quindi, la figura del­l'educatore, forte di una preparazione solida che non sfuggiva ai suoi superiori. Difatti, dopo due anni dall'ordinazione sacerdotale, fu inviato ad Avezzano per l'insegnamento della let­teratura italiana e latina e successivamente al convento di Caramanico. In questo periodo cominciò a notarsi nel Cappuccino una singolare disposizione all'oratoria. Potente predicatore sacro con eloquenza feconda ed elegante, riusciva ad avvincere l'uditorio sempre numeroso ed attento alla sua parola suadente.

Quindi, oltre all'insegnamento, Padre Francesco si dedicò alla catechesi in varie località d'Abruzzo e in altre regioni, raccogliendo ovunque unanimi consensi sia nell'ambito religioso che sulla stampa laica, dove si palesava la sua parola forbita ed esaltante. Nell'ottobre del 1905, a 29 anni, venne inviato dai superiori a Manoppello, quale Rettore del Santuario del Volto Santo.

Nel nuovo ambiente si aprì, per Padre Francesco un più vasto campo all'apostolato e la pos­sibilità di stimolare un nuovo impulso di conoscenza e di promozione del Santuario, del quale lui conosceva bene la grande importanza. Il cappuccino all'inizio si riteneva indegno di un simile incarico, stimandosi inferiore ad un compito che esìgeva un uomo colto e attivo. Giunto sulla sacra collina di Tarigni, dove il Santo Volto di Gesù aveva il suo trono di grazie immense, di celesti favori e di benedizione, mirò ad un preciso obiettivo da conseguire. Il suo santo ideale era quello di espandere la conoscenza e la devozione dell'augusto Volto di Gesù e dell'erezione di un tempio più adeguato, con altre opere sostenute dalla cristiana beneficen­za. Apprezzò l'enorme difficoltà dell'impresa, vi scorse i numerosi pericoli; pensò che non gli sarebbero mancate le contrarietà, gli scherni, le derisioni e i disinganni. Misurò le sue povere forze intellettuali e, senza tanto presumere di se stesso, chiedendo aiuto a Dio, cominciò a propagandare i prodigi del Santuario, con un'attività frenetica. Il Cappuccino, giunto nel Santuario, trascorse molto del suo tempo a ripulire l'altare del Volto Santo, la sagrestia, e a dotarla di candelieri, grossi ceri, tovaglie nuove. E così il Convento fu ripulito e dotato di letti convenienti.

Quantunque vi fosse un organo importante (opera egregia di un Comitato del 1904), tuttavia le solenni funzioni religiose erano assai rare.

Il Cappuccino iniziò un corso domenicale di predicazione, spiegando il Vangelo, il Catechismo e, in occasione delle grandi solennità, tenendo ferventi discorsi ai fedeli. Introdusse la pia usanza di esporre il Sacramento in tutte le Domeniche e le feste di precet­to, l'Ora riparatrice in tutti i primi Venerdì del mese, il pio esercizio della Via Crucis nelle Domeniche di Quaresima, il Triduo solenne delle Quarantore nella Domenica seguente alle feste di Maggio, la festa delle Rose, il Triduo dei Defunti nel mese di Novembre, la Novena del Santo Natale ed altre funzioni di non minore importanza.

Ma per andare incontro alle nuove spese era necessario molto denaro. Ma la comunità reli­giosa aveva poche risorse, sufficienti appena a tirare innanzi la vita. Allora sacrificò quasi tutta la terza parte di compenso che gli spettava per l'annuale continuata predicazione e qual­che volta bussò a denari alla porta della sua famiglia.

Quarto centenario: la tipografia dei cappuccini

II grande Cappuccino riteneva anche che tutte le sue opere di pietà e di zelo fossero ben poca cosa per questo Santuario, tanto celebre per la preziosa Reliquia che conservava. Ricorrendo il quarto centenario dell'arrivo del Volto Santo a Manoppello, bisognava propagandarne la conoscenza e la devozione ed il mezzo più opportuno per tale effetto gli parve essere la stam­pa, "quarto potere", che veniva appellata "La leva più potente della Religione, della Civiltà e della Scienza". Ecco perché il gennaio 1906 aveva fondato il periodico mensile "Il Volto Santo di Manoppello", che fu accolto con sommo favore dalla cittadinanza manoppellese, quando venne alla luce il primo numero, le cui colonne vibravano di santo entusiasmo, spe­cie per le imminenti feste centenarie, che ebbero luogo, con grande successo, nel maggio dello stesso anno.

