Il Vangelo di oggi

MISERICORDIAE VULTUM IN AETERNUM ADOREMUS.."[O Dio] continua ad effondere su di noi il tuo Santo Spirito, affinché non ci stanchiamo di rivolgere con fiducia lo sguardo a colui che abbiamo trafitto: il tuo Figlio fatto uomo, Volto splendente della tua infinita misericordia, rifugio sicuro di tutti noi peccatori bisognosi di perdono e di pace nella verità che libera e salva. Egli è la porta attraverso la quale veniamo a te, sorgente inesauribile di consolazione per tutti, bellezza che non conosce tramonto, gioia perfetta nella vita senza fine .."(PAPA FRANCESCO)

Fotomontaggio realizzato da Antonio Teseo
L'ora in Manoppello:

METEO MANOPPELLO

www.libreriadelsanto.it
BLOG SENZA SCOPO DI LUCRO DI ANTONIO TESEO

mercoledì 18 dicembre 2013

The Face of Jesus: From that Gaze, the Human Person

http://newyorkencounter.org/2014-exhibits/2013/11/27/the-face-of-jesus-from-that-gaze-the-human-person.html

The Face of Jesus: From that Gaze, the Human Person

To read Cardinal Sean O'Malley's introduction to this exhibit:
The exhibit retraces the events of the most ancient portraits of Christ, called acheiropoietos (i.e., not hand-made) and, in particular, of the Veil of Manoppello, Italy, visited in 2006 by Pope Benedict XVI during his first papal trip. Recent studies have re-opened the question of whether this veil, because of its unique features, might be the one used by Veronica to wipe Jesus' face on His way to Calvary.
The exhibition provides evidence both of the desire to see God's face, which is typical of the Old Testament and runs through the history of the Church, and of the deep bond between this desire and the certainty of the Church Fathers that Christ left his portrait to us as a gift.
Through the exhibition the history of the acheiropoietos portraits of Christ - authoritative models of a face with unmistakable features - is traced through the East and the West.
Particular attention is given to the Roman relic called the 'Veronica', the famous "veil" on which Christ himself left an impression of his face, according to tradition. The devotion to 'our Veronica', as Dante called it, the goal and prize of medieval pilgrimages to St Peter's in Rome, is witnessed to by countless reproductions along the pilgrims' way: "at the time when many people go to see that blessed image which Jesus Christ left us as an imprint of his most beautiful countenance" (Dante La Vita Nuova).
The memory of this face began to fade in the 16th century, and yet there is still deep nostalgia for it in modern times: "Mankind has lost a face, an irretrievable face, and all have longed to be that pilgrim — imagined in the Empyrean, beneath the Rose — who in Rome sees the Veronica and murmurs in faith, “Lord Jesus, my God, true God, is this then what Thy face was like?” (J. Borges, Dreamtigers)
In September 2006, Pope Benedict XVI's visit to the Sanctuary of the Holy Face in Manoppello brought public attention back to Christ's face, "whose mysterious gaze has never ceased to rest on all men and women, and on all peoples."
The Holy Face, which has been preserved in the Abruzzi region for four centuries, is the only existing portrait on a veil, and it is inexplicable how it can have been painted on both sides while its thread appears to be transparent. The image seems to be one with the cloth, yet when the observer's gaze is at right angles to the fabric, i.e. head-on, the image vanishes.
The transcription of the Historic Account of the veil's arrival in the region, written in the mid-1600s by Fr. Donato da Bomba, was completed for the exhibition. The account is confirmed by the first findings of historical research in the State Archives in Naples and Chieti, carried out in collaboration with the Capuchin Friars who are the custodians of the Holy Face. The exhibition, however, does not aim to resolve all the questions that the enigmatic veil poses. Its intent is rather to recreate that familiarity with the face of Christ which has been lost in the West, and encourage awareness of what this sign of His presence might mean.
Veronica Route
Many of the images of the exhibition have been found thanks to Veronica Route, an online research project which aims to discover what the Roman Veronica was like, by attempting to order its numerous reproductions historically and geographically.
The idea is to continue the research of the English mathematician Karl Pearson, published in the volume Die Fronica in 1887. Pearson ended his work thus: "In our epoch, in which scholars trace sagas from India to Iceland, I hope my attempt to describe the origin and development of a story which has exercised such a huge influence on the literary and figurative works of our fathers for the last three centuries will not be considered superfluous."
The Veronica images, sent from as far away as the mediaeval town of Turku in Finland, have brought about a secondary, unexpected result: the discovery of how great the desire in Europe has been to see the Face of Christ.
Curators:
Emanuele Colombo, Michele Colombo, Paolo Martinelli OFMCap, Paola Francesca Moretti, Giovanna Parravicini, Maria Cristina Terzaghi, Raffaella Zardoni.
With help from: Paul Badde, Arianna Petraccia, Heinrich W. Pfeiffer S.J., Davide Rondoni, Marco Rossi, Silvana Tassetto, Paola Vismara.
With the patrocinium of: The Franciscan Institute of Spirituality Pontifical University Antonianum; The Order of Friars Minor; Province of Pescara; Syndicate Association “Cult and Culture in the Abruzzo Region. The Way of Thomas the Apostle.”

domenica 20 ottobre 2013

Nella Sindone di Torino è osservabile anche un'altra reliquia


 di Antonio Teseo
 

Faceva parte di uno dei teli denominati  da Giovanni “Othonia” (bende), una fascia della Sindone  che dopo la risurrezione di Gesù fu ribattuta alla stessa.
 
Con il termine greco al plurale sopra citato  l’apostolo intese indicare tutto il corredo funebre che servì per avvolgere il corpo del Maestro prima che fosse deposto nella tomba: il sudario (che gli fu posto sul capo); il lenzuolo (che lo avvolse dorsalmente e frontalmente); una benda (necessaria per tenere legati mani e piedi).

Fermo immagine prelevato dal video che troverete sotto, su cui  ho indicato con le freccette rosse la cucitura della benda in questione larga 1 palmo e ribattuta in lunghezza per tutto il telo sindonico (il palmo era un sottomultiplo del cubito reale egiziano, unità di misura usata dai giudei, al tempo di Gesù, per ricavare da teli fini e quindi preziosi, trattati con il cedro proveniente dal Libano, le cosiddette bende per avvolgere i cadaveri dei re o dei sacerdoti).

Le ricerche che ho svolto mi hanno convinto che sono essenzialmente tre le prove per poter tranquillamente sentenziare che nella S. Sindone esiste anche un’altra reliquia.

La prima, è che la tradizione giudaica prevedeva proprio di ricavare una o più  bende, per tenere legati mani e piedi al defunto, direttamente dal lenzuolo funerario (nel video, pubblicato sotto, il particolare è dimostrato scientificamente).