Il periodico "Il Volto Santo" varcò i confini dell'Abruzzo e fu letto da molti illustri perso­naggi: prelati, vescovi, cardinali, la Regina Margherita di Savoia, e raggiunse perfino il sommo Pontefice PioX, il quale, in data 26 Gennaio 1909, a mezzo dell'Ecc.mo Cardinale Segretario di Stato, si degnava di impartire al Periodico, al Direttore ed ai collaboratori, una speciale Apostolica Benedizione. La fama acquistata dal Periodico fece conoscere ed apprezzare le meraviglie del Santuario del Volto Santo di Manoppello e ciò venne dimo­strato dalle molte visite ricevute di personaggi illustri, giunti da lontane regioni, che sentirono il bisogno di recarsi presso il Sacro Volto, da cui ripartivano in preda a stupore e a commo­zione, per aver ammirato il Prodigioso Velo che ivi si conservava da molti secoli.

Il tempio monumentale

Il Padre Francesco da Collarmele spesso diceva: "Il Volto Santo di Gesù! Ecco un poema di rapitrice bellezza che meglio che in terra in gloria di ciel si canterebbe! Oh la grande, sublime degnazione di Dio nell'arricchire il popolo manoppellese di tanto inestimabile tesoro!". Ma

la sua pena cresceva quando osservava il Sacro Velo collocato in un piccolo e povero tempietto sul colle Tarigni. Sollecitò pertanto l'Ing. Francesco Schmidt affinché preparasse un artistico progetto di un nuovo tempio, degno futuro abitacolo di questa insigne e preziosa reliquia. Il progetto presentato era grandioso, ed esigeva una spesa enorme. Ma questo non demora­lizzò il frate che era consapevole del fatto che, lungo il cammino dei secoli, non si sarebbe­ro mai fatti grandi monumenti sacri e profani, nei quali spiccano le opere del genio immor­tale, se ci si fosse bloccati davanti agli ostacoli, quasi insormontabili.

Il suo motto era: "Niente è difficile a chi vuole e potentemente vuole". Ma l'apatìa e l'indif­ferenza regnavano sovrane nell'animo di non pochi cattolici, i quali si sgomentavano dinan­zi alle grandi e nobili iniziative.

Tuttavia, a suo conforto, c'erano molte anime veramente pie, le quali, con le loro sponta­nee offerte, incoraggiarono la sua generosa idea e si arrivò a raccogliere ( in sette anni ) la somma di Lire 1571,95, che però erano ben poche per il grandioso progetto del Tempio Monumentale.

Lapide commemorativa

Da parecchio tempo, in mezzo alle molteplici occupazioni, maturava l'intendimento di commemorare la venuta del Volto Santo in Manoppello (1506) con una lapide marmorea. Tale commemorazione aveva una grandissima importanza religiosa e civi­le, in quanto si rievocavano quattro secoli di storia e si faceva rivivere un avve­nimento, che è, senza dubbio, il fondamento incrollabile delle patrie glorie civili e reli­giose di questa Manoppello.

Padre Francesco inviò una sua lettera al Municipio di Manoppello, in data 19 Maggio 1909. Fece tutta sua l'iniziativa di celebrare solennemente l'arrivo del Volto Santo con una lapide di marmo, offrendosi di pagare lui solo le spese che si sarebbero dovute affrontare. Pochi giorni dopo, e precisamente il 7 Giugno, ebbe dallo stesso Municipio favorevolissima adesione per apporre la Lapide nella parte esterna della casa che un tempo fu del Dottor Leonelli che ebbe la fortuna di ricevere l'Inestimabile Tesoro.

L'inaugurazione della Lapide commemorativa non poteva riuscire meglio. La solenne cerimonia, con lo scoprimento della Lapide ( costata Lire 147,80 ), ebbe luogo nelle ore pomeridiane del 6 Agosto del 1909. Già si parlava in Manoppello da parecchio tempo prima con grande interesse ed animazione della bella lapide da inaugurarsi che doveva rendere indelebile la più bella gloria di Manoppello. Da quando giun­se da Chieti fu un affollarsi di molti curiosi attorno al carretto. Mentre i muratori la col­locavano coperta al proprio posto, il desiderio di vederne la forma e la scritta era ormai diventato irresistibile in tutti.