La seconda, è che i giudei, per ottenere le misure del sudario di finissimo bisso, del lenzuolo e della fascia di fino lino, si dovevano rifare alle misurazioni standard dettate da Dio ai profeti nella Bibbia (2 Cronache, 3, 3; Esodo, 38, 9): usavano perciò il “cubito reale egiziano” e  i suoi sottomultipli tra cui il “palmo”;

come ho già esposto in una precedente pubblicazione,   


il sudario di Cisto del Volto Santo di Manoppello in origine misurava 2 cubiti x 2, mentre il lenzuolo di Torino ha le dimensioni di 113 x 441 cm; se alla larghezza di quest’ultimo vengono tolti  5 mm, dovuti a una delle due coperture aggiunte ai bordi per evitare alla fibra eventuali sfilacciamenti, ecco che la sua misura si riduce a 112,5 cm, cioè a 2 cubiti per il lenzuolo (105 cm) e a 1 palmo per la benda (7,5 cm); parlando sempre del lino sindonico, se si tiene conto in lunghezza che i margini presentano dei tagli non bene allineati (queste osservazioni si deducono dal fatto che le parti centrali delle due estremità presentano delle rientranze nell’ordine di millimetri), ecco che possiamo affermare che in origine la dimensione effettiva della lunghezza della Sindone non fosse proprio di 441 cm, ma di 8 cubiti e 3 palmi (442,5 cm), perché questo telo, probabilmente durante il medioevo, aveva subito da parte di qualcuno dei prelievi le cui strisce vennero quasi sicuramente conservate come campioni di reliquia. 

La terza prova, è che la benda di cui abbiamo parlato fu ricavata per mezzo di un taglio, perché solo in questo modo poteva essere mantenuta quasi inalterata la sua dimensione di 1 palmo per tutta la lunghezza della stoffa. 

Osservazione

Nel video che vedremo,  una studiosa fa adoperare al conduttore del documentario una barra di 2 cubiti siriani per dimostrare le dimensioni standard della Sindone; cubiti siriani, che però non hanno nulla a che vedere (per le diverse misure in centimetri)  con quelli "reali egiziani" indicati da Dio a Salomone per fargli costruire il Tempio a Lui dedicato.                                           
 

martedì 17 settembre 2013

Perché il popolo cattolico aspetta papa Francesco al Volto Santo di Manoppello



Lettera aperta a papa Francesco

di Antonio Teseo

Il vero significato della preghiera cattolica

 

Carissimo Santo Padre,

Tra i pellegrinaggi compiuti dal Suo predecessore, ce n’è stato uno in forma privata  per niente compreso dal mondo (qui mi riferisco alla parola mondo inteso nei Vangeli) che ha segnato la storia: dopo secoli e secoli, un pontefice si è trovato nuovamente a pregare davanti alla Vera Icona impressa sul Sudarium Christi.

Come Lei ben sa, gli evangelisti non ci hanno narrato niente della sembianza fisica di Gesù perché dovettero attenersi alla legge ebraica che vietava l’idolatria; tuttavia il Signore ce lo hanno descritto pienamente nella Sua Vera Sostanza, quando rivelarono di Lui che era la LUCE DEL MONDO; Gv. 1, 18 “ l’aspetto e la figura del Volto di Cristo, durante l'epilogo del disegno salvifico già dettato dal Padre ai profeti, assunsero la LUCE ETERNA, che toglie i peccati del mondo, attraverso la Gloria della Passione e della Risurrezione (Is. 52, 13-15)”.


La LUCE della risurrezione dovuta alla Passione di Cristo che il Vangelo ci ha rivelato
 
 
La LUCE della risurrezione dovuta alla trasfigurazione di Cristo che il Vangelo ci ha rivelato
 
 

Quindi che cos’è la LUCE ETERNA?

E’ la testimonianza della rivelazione viva, nell’aspetto e nella figura di Cristo Redentore, che si trova impressa sul sudario di Manoppello. L’immagine di questo sudario la ritroviamo impressa anche  sulla S. Sindone di Torino all’altezza del capo.

Se Lei, o chiunque altro pontefice futuro della Chiesa Cattolica non si reca a Manoppello a contemplare il Volto Santo (contrariamente a come invece ha fatto papa Benedetto XVI), non può mai comprendere la vera essenza della preghiera, perché il VOLTO SANTO è PREGHIERA, è LUCE per i nostri occhi!
Chi ci ha insegnato la "PREGHIERA", è Colui che ha amato, ed ama, ogni suo fratello, per averlo salvato, o per salvarlo dal peccato. Essendo dunque personificata nella persona di Cristo, la preghiera è da ritenersi un atto incompiuto se la si crede solo come un’orazione. Alla meditazione e alla contemplazione è necessario mettere in pratica, e quindi al primo posto, il fare fisicamente del bene al prossimo (Lc. 19, 1-10) “il quale aspetto, e la quale figura, ecco allora che li ritroviamo olograficamente impressionati sul sudario di Cristo".


IL RITORNO DI CRISTO GESU' E’ PERCIO’ CONFIGURABILE “ALLA CONVERSIONE DI TUTTI I POPOLI DELLA TERRA DA PARTE DELLA CHIESA CRISTIANA”; QUANDO CIOE' TUTTI  SI POTRANNO NUTRIRE DEL SUO SANGUE E DEL SUO CORPO (LC. 24, 13-35).

Vediamo allora che cosa realmente ci dicono i versetti di Matteo, 7, 7-11: "Chi vive nella luce, non riceve altro che lo Spirito Santo da donare all'altro".
 

mercoledì 4 settembre 2013

Nella Sindone e nel Volto Santo di Manoppello i segni della salvezza



Di Antonio Teseo

Come il Messia - nella persona di Cristo - ha sancito il disegno salvifico di Dio Padre.

Nel  4° carme del Servo: passione e gloria (Is. 52, 13-15), il Padre rivela al profeta  che suo Figlio attrarrà a sé molti sguardi di gloria quando  sarà innalzato sulla croce (Gv. 12, 32); la complementarità tra due termini di paragone ci spiega che saranno due avvenimenti storici  a sancire sulla terra un’ unica Verità, che è quella dettata dallo Spirito Santo:

(Primo termine di paragone) come molti "di coloro che si trovarono  a contemplare Gesù durante il Suo innalzamento sulla Croce" si stupirono di lui - talmente sfigurato era il suo aspetto "Volto" al di là di quello di un uomo - "essi  ebbero la visione di un Volto non più terreno, ma ultraterreno, perché risorto dai morti";  e la sua figura “Volto” al di là di quella dei figli dell’uomo "gli stessi nel contempo ebbero anche la visione del Volto del Figlio trasfigurato dalla Luce del Padre";
(Secondo termine di paragone; comparativo di uguaglianza) così molte nazioni “sia quelle susseguenti all’epoca di Cristo, sia quelle odierne, che quelle future” restarono, restano, o resteranno, attonite “nel contemplare le stesse sembianze già meditate da molti poco più di 2000 anni fa”,  i re “che nella storia ci hanno preceduto nel vedere la S.S. Immagine olografica impressa sul sudario di Cristo” chiusero la bocca a suo riguardo, perché avevano visto ciò che non era stato loro narrato “da alcun evangelista” e compreso ciò che non avevano udito “negli insegnamenti ma solo attraverso la profezia della salvezza".

la "Meditazione", la "Contemplazione" e "Fare la Volontà del Signore per aiutare il prossimo" formano LA PREGHIERA”; solo per mezzo della preghiera, dunque, è possibile comprendere il disegno salvifico del Signore. 

Antiche icone che raffigurano re o imperatori i quali contemplarono il Sacro Volto: a sinistra re Abgar;  a destra, l'imperatore Costantino VII Porfirogenito.  
 