Finalmente giunse il bel giorno del 6 Agosto; sin dalla mattina, Manoppello era ani­mata in un modo insolito e numerose ovazioni tappezzavano le mura di tutte le case prospicienti il corso. Alle 5 p. m. arrivò in carrozza dal Convento Padre Francesco da Collarmele, salutato da tutta la popolazione; alle 6 salì il pergamo addobbato arti­sticamente, e dopo aver scoperto la lapide tra il suono della Marcia Reale e gli entu­siastici evviva della numerosa popolazione che attorniava il pergamo, il Rettore del Santuario lesse il suo magnifico discorso, interrotto a più riprese da fragorosi applausi. Finita la cerimonia, i rappresentanti del Municipio, insieme a tutti i cittadini, si ral­legrarono vivamente con il Padre Francesco per le belle parole che aveva dirette a Manoppello e per il magnifico regalo che egli aveva voluto offrire a questa cittadina. La sera alle 10 tutto il corso era artisticamente e caratteristicamente illuminato. tutte le finestre, le porte, le botteghe, piene di lumi, solennizzavano maggiormente la bella cerimonia che si era svolta nella giornata. E tuttora al forestiero che passeggia per il Corso Santarelli, non può sfuggire la vista della Lapide commemorativa che reca incisa un'epigrafe, che ricorda il grande avvenimento del 1506. Il popolo Manoppellese ringraziò con grande effusione del cuore la munificenza del Padre

Francesco principalmente, al quale rimarrà legato da imperitura riconoscenza, e poi anche lo scultore Di Luzio di Chieti che seppe così bene eseguire la lapide, ed il Rev.mo Don Alberto Petaccia che ne aveva curata l'esecu­zione.

Nuove statue in chiesa

Sempre animato da quello spirito di zelo per l'onore della Casa di Dio, che mai venne meno in lui, adornò il mode­sto Tempietto di una Statua del Gran Patriarca San Francesco d'Assisi e di due Angeli in atto di adora­zione che si ponevano ai lati dell'Altare Maggiore nei giorni festivi. Sono opere dell'allora celebre G. Malecore di Lecce, il quale venne personalmente nel Santuario sul finire del mese di agosto del 1909. La statua di San

Francesco fu inaugurata alla fine d'Ottobre con solenne processione e Triduo di predi­cazione e i due Angeli nel giorno dell'Immacolata dello stesso anno 1909. Per dette sta­tue si spese, compreso il relativo trasporto, la somma dì Lire 232,00.

Pia Associazione Volto Santo

Dal momento che il Cappuccino pose piede nel Santuario del Volto Santo, fra tanti bisogni, che gli si manifestarono della più alta importanza, uno fu quello di formare una Pia Associazione tra i fedeli, per il nobile scopo di propagare e diffondere ovunque la conoscenza e la devozione dell'Adorabile Volto di Gesù Cristo. Non poche volte si impegnò, di proposito, per stilare uno Statuto al riguardo, ma il tempo che gli portava via il Santuario era notevole e quindi dovette sempre rimandare al futuro questo suo desiderio, che realizzò dopo alcuni anni. Nel mese di Luglio del 1909 presentò lo Statuto a Sua Eccellenza Monsignor D. Gennaro Costagliela, Arcivescovo e Conte di Chieti, ed il benemerito Pastore, compiacendosi vivamente del suo grande zelo, lo approvò pienamente con apposito Rescritto, concedendo anche cento giorni di Indulgenza agli Iscritti tutte le volte che compivano qualcuna delle opere raccomandate nello Statuto stesso.

Padre Francesco rivolse subito un caloroso appello a tutti i fedeli, i quali incoraggiaro­no la sua opera di pietà e di zelo e, persuasi di meritare grazie maggiori e favori specia­li dal Volto Santo di Manoppello, da ogni angolo della regione si affrettarono a dare la propria adesione alla Pia Associazione, la quale, nel 1912, arrivò al numero di 1865 iscritti di ogni classe, di ogni ordine e di ogni ceto. I Paesi che aderirono furono moltissimi, della vicina Manoppello tutti, e ci furono moltissime persone di diverse regioni che diedero il loro nome spontaneamente felici di far parte di questa iniziativa cattolica. L'anno seguente alla fondazione di questa pia opera, e precisamente il 17 Aprile del 1910, in mezzo alla comune soddisfazione dei Manoppellesi, se ne inau­gurò, con gran pompa e solennità, il ricco ed artistico Vessillo, di raso in seta ricca­mente lavorato in oro, elegante lavoro della Ditta E. G. Virando di Torino.

Scrittore

Padre Francesco da Collarmele fu anche un grande scrittore e pubblicò diversi volumi tra i quali ricordiamo: "II Sacerdote Cattolico al tribunale della società moderna" "Tutti sanno la scellerata campagna, intrapresa con aperta malafede e continuata colle menzogne e colle gonfiature, contro i sacerdoti cattolici della stampa liberalesca e settaria qualche anno fa, e che si ridesta a quanto a quanto sempre che qualche calunnia contro i preti venga inventata furbescamente e popolata con tutti i foschi e pornografici colori, che sono una proprietà esclusiva dei moderni pennajuoli senza coscienza, senza Dio e senza vergogna. E si sa bene! Si vuole vivere paganescamente; si vuole godere la vita procurandosi i mezzi dei godimenti senza scrupoli, e perciò molestissi­ma agli orecchi dei sardanapali, dei bellimbusti e degli affaristi riesce la voce del prete, il quale non cessa di gridare perché questo e il suo santo ministero che vi è un'anima da salvare, un Dio da cono­scere, amare e servire; dunque dagli al prete, muoja il prete! Si schiamazza a coro da tutti gli scribacchiatori e dai compagni! Questa è la causa - come egli stesso dice - che ha determinato il chiarissi­mo P. Francesco da Collarmele a dettare e pubblicare il sostanzioso e bello opuscolo col titolo: "II sacerdote cattolico al tribunale della società moderna". (dalla "Campana del Mattino" di Napoli N. 391 Anno 1910 )

"Il dott. San Bernardo, passando a rassegna l'azione del cattolico sacerdote; e ponderandone l'alta mis­sione, lo somiglia alla Triade Augusta. L'eterno Divin Padre, fin dai secoli eterni, genera il Verbo pati­menti indefinito, eterno, consustanziale; ed il sacerdote ogni giorno da allo stesso Verbo una vita, che prima non aveva, la vita sacramentale. L'Eterno Divin Figlio redime il genere umano; ed il sacerdote crea la vita sacramentale a Gesù Cristo ... L'Eterno divino Spirito feconda l'opera della Redenzione ecc.. ,:ed il sacerdote, quasi visibile Spirito Santo, rialza i caduti, vittime della colpa ecc... " E così procedendo, ['Autore dimostra che la missione del sacerdote è quella di rendere peren­ne in mezzo ai popoli la grande opera della Redenzione, applicando agli nomini i meriti infiniti d'essa e perciò è luce del mondo ed è sale della terra. Derivando la sua autorità ed il suo carattere da Cristo Dio, il sacerdote guarda l'uomo in sé quale individuo, ma anche come ente sociale e perciò, nella carità di Cristo, abbraccia tutti gli esseri umani indistintamente. A chi sta nei gradi altissimi della scala sociale parla autorevolmente in nome di Dio ed al povero derelitto rivol­ge parole di conforto, divide con esso il suo pane e lo allieta facendogli intravede­re, oltre la tomba, una vita di felicità perenne, il sacerdote è apostolo, martire, pastore, dottore e santificatore del popolo; e, senza di lui che continua con i Sacramenti l'opera di Redenzione, la società diverrebbe un serraglio di belve, né le leggi umane avrebbero il potere di tenere a freno le passioni degli uomini, una volta scatenate. L'eccellente volumetto del Padre Francesco merita la più grande diffusione.