Crux Vaticana, regalata al Pontefice romano da Giustino II, imperatore di Costantinopoli, fra gli anni 565-578 d.C,
                                                lato anteriore                      lato posteriore 
 
 
Nel lato posteriore della croce, in alto, è raffigurato Cristo benedicente ispirato dall'immagine del sudario di Manoppello, perché l'aspetto presenta una guancia asimmetrica "enfiata", conseguenza della percossa ricevuta da Gesù dai suoi aguzzini durante la Passione. 
   
 
Gli aspetti olografici dell'immagine di Cristo Risorto impressa con il sangue della Nuova ed Eterna Alleanza e dalla Luce Eterna

Sovrapposizione del Volto Santo di Manoppello alla S. Sindone di Torino con un rafforzamento di contrasto dal quale viene alla luce l'aspetto cruento della Passione (fig.2) 
 
Da questa sovrapposizione del Volto Santo di Manoppello "illuminato da dietro" alla S. Sindone (fig.2) emergono dei chiaro-scuri i quali ci spiegano che il sudario di Manoppello, durante l'evento pasquale, fu illuminato dalla Luce del Volto del Risorto    
 
Bocca del Sacro Volto: "particolarità".
Cliccando con il mouse sulle immagini, possiamo osservare nell'ingrandimento come la bocca del Volto Santo di Manoppello (fig.2) vada a completare quella indefinita della S. Sindone di Torino  (fig.1) caratterizzata da riflessi di luce, impressi sotto forma di chiarori di fondo, e da sangue ossidato e disidratato, impresso con un tono monocromatico giallo paglierino. E' importantissimo sottolineare come la bocca del Volto Santo di Manoppello, benché relativa al Risorto, mostri ancora i postumi del Rigor mortis (smorfia causata da spasmo, con il labbro inferiore un po' ritratto da coprire i denti inferiori). 
 
 
Pieghe con relativi punti d'incrocio del sudario del Volto Santo di Manoppello rintracciati nell'immagine sindonica. Cliccare con il mouse per osservare l'ingrandimento
 
 
Macchie ematiche lineari relative a pieghe o bande di tessuto del sudario di Manoppello 
 
 
Ricostruzione grafica relazionabile ai riflessi di Luce che filtrarono il sudario di Manoppello 


Da un filtraggio computerizzato (equalizzazione) che ha la peculiarità di esaltare in ogni immagine fotografica i pixel in chiaro relativi alla luce che si sovrappone su una figura, si evince che il Volto Santo di Manoppello fu illuminato anche da una Luce esterna: quella del Padre, nella cui direzione sono rivolti gli occhi del Risorto (fig.2).

mercoledì 28 agosto 2013

domenica 25 agosto 2013

Meething Rimini 2013: migliaia di visitatori attratti dal Volto Santo di Manoppello

 http://www.politicamentecorretto.com/index.php?news=60524

    L’immagine di Cristo è tornata nella storia

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    Considerazioni sulla mostra “Il Volto ritrovato. I tratti inconfondibili di Cristo”
    di Antonio Bini
    “L’immagine di Cristo è tornata nella storia”, afferma con forza lo scrittore Paul Badde, incontrando i visitatori della mostra “Il Volto ritrovato. I tratti inconfondibili di Cristo”,  allestita nell’ambito del Meeting 2013 di Rimini, che ripercorre un’ampia ricerca iconografica sulla Veronica che si riteneva perduta e che negli ultimi anni è stata identificata nel Volto Santo custodito a Manoppello, in provincia di Pescara. L’evento che ha la sua centralità nell’anno della fede.
    L’esposizione è visitata da 3-4 mila visitatori al giorno, che attendono in fila all’ingresso, per poi immettersi in un viaggio lungo due mila anni, sia pure sintetizzato e articolato in varie fasi storiche, con guide che accompagnano la visita spiegando l’affascinante storia del volto di Cristo nel tempo. Sono giovani provenienti da varie parti d’Italia che meritano un sincero apprezzamento, perché con passione e appropriatezza partecipano ai numerosi visitatori il messaggio della mostra e la stessa storia del Volto Santo, che hanno tutti hanno conosciuto recandosi a Manoppello.
    Si entra in gruppi mediamente di trenta-quaranta persone. Al termine del percorso è posta una sezione dedicata al Volto Santo di Manoppello, riconosciuto nella Veronica da p. Heinrich Pfeiffer nel 1999 e quindi al centro negli anni successivi di ulteriori studi e ricerche, culminate dalla visita di Benedetto XVI il primo settembre 2006. Uno schermo presenta sequenze di immagini del Volto Santo e alcune sovrapposizioni con la Sindone. Poi scatta un servizio della Rai con la sigla d’apertura del TG1 Rai del 31 maggio 1999 e che segnalano tra i titoli di testa  “Il ritrovamento in Abruzzo della Veronica scomparsa da secoli”, con a seguire un servizio del vaticanista Fabio Zavattaro, comprendente un’intervista a p. Pfeiffer nel corso di una conferenza presso la stampa estera in Italia. La visita della mostra termina. I giovani applaudono, mentre lasciano pensosi l’area al gruppo che segue immediatamente dopo.
    E’ lo scrittore tedesco ad iniziare il suo intervento chiedendo ai presenti cosa pensano rimarrà in futuro nella storia di questo papa. Qualcuno risponde “le sue dimissioni”. E’ ancora Badde a sostenere che quella visita del 2006 a Manoppello, insieme alla vicenda delle dimissioni sull’esempio di Celestino V, saranno probabilmente gli unici momenti storici del pontificato di Benedetto XVI destinati ad essere ricordati in futuro. “Con quella visita un papa tornò ad inginocchiarsi davanti alla Veronica dopo quasi cinque secoli”, sottolinea Badde, che fa notare come da allora il papa abbia frequentemente inserito nei suoi discorsi il richiamo al “volto umano di Cristo”.
    “Quando venne a Manoppello”, racconta ancora Badde, “sapeva già tutto su quel volto. L’allora cardinale Ratzinger, prima di diventare papa, era stato mio vicino di casa. Lo avevo tenuto informato su tutte le mie ricerche sul Volto Santo e fu il primo al quale diedi una copia del mio libro sul Volto Santo, appena pubblicato in Germania nel 2004. Per lui fu inevitabile farsi pellegrino a Manoppello”. Il suo libro è stato un successo internazionale, finora tradotto in sette lingue. Negli Stati Uniti è uscito con il titolo “The face of God”.
    L’incontro con i giovani, aperto da Raffaella Zardoni, principale organizzatrice della mostra, che spiega come dopo aver conosciuto il Volto Santo abbia sentito la necessità di ricercare immagini della Veronica, soprattutto anteriori al XVI secolo, con il progetto “Veronica-Route”, sollecitando sul web chiunque a segnalare da qualsiasi parte del mondo affreschi, quadri e  illustrazioni sul tema, presenti in chiese, musei e collezioni, per constatare progressivamente l’importanza della Veronica nella storia della cristianità e la sua straordinaria diffusione.
    “Oggi”, ammette, “ho difficoltà ad aggiornare il sito, con oltre mille immagini che attendono di essere inserite sul sito  http://raffackfav.wordpress.com”. Ma la ricerca è destinata a continuare.
    Meeting di Rimini, protagonisti Lanciano e Villa Santa MariaE’ poi intervenuto p. Carmine Cucinelli, rettore del Santuario del Volto Santo, che ha raccontato con grande semplicità il suo personale rapporto con questa straordinaria immagine.  Nel ringraziare gli organizzatori, ha ricordato come il titolo della mostra non si discosti molto da quello racconto a fumetti “La Veronica ritrovata”, di cui ha curato il testo, auspicando che l’esposizione presente al Meeting possa essere riproposta in altre città italiane e straniere. Alcune richieste pare siano già state avanzate.
    Badde nel rispondere ad alcune domande sull’importanza di questa immagine, precisa che essa “non rappresenta un mito, un’astrazione, ma un volto reale” che, a suo parere, costituisce “il più grande tesoro dell’umanità e dei cristiani in particolare”. Sotto quest’aspetto, prosegue, “non è facile comprendere l’atteggiamento di ostilità, di diversi sindonologi, purtroppo anche da parte di taluni religiosi, rispetto al Volto Santo di Manoppello.”
    E’ stato infine richiesto un approfondimento sulle tesi che p. Pfeiffer avanzò nel corso della conferenza stampa internazionale indetta a Roma il 31 maggio 1999, in cui sostenne l’identificabilità della Veronica nel Volto Santo. Sono stato invitato a rispondere essendo stato l’organizzatore di quell’incontro in cui le ipotesi sul Volto Santo furono comunicate al mondo, insieme ad alcune valutazioni sulla inspiegabilità del velo sulla base delle immagini analizzate dal prof. Donato Vittore dell’Università di Bari. Ho precisato che quella conclusione poggiava su anni di studi del professore tedesco, diretto alla ricerca del modello che ispirò la raffigurazione di Cristo nel tempo. Quel volto fu individuato nel Volto di Manoppello, allora conosciuto solo in ambito strettamente locale. Il “volto ritrovato”, appunto, che non appartiene a nessuna scuola artistica.