Opere compiute

Riassumendo, le opere compiute dal Cappuccino di Collarmele durante i sette anni nei quali fu Rettore del Santuario del Volto Santo di Manoppello (1906 -1912) sono state:

- La fondazione del Periodico "Il Volto Santo di Manoppello" (19 Gennaio 1906)

- L'espansione della conoscenza e della devozione del Santuario

- Una raccolta di fondi per la costruzione di un nuovo Tempio Monumentale

- L'introduzione della pia usanza di esporre il Sacramento in tutte le Domeniche e nelle
F
este di precetto

- L'Ora Riparatrice in tutti i primi Venerdì del mese

- Il pio esercizio della Via Crucis nelle Domeniche di Quaresima

- Il Triduo solenne delle Quarant'ore nella Domenica seguente le feste di Maggio

- La Festa delle Rose

- Il Triduo dei Defunti nel mese di Novembre

- La Novena del Santo Natale

- La fondazione della "Pia Associazione del Volto Santo di Manoppello", che rag­giunse la cifra di 1865 iscritti di ogni classe, di ogni ordine, di ogni ceto

- Il dono di una Lapide Commemorativa di marmo in Corso Santarelli (1909).

La maggior parte delle opere svolte dal Cappuccino furono pubblicizzate dal

Periodico e tramite quest'ultimo molte persone pie hanno potuto fare delle offerte per realizzarle.

Il Cappuccino si era rivelalo anche scrittore elegante e geniale dando alle stampe diverse opere dai contenuti svariati ma importanti, tutte in campo religioso.

Tra esse sono da ricordare:

• La Scuola Laica (Rivendicazione )

- La divina bellezza del Santo Volto di Gesù

- Il Santuario di Manoppello nel suo passato e nel suo avvenire

- Il Sacerdote cattolico al Tribunale della Società moderna

- Il Pergamo del Secolo XX.

Speciale menzione merita "La Scuola Laica", dove vengono trattati i problemi della scuola nei rapporti con lo Stato, la Religione, la Morale e la Società, con particolare riferimento alla gioventù ed al rispetto della norma secondo la quale "non c’e vera educazione senza religione", Collaborò con vari periodici, tra i quali vanno ricordati:

- La "Lotta" di Roma

- La "Scintilla" di Matera

- L’Araldo Abruzzese"

- Il "Corriere d'Abruzzo"

- Lo "svegliarino" di Chieti

- il "Pensiero Cattolico" di Mandria.

Oratore

Oratore dalla parola facile e suadente, affrontò i problemi del momento con fer­mezza e nel rispetto della Famiglia e della Società; ma certa stampa ebbe a notare ed evidenziare una certa durezza nelle parole del Cappuccino nei riguardi della Magistratura Italiana e pertanto venne denunciato per vilipendio allo Stato. Il fatto successe durante un suo discorso nella Parrocchia di San Valentino dove il Cappuccino disse:

"... Da quando la Croce di Gesù venne allontanata dalle aule giudiziarie, la Giustizia dà tri­ste spettacolo di sé, perché spesso accade vedere assolti i rei e condannati gli innocenti". Si gridò subito allo scandalo ed il Procuratore del Re fu costretto ad aprire una inchiesta sul fatto denunciato dalla stampa.

La causa fu discussa nell'Ottobre del 1910 alla Corte di Assise di Chieti e in quella sede fu riconosciuta, all'unanimità, l'innocenza dell'accusato. Nel corso dell'Apostolato fu insignito di molte onorificenze a carattere nazionale ed internazionale; tra esse sono da annoverare:

- Dottore in Filosofia

- Socio corrispondente dell'Accademia del "Progresso" di Scienze e Lettere di Parigi

- Socio Onorario dell'Università Hispano-Americana di Bogotà

- Cavaliere del "Dovere" di Francia

- Vice Presidente onorario dell'istituto Biografico di Chieti

- Commendatore Grande Ufficiale di S. Sebastiano e Guglielmo di Francia

- Missionario Apostolico, e tante altre.

A Penne la morte

La permanenza di Padre Francesco a Manoppello venne interrotta dai Superiori, che lo inviarono a Penne a dirigere il locale Convento dei Cappuccini. Ma al di sopra di tanto fervore in questo ruolo di scrittore e di profondo conoscito­re della vita umana, emerse la sua forte personalità nella Sacra Predicazione, alla quale Padre Francesco si dedicava per tutto l'anno in Abruzzo ed in altre regioni, sia nelle feste locali che in quelle Quaresimali, lasciando nell'uditorio il desiderio di poter riascoltare un eminente oratore sacro, di cui si esaltava la parola forbita, robu­sta, cesellata.