     

    mercoledì 14 agosto 2013

    Meeting Rimini 2013: "Il Volto Santo di Manoppello"

    http://www.tempi.it/meeting-rimini-2013-volto-santo-manoppello-mostra-tratti-inconfondibili-cristo-velo-veronica#.Ugsz46xH7cc

    Meeting Rimini 2013. Nel volto di Manoppello i tratti inconfondibili di Cristo



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    agosto 13, 2013 Daniele Guarneri
    Intervista a Raffaella Zardoni, curatrice della mostra dedicata al misterioso velo ritrovato in Abruzzo, al centro di leggende, miracoli e ora di ipotesi storiche coraggiose. Anche Benedetto XVI volle vederlo
    volto-manoppello«In quel tempo che molta gente va per vedere quella imagine benedetta, la quale Gesù Cristo lasciò a noi per esempio della sua bellissima figura» (Dante, Vita Nuova) 
    «Gli uomini hanno perduto un volto, un volto irrecuperabile e tutti vorrebbero essere quel pellegrino che a Roma vede il sudario della Veronica e mormora: “Gesù Cristo, Dio mio, Dio vero, così era dunque la tua faccia?”» (Borges, L’Artefice)
    Leggende, fantasie, o pura realtà? Sono vicende intricate quelle legate agli antichi ritratti di Cristo, autorevoli modelli di un viso dai tratti inconfondibili, riconoscibile lungo tutta la storia, in Occidente come in Oriente. Ma da dove nasce l’interesse diffuso per il Volto Santo lungo la storia della Chiesa? Perché cerchiamo il suo volto? E perché non smettiamo di cercarlo dopo averlo trovato? Quale attrattiva suscitano sul cuore dell’uomo i suoi tratti inconfondibili? «Per rispondere a queste domande ci siamo imbattuti in un’intricata storia che attraversa tutti i secoli e i paesi cristiani. È la storia di un ritratto di Cristo, acheropita, cioè non fatto da mani d’uomo, protagonista di innumerevoli racconti, leggende e miracoli. L’obiettivo del percorso è quello di conoscere le storie di questi ritratti con il desiderio di prendere consapevolezza di cosa abbia significato e cosa possa significare per noi questo dono che Cristo stesso ci ha lasciato», spiega Raffaella Zardoni, principale curatrice della mostra “Il Volto ritrovato. I tratti inconfondibili di Cristo” presente nel padiglione C5 del Meeting di Rimini
    La memoria di un’immagine acheropita è evocata da due racconti significativi: in Oriente, quello del Mandylion, un panno sul quale Gesù avrebbe impresso la sua immagine rispondendo al desiderio di Abgar re di Edessa; in Occidente, quello del velo con cui Veronica avrebbe asciugato il volto di Gesù sulla via del Calvario. Fonti letterarie e storiche ricordano poi un altro ritratto su stoffa, più antico di questi, che riceve il nome dalla città della Cappadocia in cui apparve: Kamoulianai, Camulia. L’immagine, portata a Costantinopoli nel 574, seguirà Giustiniano come labaro nelle campagne d’Africa e Persia e a esso saranno attribuite molte delle vittorie imperiali. Infine, il Volto Santo di Manoppello conservato in un santuario alle pendici della Majella (Abruzzo), un ritratto di Cristo, su velo quasi trasparente, che non sembra riconducibile ad alcuna tecnica di pittura su tessuto (nella foto a destra).
    volto-manoppelloI quattro acheropiti
    «Questi sono i quattro acheropiti di Cristo di cui si tratterà nella mostra, tutti su stoffa e tutti che – secondo le fonti – rappresentano il solo volto di Gesù vivo, con gli occhi aperti. Altra caratteristica comune è la misteriosa apparizione, con relativo periodo di grande fama che ne certifica l’esistenza, e la successiva misteriosa scomparsa che rende invece molto complessa e controversa la ricostruzione storica».
    Tre di questi veli sono considerati perduti: la Camulia in una data imprecisata prima delle lotte iconoclaste. Il Mandylion durante il sacco di Costantinopoli del 1204, avvenuto per mano degli stessi cristiani che avrebbero dovuto dirigersi in Terra Santa per la quarta crociata. Della Veronica romana si hanno le prime tracce nel 1206, quando papa Innocenzo III istituì una processione con un ritratto del Salvatore che il popolo chiamava Veronica. Ad essa è attribuita anche la prima indulgenza legata a una immagine; forse anche per questo è diventata la più importante reliquia della cristianità per quattro secoli, la cui visione era termine e coronamento dei pellegrinaggi a Roma. La fama di questo Volto inizia a sbiadire dopo il sacco di Roma del 1527 (anche se un’immagine illeggibile è ancora conservata in San Pietro). «Della Veronica romana si hanno moltissime tracce, Petrarca e Dante ne parlano nei loro capolavori: “Qual è colui che forse di Croazia viene a veder la Veronica nostra, che per l’antica fame non sen sazia, ma dice nel pensier, fin che si mostra: ‘Signor mio Iesù Cristo, Dio verace, or fu sì fatta la sembianza vostra?’” (Dante, Divina Commedia). E se in molti credevano nell’originalità di quel Volto Sacro, non mancavano quelli che invece lo contestavano, come un cavaliere danese che confessò a santa Brigida che quello non era il vero sudario della Veronica e che era follia venerare quel velo. “A queste parole santa Brigida si pose in orazione, nella quale le apparve il suo Celeste Sposo, e le disse: ‘Che ti ha detto quel superbo vantatore? Che questo non è veramente il mio Sudario? Or ti assicuro, che siccome avvicinandosi la mia dolorosa passione versai dal mio corpo sudore di sangue, così è vero che in quel velo si contengono i sudori della mia fronte impressi per la futura consolazione degli uomini’” (Santa Brigida, Rivelazioni).
    veronica-calvario-monumentaleL’ipotesi rivoluzionariaDopo secoli di silenzio e misteri legati alla reliquia romana, nel 1999 il padre gesuita Heinrich Pfeiffer azzarda un’ipotesi rivoluzionaria, ripresa da tutti gli organi di informazione italiani e internazionali: «È in Abruzzo, nella chiesa monastero dei frati cappuccini di Manoppello, dimenticata da quattrocento anni, la Veronica, il velo con impresso il volto di Gesù», racconta un servizio del Tg1. È questo il solo velo che possediamo, giunto nella cittadina abruzzese agli inizi del 1500 e visitato da Benedetto XVI all’inizio del suo Pontificato (1 settembre 2006).
    «L’idea della mostra è nata proprio quando ho scoperto questo Volto, nel 2010. Io sono una disegnatrice, in quel periodo stavo illustrando un Vangelo per ragazzi e avevo il problema di come raffigurare il Signore. Quando mi sono imbattuta nel Volto di Manoppello sono rimasta stupefatta. Nessuna fotografia rende la consolante bellezza di quel viso che rispetta ogni caratteristica dei volti di Cristo, ma resta imparagonabile a qualsiasi ritratto. Porta i segni della Passione: il naso disassato, le labbra gonfie e insanguinate, il segno del colpo sulla guancia. Incontrando il suo sguardo si sperimenta cosa significa che Dio si fa specchio dell’uomo, assumendo su di sé tutti i suoi peccati; mentre l’uomo, nell’incontro, riguadagna la vita. È stata una sorpresa scoprire l’importanza che ha avuto il Volto di Cristo nella Chiesa, e che ciò che muoveva i pellegrini verso Roma era proprio il desiderio di vederlo, di contemplarlo. E una volta tornati a casa ne facevano una copia per farlo conoscere e poi venerare a tutta la popolazione, di generazione in generazione. Nella mostra abbiamo desiderato far conoscere questa storia e il movimento di tutta l’Europa verso il Volto di Cristo. Ne abbiamo trovato traccia perfino in Finlandia. Ci siamo concentrati non tanto sul particolare momento in cui Dio ci ha donato la reliquia, quanto sul perché ci è stato fatto questo dono. Le risposte sono tante e Gesù le ha seminate nel corso del tempo. Ma una più di tutte ha riacceso la mia speranza, quella data a santa Brigida: “Ho lasciato questo velo per la futura consolazione degli uomini”. È una storia affascinante, complicata; sembra quasi un giallo, i romanzi di Dan Brown in confronto non sono niente. La Camulia persa prima delle lotte iconoclaste, il Mandylion trafugato da Costantinopoli durante lo scisma, la Veronica dispersa durante il sacco di Roma e di cui per secoli non si è più saputo nulla. Fino ai giorni nostri, fino al Volto ritrovato di Manoppello, proprio in un momento dove sembra che l’Europa abbia perso l’amore per Cristo. Ma se Gesù è riuscito a farsi amare già una volta, e le tracce del Volto Santo in tutto il mondo lo dimostrano, perché non dovrebbe riuscirci ancora? Questo ritrovamento non può che essere per noi un segno di speranza».


    * * *
    LA MOSTRA E LA VISITA A MANOPPELLO
    La mostra “Il Volto ritrovato. I tratti inconfondibili di Cristo” è stata realizzata da Raffaella Zardoni, Paul Badde, Emanuele Colombo, Michele Colombo, Paolo Martinelli, Paola Moretti, Cristina Terzaghi, e nella settimana del Meeting (18-24 agosto) si troverà nel padiglione C5 della Fiera di Rimini. Giovedì 22 agosto è prevista una visita in giornata a Manoppello.


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    sabato 15 giugno 2013

    Il Premio Nobel per la pace Lech Walesa al Volto Santo di Manoppello


    Lech Walesa tra la spiritualità del Volto Santo e il ricordo dei minatori di Marcinelle


    di Antonio Bini
    MANOPPELLO (Pescara) – L’ex premier polacco e leader di Solidarnosc Lech Walesa ha visitato il Santuario del Volto Santo di Manoppello dove è stato accolto dai padri cappuccini, con il padre provinciale p. Carmine Ranieri e dalle suore polacche del Santissimo Sangue, da alcuni mesi presenti nel paese abruzzese. L’ex presidente polacco, cattolico praticante, si è prima raccolto in preghiera davanti e poi ha seguito con attenzione le spiegazioni di p. Ceslao Gadacz, cappuccino polacco che appartiene alla comunità di Manoppello.
    Il religioso ha ricordato che era un giovane seminarista quando conobbe il leader di Solidarnosc nel convento dei cappuccini di Cracovia in quel travagliato 1989. Diverse le domande del premio Nobel per la Pace a proposito delle origini del Velo e della sua presenza a Manoppello. Walesa ha chiesto quali sarebbero i motivi per cui il Vaticano non riconosce l’autenticità storica del Volto Santo. Al riguardo, p. Ceslao ha illustrato gli studi che conducono alla identificazione del Volto di Manoppello nella Veronica, in questi ultimi anni grazie anche all’apporto di ricercatori polacchi.
    Il leader di Solidarnosc ha desiderato sapere se Giovanni Paolo II era stato a Manoppello. Gli è stato riferito che il Papa aveva amato e frequentato molto l’Abruzzo e le sue montagne, ben oltre le limitate visite ufficiali e che non era del tutto da escludere una sua visita informale nel santuario, in un giorno feriale, come un qualsiasi pellegrino, come in passato alcune voci avevano peraltro segnalato. E d’altra parte, il Santuario del Volto Santo fuori del paese e fino a non molti anni fa era poco frequentato e ben si prestava a visite in incognito che potevano rimanere inosservate, soprattutto in un giorno feriale, come il martedì, solitamente prescelto per queste uscite dai palazzi vaticani.
    Dopo la morte era stato lo stesso suo segretario, Stanislao Dziwisz, poi divenuto cardinale e arcivescovo di Cracovia a svelare nel suo libro “Una vita con Karol” (ed. Rizzoli, 2007) come il Papa polacco si fosse rifugiato in Abruzzo oltre cento volte, per pregare, camminare in montagna o semplicemente per sciare, utilizzando lo skipass come un qualsiasi sciatore. Occorre anche precisare che Giovanni Paolo II era informato delle tesi di p. Heinrich Pfeiffer, il primo studioso a rendere pubbliche le sue ricerche sul Volto Santo sin dal 1991.
    Secondo quanto rivela Saverio Gaeta nel suo saggio “L’Enigma del Volto di Gesù”, il papa polacco, ormai fisicamente provato, nel 2000 chiese ai canonici che gli fosse portato nel suo appartamento il quadro custodito in San Pietro. Dopo averlo attentamente osservato si rese conto personalmente dell’inconsistenza dell’immagine, una circostanza che confermava che la Veronica non era più in Vaticano da secoli. La stessa lettera “Tertio Millennio Ineunte” – a conclusione del Grande Giubileo del 2000 – può essere letta come l’invito insistito del Papa, ormai anziano e sofferente, a ricercare il Volto di Cristo, tangibile nel Velo di Manoppello e nella Sindone di Torino, quale messaggio consegnato al terzo millennio.
    Questi aspetti dovrebbero essere meglio approfonditi proprio grazie alla preziosa testimonianza del card. Stanislao Dziwisz. Per Lech Walesa l’inevitabile ricordo della figura del grande papa polacco sembra rafforzarsi quando scopre con sorpresa la presenza di altri religiosi polacchi a Manoppello, quando sr. Immaculata insieme a sr. Pia, dell’ordine del Santissimo Sangue, da circa due anni a Manoppello, lo salutano familiarmente “Szczesc boze panie Prezydencie” (“Dio ti accolga signor Presidente”). Incredulo risponde “Anche le suore sono venute qui dalla Polonia !”.
    E’ venuto ad incontrarlo a Manoppello, anche don Dariusz Stancryk, attualmente in Italia e alla fine degli anni ottanta giovane prete e cappellano di Solidarnosc nella città di Skarżysko-Kamienna. Anche con don Dariusz il ricordo corre sul filo della memoria di quegli anni difficili, in cui l’Episcopato polacco, con l’aiuto di Papa Wojtyla sosteneva come poteva il movimento sindacale cattolico guidato da Walesa, anche assistendo in carcere quanti venivano arrestati come attivisti del sindacato. Prima della visita alla Basilica, l’ex leader di Solidarnosc ha voluto rendere onore alla memoria dei minatori morti nel disastro minerario di Marcinelle in Belgio, avvenuto l’8 agosto 1956, che riposano a pochi metri di distanza dal Santuario, a fianco dei cappuccini scomparsi. Le vittime furono 262 provenienti da vari paesi europei. 136 furono gli emigranti italiani deceduti, con Manoppello che pagò il prezzo più alto, con 22 morti, mentre altri provenivano da paesi vicini, come Lettomanoppello, Turrivalignani e San Valentino.
    Da quest’ultimo paese, proviene la famiglia dell’attuale premier del Belgio Elio Di Rupo, anch’egli figlio di un minatore. Storie di miseria, di dolore, ma talvolta anche di riscatto sociale per i figli di tanti “musi neri”, come venivano spregiativamente chiamati gli emigranti italiani che lavoravano nelle miniere di carbone e soprattutto più dignitose e sicure condizioni di lavoro. La tragedia coinvolse altri minatori che lasciarono la propria terra alla ricerca di un lavoro, emigrando anche dalla Polonia e da altri paesi. Una sciagura mineraria che sembrò ripetere la tragedia avvenuta 49 anni prima, il 6 dicembre 1907 a Monongah, West Virignia, nella miniera di carbone della Fairmont Coal Company: il più grave disastro della storia americana, con un numero di morti che rimase imprecisato. Anche questa tragedia, spesso etichettata come la “Marcinelle americana”, vide perire numerosi emigranti, principalmente italiani, polacchi e ungheresi.
    Ad accogliere Lech Walesa alcuni ex minatori e familiari di caduti, i sindaci di Manoppello e di altri comuni del circondario, in una breve e sentita cerimonia. Nel corso della giornata, il sindacato dell’UGL, per iniziativa di Geremia Mancini, ha consegnato a Walesa la “Lampada del Minatore, riconoscimento che da alcuni anni è assegnato a personaggi che si distinguono nella memoria di Marcinelle e nelle lotte per il lavoro e la sicurezza dei lavoratori. L’assegnazione al leader polacco riconosce in Lech Walesa una icona delle lotte del lavoro e del sindacalismo in difesa delle classi lavoratrici.
    Nel piccolo museo etnografico visitabile nel Santuario, attiguo alla sala che raccoglie gli ex voto, è esposto  il casco appartenuto a Geremia Iezzi, l’ultimo minatore risalito dalle viscere quel tragico 8 agosto 1956, prima dell’esplosione  della miniera di Bois de Cazier di Marcinelle. Prima del commiato, il rettore della Basilica ha donato all’illustre ospite l’edizione polacca del libro di Paul Badde e un filmato del Volto Santo. L’emozionato Walesa si congeda lasciando il suo breve, semplice ma intenso messaggio sul registro degli ospiti: “Ti ringrazio Signore Dio per quello che mi capita oggi”.


    domenica 5 maggio 2013

    Le pupille del Volto Santo di Manoppello non sono completamente allargate

    Attenzione a dire che le pupille del Volto Santo sono completamente aperte, perché questo non è vero!
    Il messaggio errato che in questo modo si dà di questi occhi, fa mettere in dubbio che l' Effigie del Cristo - il cui sguardo vivo è invece rivolto verso una fonte di luce che è quella celeste proveniente dal Padre - non contenga il segno della Trasfigurazione. 
    Nel Volto Santo di Manoppello le pupille sono ristrette ma presentano un'anisocoria; ciò significa che una è un pò più allargata dell'altra, poiché il Signore, durante la Sua Passione, aveva ricevuto un forte trauma cranico. 

    Occhio sinistro ingrandito del Volto Santo di Manoppello fotografato con uno schermo scuro retrostante: pupilla stretta rivolta verso una fonte luminosa che è la Luce Celeste della Trasfigurazione del Padre. Per chi ha l'occhio allenato, a destra vediamo nella cornea i raggi dei capillari e sotto alcune ecchimosi. Cliccare sull'immagine per vederla ingrandita.

    Stesso occhio fotografato in trasparenza, cioè con una fonte luminosa derivante da dietro in modo obbliquo: da questa immagine possiamo osservare i nodini del bisso sparsi qua e là ma non i pigmenti di un'eventuale pittura, poiché ogni foro, determinato dall'ordito e la trama - e che è equivalente in misura a due o tre capelli accostati assieme - non è coperto per l'appunto da pigmenti mischiati a sostanza di apporto (collagene). 



    Osservazione dello stesso occhio visto con due illuminazioni differenti. Cliccare sopra le immagini per vederle ingrandite.

    Articolo preso dal blog "Tu e il Paradido" dove si cita una breve spiegazione della reliquia di Manoppello, fornita dai Padri Cappuccini ai pellegrini, in cui è specificato che le pupille del Santo Volto sarebbero completamte allargate.


    http://blog.libero.it/TueilParadiso/12054552.html 
     

    « Se ciai la forza de veni...




    "Tutti dormono e a Dio,... »

    Caso unico al mondo: l'immagine è visibile da entrambe le parti in modo identico.