Ma il suo programma di azione ebbe improvvisamente a spezzarsi. Qualche giorno prima di iniziare una predicazione quaresimale, colpito da una occlusione intestinale, cessava la sua vita terrena. Era il 17 Marzo 1939. Aveva 63 anni dei quali 47 trascorsi al servizio della Fede.

Lasciava unanime rimpianto e fu sempre ricordato come un uomo vissuto nell'e­sercizio del suo ministero sacerdotale e di grande bontà d'animo.

1910 – P. Bernardino da Monticchio O.F.M. Cap. ( 1870+1941 ) pubblica un libro sul Volto Santo dal titolo: ” Monografia della prodigiosa Immagine del Volto Santo di Manoppello “.

1911 – La Tipografia del Santuario si ingrandisce dopo che ha avuto un successo nazionale e si trasferisce in Roma, in Villa Borghese, alle dipendenze del Marchese Cappelli, uomo di governo e illustre Ministro.

1914 – 1919 – Il “Comitato per l’incremento del Santuario” coadiuva alacremente gli sforzi dei religiosi e in questi anni il Santuario cambia fisionomia. Nella Cappella, Silvio Donatelli di Lettomanoppello realizza un complesso caratteristico: altare e tempietto, per accogliere e custodire il Volto Santo. Il Comitato Festa si fa carico delle spese. I fratelli Antonio e Felice Ranieri di Guardiagrele lavorano in ferro battuto la porticina del tempietto e la grande cancellata d’ingresso. In seguito al terremoto del 1915 vengono demolite le volte pericolanti e ricostruiti con ricchi lavori in stucco; vengono aperti archi nei muri della navata centrale; viene aperta la navata laterale sinistra occupando metà del chiostro del convento; viene innalzato un modesto campanile e realizzata una facciata a lati ridotti a causa del cimitero.

1923 – Viene eretto il nuovo tempietto e Altare maggiore in pietra di popoli e marmi, ad opera dell’artista Nazareno Di Renzo. Nella seconda domenica di Maggio il Santuario ed il Convento vengono forniti di illuminazione elettrica a cura del P. Roberto da Manoppello O.F.M. Cap. (1886+1956).

1925 – La Cappella del Volto Santo viene rimessa a nuovo e decorata dal Professor Michele Patrignani. L’Altare viene consacrato dal Monsignor Nicola Moterisi ( 8 Maggio ).

1926 – Il Convento è scelto a sede del Seminario Serafico “San Michele Arcangelo“.

I FEDELI RACCOLGONO LE PIETRE AL PASSAGGIO DELLA SACRA EFFIGIE

Foto pubblicata da Ateseo
Una delle tante tradizioni del Volto Santo di Manoppello era quella che si svolgeva al passaggio della processione, nelle feste di maggio, quando il sacro velo, prima di attraversare il ponte sulla strada che conduce al paese, vi sostava per alcuni minuti e veniva ruotato di 180° in direzione del corso del ruscello sottostante. In questo frangente alcuni fedeli che sostavano sotto il ponte raccoglievano trentatre sassolini e li gettavano in acqua per intorpidirla e poi vi facevano bagnare i malati nel ruscello chiedendo a Gesù la loro guarigione, come il paralitico della piscina di Siloe.
Nel Maggio 1926 l'Altare del Volto Santo era letteralmente coperto da un paliotto bianco, coperto da una pioggia di fiori, in mezzo a cui passava un nastro azzurro che portava delle parole d'oro: Vincenzina Paloscia al Volto Santo per grazia ricevuta.
L'anno prima, la pia Signora con i piedi ammalati, indolenziti, s'era fatta trascinare al ponte del Volto Santo, s'era fatta portare giù fino all'acqua del torrente di Gesù Cristo, ed al passaggio della processione s'era fatta immergere coi piedi nell'acqua dal figliuolo, perché voleva essere guarita da Gesù. E guarì!
Attualmente questa tradizione non è più in uso poiché il ruscello sotto il ponte è ricoperto dalla fitta vegetazione e mai nessuno si è più interessato a ripulirlo.