    Post n°154 pubblicato il 22 Aprile 2013 da osservandoilparadiso


    Questa reliquia di origine ignota giunse a Manoppello nel 1506, portata da uno sconosciuto pellegrino, scomparso senza lasciare traccia subito dopo aver consegnato il Velo al fisico Giacomo Antonio Leonelli. È tuttora conservata nel paese abruzzese, nell'omonimo Santuario.
    Il Volto Santo?
    E' l'immagine di un volto maschile con capelli lunghi, la barba divisa a bande e sopra la fronte, nel mezzo, si trova un ciuffo di capelli, corti e mossi a mo' di vortice.
    Le guance sono disuguali: una più arrotondata dell'altra, si mostra rigonfia.
    Gli occhi guardano intensamenteda una parte e verso l'alto, mostrando il bianco sotto l'iride; mentre, le pupille sono completamente aperte ma in modo irregolare.
    Le misure del panno sono 17x24 cm.
    Il velo è tenue, i fili orizzontali del tessuto sono ondeggianti e di semplice struttura, l'ordito e la trama si intrecciano nella forma di una normale tessitura.
    Caso unico al mondo in cui l'immagine è visibile identicamente da ambedue le parti.
    Le tonalità del colore sono sul marrone, le labbra sono di colore leggermente rosse, sembrano annullare ogni aspetto materiale.
    Non sono riscontrabili residui o pigmenti di colore. 
    Colori naturali nel Volto Santo
    (P. Carmine Cucinelli a colloquio con H. Pfeiffer) ecco alcune domande:
    Perché non può essere una pittura? 
    il Volto Santo non può essere per niente una pittura. Per diverse ragioni. Se uno dipinge con la massima perfezione le due parti di un telo, non risulta mai la totale trasparenza come nel Volto Santo di Manoppello. Poi si deve considerare che la Sindone si può vedere solo ad una distanza di almeno un metro e cinquanta. Perciò non si può mai copiare tutti i dettagli così che corrispondano elemento per elemento. Difatti nessun copista ha potuto fare fino ad oggi una perfetta copia della Sindone con mezzi puramente artistici. Poi il presunto pittore dovrebbe girare il tessuto e dipingere dall’altra parte con altrettanta perfezione. Si vede chiaramente che questo procedere non fu possibile per nessun artista, quantomeno per uno del I o II decennio del Cinquecento. Per ultimo, se uno si mette a guardare il Volto e si muove a destra e a sinistra, ad un certo momento vede le labbra rosa e poi sparisce questo rossore e le labbra diventano brune. Se uno illumina diagonalmente dal di dietro, si vede solo un chiaro bruno in diverse tonalità, sparisce il rosa del tutto. Se uno illumina dal davanti, viene fuori un bruno più intenso ed anche il rosso delle piaghe della corona di spine alle tempia. Se si toglie del tutto questa illuminazione artificiale, i colori spariscono e viene fuori nella figura un leggero grigio. Quando si possono osservare meglio tutti questi cambiamenti, è durante la solenne processione di maggio, con la luce del giorno all’aria aperta.
    Come si spiegano questi colori che cambiano. Se sono colori, come all’occhio appare, di che natura sono?
     Tale oscillazione di colori si riscontra solo nella natura stessa. 
    Può fare qualche esempio di colorazione naturale che cambia?
     Si. Nei pesci del Mar Caraibico o nelle ali di farfalle in zone tropicali che oscillano, secondo l’angolatura, tra l’azzurro e il grigio. In realtà nella natura non esistono colori, ma qualsiasi oggetto colpito dalla luce bianca, assorbe una parte della luce e riflette il colore complementare, per esempio assorbe il verde e riflette il rosso. Il fenomeno dell’oscillazione è dato così che la superficie dell’oggetto ha diverse angolature e secondo queste angolature, riflette a volte uno e a volte un altro colore. Quindi i fili del tessuto del Volto Santo devono essere cambiati o in superficie o dentro per permettere lo stesso fenomeno. Nessun artista con alcuna tecnica, conosciuta e non conosciuta, può cambiare un tessuto in questa maniera da permettere il fenomeno. in altre parole: si deve distinguere il tessuto dall’immagine. Il tessuto finissimo è opera umana, l’immagine che si vede in esso non lo è. Questa immagine si comporta come un fenomeno che si riscontra nella natura. Questa combinazione inseparabile tra opera umana (tessuto) e fenomeno naturale (immagine), possiamo solo chiamare con la parola “miracolo”; un miracolo che perdura finché il tessuto non si corrompe. C’è ancora un’altra ragione che esclude qualsiasi pittura. Un tessuto così fine, dichiarato come bisso marino da Chiara Vigo, l’unica tessitrice conosciuta di questo materiale, si riscontra solo nell’antichità. Ma un bisso marino si può “tingere”, per esempio metterlo a bagno di porpora, ma non vi si può “dipingere” sopra. Il sale rimanente tra i fili farà presto o tardi staccare dai fili qualsiasi colore. 
     Gerusalemme - Manoppello
    Si è indotti a pensare che il Volto Santo e la Sacra Sindone abbiamo lo stesso periodo, proprio perchè le due immagini sono perfettamente sovrapponibili.
    Si è giunti alla conclusione, attraverso studi e analisi, che la Sacra Sindone è l'immagine del corpo di un uomo crocifisso e morto secondo il racconto dei Vangeli,  quindi anche il Volto Santo di Manoppello si è formato nella tomba di Gesù a Gerusalemme quando esso fu posto con tutta probabilità in fretta sopra la Sindone. Sul sottilissimo sudario con la finissima immagine, conservata oggi nel Santuario presso Manoppello, ritrovato nella tomba ormai vuota nella mattina di Pasqua, possiamo fare due ipotesi:
    1. La prima suppone che lo abbia avuto la Madre Maria, cui spettava quasi di diritto; lei, così possiamo pensare, lo portò con sé. Da lei sarebbe passato a Giovanni, quindi prima ad Efeso e poi in qualche altra località dell’Asia Minore. 
    2. Oppure, seconda ipotesi, sarebbe rimasto unito alla Sindone, separato da essa in un tempo molto posteriore come P. H. Pfeiffer ha opinato nel suo libro “Das echte Christusbild”, del 1991.               
    Se si segue la seconda ipotesi, allora, come scrive Giorgio Cedreno, nel 574 un’icona “acheiropoietos” viene trasportata da Camulia in Cappadocia a Costantinopoli. È un oggetto talmente simile che potrebbe trattarsi molto probabilmente dello stesso Velo che si conserva oggi nel Santuario abruzzese.
    Rimase a Costantinopoli fino al 705, quando l’immagine di Camulia sparì dalla capitale dell’Impero. L’immagine di Camulia è il primo oggetto che viene definita  "acheiropoietos”, cioè non fatta da mani umane.
    In una poesia di lode del poeta Teofilatto Simocatta, scritta per la vittoria delle truppe bizantine nella battaglia presso il fiume Arzamon (586), ottenuta per la presenza dell’immagine, la descrive come “non dipinta, non tessuta, ma prodotta con arte divina”. Giorgio Piside lo chiama “prototipo scritto da Dio”. Ancora dopo la sparizione dell’immagine, Teofane (758-818) afferma che nessuna mano avrebbe disegnato quest’immagine, ma “la Parola creativa e formante tutte le cose ha prodotta la forma” di questa figura divino-umana. Tutte queste descrizioni dei poeti e storiografi bizantini si possono giustificare solo per la presenza di un unico oggetto: il Volto Santo di Manoppello.
    Anch’esso, come prima impressione, sembra essere una pittura, ma quando si esamina meglio, si scarta subito questa ipotesi. Allora essa potrebbe essere stata prodotta con la tecnica della tessitura, ma anche questa tesi non regge. Così si comprende la descrizione “non dipinta, non tessuta” dei poeti bizantini. Per una immagine come quella di Manoppello, che è totalmente trasparente e sparisce quasi del tutto quando viene posta contro il cielo, si deve escludere qualsiasi tecnica conosciuta per la produzione di un’opera artistica. La gente a Costantinopoli raccontava che il Patriarca Germano avrebbe affidato l’immagine di Cristo alle onde del mare agli inizi dell’iconoclastia ed essa sarebbe giunta a Roma nel tempo del Papa Gregorio II.
    A Roma si parla di una “Acheropsita” che il Papa Stefano II avrebbe portato in processione quando il re longobardo Aistulfo assedia la città nel 753. Questa “Acheropsita” è il Volto Santo della Cappella Sancta Sanctorum del Palazzo lateranense dei Papi. È una icona sul cui volto si trovava incollata una tela dipinta con il volto di Cristo.
    Si pensa che il primo velo incollato fu proprio il Volto Santo di Manoppello. Non si poteva escogitare un miglior nascondiglio per un’immagine su un velo che sovrapporla ad un’icona. Così l’imperatore bizantino non avrebbe potuto mai scoprire il furto della sua “acheiropoietos” ed essa poteva sempre essere venerata nella liturgia pontificia. Quando gli imperatori bizantini persero pian piano il loro potere e il loro influsso sull’Italia, il Velo poté essere staccato di nuovo dalla sua icona, essere sostituito da un velo dipinto e trasportato nella cappella in San Pietro che il Papa Giovanni VII aveva fatto erigere poco dopo che l’immagine di Camulia sparì da Costantinopoli. Il primo Papa che non dovette più temere il potere dell’imperatore bizantino fu Innocenzo III. 
    Egli promosse per la prima volta il culto e la venerazione del velo con l’immagine di Cristo, e questa volta il Velo fu chiamato “Veronica”, la vera icona di Cristo. Il titolo “Volto Santo” rimase all’icona lateranense.
    Questa è la storia più probabile del Volto Santo di Manoppello secondo le conoscenze dei documenti e delle immagini acheropite. Rimane una questione aperta: come e quando i panni funebri, la Sindone e il velo di Manoppello, furono divisi.
    Come Mandilion di Edessa, la Sindone ha avuto il suo proprio percorso con il trasporto a Costantinopoli nel 944, il suo temporaneo smarrimento sin dalla crociata latina del 1204, e il suo riemergere dal buio dei tempi a Lirey, nella metà del Trecento.
    Il Volto Santo ha fatto il suo viaggio da Gerusalemme a Efeso, da Efeso a Camulia in Cappadocia, da Camulia a Costantinopoli, da Costantinopoli alla Cappella Sancta Sanctorum del palazzo lateranense, da qui alla Cappella della Veronica in San Pietro in Vaticano, infine al Santuario di Manoppello. Durante questi viaggi lo stesso oggetto, sembrerebbe aver cambiato nome diverse volte: da immagine “acheiropoietos” di Camulia, a “prototypos”, a “acheropsita” e “Volto Santo” della Cappella Sancta Sanctorum, a “Veronica” e finalmente di nuovo a “Volto Santo” in Manoppello. Questo percorso è una fondata ipotesi; l’identità del Volto Santo di Manoppello con la Veronica romana, però, è certezza.