1933 – Il Santuario e il Convento ritornano legalmente in uso dei Frati Cappuccini Minori in seguito al Concordato tra l’Italia e la Santa Sede.

1937 – Si inizia la costruzione del Campanile.

1938 – Solenne celebrazione della ricorrenza Centenaria della Donazione del Volto Santo ai Cappuccini. Nel piazzale del Santuario viene eretto un monumento ricordo donato dal Geometra Ottavio Mazzaferro.

1944 – Tra gli orrori della guerra, il Santuario dà ospitalità, come luogo più sicuro, al simulacro della Madonna dei Sette Dolori di Pescara Colli.

STORIA DEL VOLTO SANTO DI MANOPPELLO
DURANTE IL SECONDO CONFLITTO MONDIALE
( 1938 – 1945 )
A cura di Fabrizio Tricca

Nei giorni 5-6-7 agosto 1938 si svolsero in convento e in paese solenni festeggiamenti per celebrare il 3° Centenario della donazione del Volto Santo alla chiesa dei Cappuccini fatta dal dott. Donatantonio De Fabritiis nel 1638. Messe, Vespri e Discorsi nei giorni 5 e 6. Il giorno 7 Messa prelatizia con Comunione generale interminabile di Mons. Giuseppe Venturi, Arcivescovo diocesano e assistenza pontificale con Omelia di Mons. Luciano Marcante, Vescovo di Valva e Sulmona. Parte riuscitissima della festa fu la processione, nello stesso giorno, dal Santuario al Paese e viceversa accompagnata da Mons. Marcante tra l’indescrivibile entusiasmo della folla. Rientrata la processione nel Santuario l’Arcivescovo Venturi dal trono pronunziò un elevato discorso, suscitando in tutti i cuori un grato ricordo. La cappella del maestro G. Mancini di Manoppello eseguì il programma musicale liturgico con gusto e finezza. Nel piazzale del Santuario viene eretto un monumento ricordo donato dal Geometra Ottavio Mazzaferro.