    sabato 4 maggio 2013

    Giorno 17 maggio 2013 Radio Maria al Volto Santo di Manoppello

    Venerdì 17 maggio 2013,  Radio Maria trasmetterà la Santa Messa delle ore 07, 30 dal Volto Santo di Manoppello. La celebrazione Eucaristica sarà presieduta dal Rettore del Convento dei Cappuccini, Padre Carmine Cucinelli, e l'evento vedrà anche l'eccezionale partecipazione del Coro della Basilica, diretto dal Professore Nicola Costantini.

    mercoledì 10 aprile 2013

    Milioni di spettatori per il Volto Santo di Manoppello

    Milioni di spettatori in tv per il film sul Volto Santo
     
     Alla vigilia di Pasqua, milioni di persone in America Latina hanno potuto vedere su History Channel Latin America, il Volto Santo nel film-documentario «En busca del rostro de Jesus»
     
    Per leggere l'articolo pubblicato da "Il Centro" Edizione di Pescara, cliccare sul link qui sotto
     
     
    Questi sono i video del film in lingua spagnola scaricati da YouTube
     

    giovedì 28 febbraio 2013

    SINDONE: IL VOLTO SOFFERENTE DI GESU'

    di Antonio Teseo

    Spesso le tragedie nel mondo, quali le catastrofi naturali, i lutti, le gravi malattie e i disagi sociali, inducono la nostra coscienza a chiedersi: "Ma Dio dov'è, perché permette tutto questo?"
    Ecco la risposta.
    Questa S. S. Immagine, ispirata dallo Spirito Santo, ci mostra il Volto della Passione di Gesù risorto dai morti.
    Con il sangue versato per noi, segno della Nuova ed Eterna Alleanza, il Viso Santo è allora espresso nel nostro, durante le sofferenze, perché non si può risorgere senza meditare e contemplare con la preghiera il Crocifisso.

    sabato 19 gennaio 2013

    La diapositività del Volto Santo di Manoppello senza un dritto e un rovescio d'immagine

    di Antonio Teseo


    Fotografare il Volto Santo di Manoppello non è cosa facile. A volte simpaticamente mi viene da sorridere quando in basilica vedo i pellegrini che con le loro macchinette digitali cercano di ottenere qualche immagine, perché dopo ogni scatto si rivedono sul display il mirabile Viso sempre pieno di riflessi di luce a causa del vetro che lo racchiude sia da un verso che dall'altro.
    Se dunque è difficile ricavare delle discrete foto del S.S. Sudario senza pretesa alcuna, figuriamoci come possa essere difficile per un professionista fotografarne diapositivamente l'Effigie impressa con un'unica tonalità, senza cioè che l'orientamento dell'illuminazione subisca la benché minima variazione prima della messa a fuoco, e con l'ostensorio che deve trovarsi posizionato - per il secondo scatto fotografico - esattamente in un punto, dopo essere stato ruotato di 180 gradi.
    Le foto che vedete sopra, riprese dal Bollettino semestrale de "Il Volto Santo di Manoppello" dicembre 2012/pag. 28 - 29, soddisfano appieno le prerogative di cui ho parlato in quanto sono  state  sicuramente scattate da un eccellente fotografo. Esse danno lo spunto per convincere ogni serio studioso che questa Effigie non contiene diapositivamente né un dritto (la prova che la raffiguarazione sarebbe stata realizzata su una delle due facce del telo) e di conseguenza né un rovescio (la diversità dell'immagine in un tono meno visibile, perché osservata solo per trasparenza).
    Il Volto Santo di Manoppello non può essere dunque una pittura o tantomeno una stampa, realizzate da mano d'uomo, perché Esso è invece un "ologramma"; una figura cioè scritta con la luce dello Spirito Santo, perché non è statica, ma dinamica.
    Ecco, infatti, che cosa succede quando questo Viso è illuminato con raggi obbliqui da dietro: cambia aspetto, perché in questa sublime Icona vi sono i "segni" del Volto Trasfigurato (contemplabili nella coppia d'immagini di sopra) e Sfigurato (contemplabili nell'immagine di sotto) di Cristo Gesù