Il convento di Manoppello viene elevato a Guardiania. La devozione dei fedeli alla insigne reliquia del Volto Santo ha ormai assunto notevoli proporzioni anche fuori regione. Il servizio religioso dei tre padri cappuccini non è più adeguato ai bisogni, alla dignità e il prestigio dell’ordine, e per questo è stato preso questo provvedimento dal padre Provinciale Pio da Ateleta.
Dal 1938 al 1941 si sono imposti dei lavori di consolidamento e ampliamento sia in convento che in chiesa. Tali importanti lavori furono possibili, con il consenso dei Superiori, data la generosità di alcuni benefattori, la pietà degli innumerevoli pellegrini e devoti del Volto Santo, e la tenacia ed abnegazione della famiglia religiosa.
Non è necessario ricordare il totale riassetto di tutto il convento, dalle celle ai corridoi e scale, dalla cucina alle altre parti della comunità; questo lavoro ha dato un aspetto moderno all’antico convento senza togliergli nulla, anche nei particolari, di quella linea di tipo cappuccina che va scomparendo in altri luoghi.
I lavori di maggiore importanza sono stati eseguiti in chiesa in prosecuzione di quelli già iniziati. L’antico presbiterio è stato circondato da una balaustra in pietra di Lettomanoppello. E’ stata abbattuta la vecchia e pesante volta in attesa della nuova cupola progettata.
Ai lati del presbiterio si aprono quattro archi che danno in due cappelle che misurano m. 9x5. Oltre i detti archi si aprono due porte spaziose per l’entrata e l’uscita dei visitatori al Volto Santo. Si elimina così l’inconveniente lamentato in passato e rimane totalmente libero il presbiterio per le SS. Comunioni. Non ancora si è potuto tirare indietro tutto l’altare maggiore con il tempietto per dare maggiore spazio al presbiterio e una visuale perfetta dalla chiesa; senza perciò togliere nulla al passaggio per i pellegrini e visitatori che volessero venerare e ammirare la S. Reliquia più da vicino.
Il coro retrostante l’altare maggiore è scomparso per dar luogo al sopradetto passaggio. E’ stato quindi necessario costruirlo di nuovo insieme alla sacrestia e ad un altro vano corrispondente ai due lati dello stesso coro con un ampio arco che comunica con il presbiterio in direzione dell’altare maggiore. Il coro con le due sacrestie laterali misurano m. 17 x 4.
Costruite le due cappelle ai lati del presbiterio, è stato demolito il vecchio campanile in condizioni statiche poco rassicuranti. In compenso se ne è costruito uno nuovo, a destra della facciata, in mattoni e pietra bianca; manca solo la piramide culminante con le quattro piccole piramidi angolari, pur avendo assorbito fino ad oggi la somma di lire 42.000.
Un vecchio locale attiguo alla cappella del Volto Santo di m. 6x4 è stato utilizzato a vendita di oggetti-ricordo del Santuario, con entrata dalla chiesa.
Il progetto della sistemazione definitiva del Santuario prevede altri lavori, particolarmente per la facciata e la cupola.
In questo periodo si è visto la pubblicazione di un foglio di propaganda del Santuario e abbinato al periodico di Manoppello “L’Abruzzo Francescano”. Esso è destinato ai devoti del Volto Santo e a far conoscere a tutti le sue misericordie.
Nel 1943 previa intesa tra il Provinciale, M.R.P. Paolino da Bagno, e i Superiori del Santuario del Volto Santo, stante i pericoli causati dalla guerra e in modo speciale i bombardamenti di Sulmona, verso il mese di agosto si portarono a Manoppello i 12 alunni del Seminario Serafico di quella città col loro Vice Direttore P. Michele da Monticchio e il laico F. Giovanni da Salle. Sfollò pure a Manoppello il M.R.P. Nicola da Sulmona. In seguito la maggior parte degli alunni furono rimandati alle loro famiglie, mentre i tre rimasti – perché non poterono raggiungere i propri paesi, sia per mancanza di mezzi di trasporto sia perché già occupati dalle truppe alleate – col P. Michele e F. Giovanni rientrarono in Sulmona il 18 dicembre. In seguito ritornò in Sulmona anche il P. Nicola, servendosi di un automezzo messo a disposizione da un Cappellano tedesco.
Ufficiali tedeschi ripetutamente si portarono in Convento per requisirne i locali. Furono molto comprensivi e lasciarono per qualche tempo in pace i religiosi. Però occuparono per uso officine le case vicine e riempirono di automezzi il piazzale della Chiesa, col pericolo di richiamare l’attenzione degli aerei alleati. Vi rimasero per fortuna solo 15 giorni.
Il Convento fu occupato da un reparto di telegrafisti il 18 dicembre e vi rimasero per una quindicina di giorni con notevole disagio dei Religiosi.
Incursioni aeree degli Alleati si verificarono il 2 e 3 gennaio 1944. Qualche bomba esplose nelle vicinanze del Convento, ma senza arrecare danni, eccetto le vetrate.
Intanto sin dai primi giorni dell’occupazione nazista si pensò all’incolumità della S. Reliquia. Dapprincipio fu deposta sotto l’architrave della cappella di S. Giuseppe e in seguito non sembrando tale provvedimento troppo sicuro, si pensò di deporla con altri oggetti preziosi in una grotta sotto il refettorio con tutte le precauzioni del caso.
In seguito, temendosi uno sfollamento, e non volendo lasciare il Volto Santo che poteva facilmente essere individuato – non per sé ma per la cornice preziosa – mediante appositi strumenti, fu confezionata in modo da essere facilmente trasportabile. Fortunatamente tante precauzioni non furono necessarie.
I tedeschi in fuga risalendo verso il nord, passavano come i demoni della distruzione. Fra le opere distrutte con brillamento di mine va annoverato il ponte sulla strada che da Manoppello mena al Santuario e il serbatoio dell’acqua, situato sopra il Convento. I cittadini tutti e i Religiosi risentirono per più giorni la mancanza di un elemento tanto necessario, anche perché si era già nei mesi di caldura.
Il Convento ospitò dai primi di febbraio alla metà di giugno i tre Confratelli del convento di Pescara, e da settembre sino a tutto l’Arciprete di Pescara-Colli insieme alla statua della Madonna dei Sette Dolori, come luogo più sicuro.
1945 – Terminata la guerra, arrivano al Santuario migliaia e migliaia di persone provenienti da diversi paesi dell’Abruzzo e di altre regioni a ringraziare il Volto Santo per essere scampati alla morte. 

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