Il Vangelo di oggi

MISERICORDIAE VULTUM IN AETERNUM ADOREMUS.."[O Dio] continua ad effondere su di noi il tuo Santo Spirito, affinché non ci stanchiamo di rivolgere con fiducia lo sguardo a colui che abbiamo trafitto: il tuo Figlio fatto uomo, Volto splendente della tua infinita misericordia, rifugio sicuro di tutti noi peccatori bisognosi di perdono e di pace nella verità che libera e salva. Egli è la porta attraverso la quale veniamo a te, sorgente inesauribile di consolazione per tutti, bellezza che non conosce tramonto, gioia perfetta nella vita senza fine .."(PAPA FRANCESCO)

Fotomontaggio realizzato da Antonio Teseo
L'ora in Manoppello:

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lunedì 30 gennaio 2012

Sottoposto agli esami con i raggi polarizzati, il Volto Santo non reagisce seguendo le leggi naturali

Prosecuzione della storia del Volto Santo a Manoppello, dal 1946 al 1971
A cura di Fabrizio Tricca e la collaborazione tecnica di Antonio Teseo.
I cittadini di Manoppello, i quali hanno fatto un voto al Volto Santo durante l’oppressione nazista, nel 1946 e specialmente nel 1947 organizzano feste memorabili che resteranno indelebili nella storia di Manoppello e del suo amato Santuario.
1947 – 1948 – Offerta al Volto Santo della nuova Teca di argento, oro e pietre preziose. Il lavoro è stato eseguito in Roma da Nazareno Iotti, a cura del dott. Antonio Pompilio, con offerte di preziosi e denaro da parte del popolo e dei religiosi del Santuario. Il Cardinale Benedetto Aloisi Masella benedice e impone sulla nuova Teca di custodia del Volto Santo l’aurea corona fra il religioso silenzio degli 80.000 spettatori.
Comitato Promotore
per i
SOLENNI FESTEGGIAMENTI
in onore del Volto Santo
in Manoppello
AI CONCITTADINI EMIGRATI
Durante la lunga e terribile bufera della guerra e della occupazione della nostra diletta Patria da parte dei tedeschi, Manoppello non poteva essere risparmiata alla penosissima sorte dello sfollamento, del saccheggio e della distruzione, al pari di tante altre cittadine di questa zona montana dell'Abruzzo, tanto più che essa si offriva sicuro fortilizio di difesa per i tedeschi invasori e sicuro bersaglio di offesa per gli aerei anglosassoni da bombardamento.
Dall' ottobre 1943 al giugno 1944 questa cittadinanza fu costretta a vivere sotto un incubo assillante, tra i più gravi pericoli, col nemico in casa, ma senza mai smarrire il sentimento elevatissimo della sua Fede, della sua Speranza e del suo Amore al VOLTO SANTO DI GESÙ'.
Tra i tedeschi che requisivano gli alloggi e gli alimenti, scacciando le famiglie dalle proprie abitazioni e minacciando la morte, nella visione paurosa dei soldati che assalivano i casolari di campagna depredandone il bestiame, e degli ufficiali che banchettavano ogni giorno sul terribile destino degli oppressi, e del ciclo solcato senza tregua dai Velivoli carichi di bombe che piovevano senza esplodere, talora sin quasi al centro dell' abitato, il SANTUARIO DEL VOLTO SANTO era lì, erto a ridosso del colle, quale sole raggiante di mille luci per le nostre anime, unico dispensiere di conforto e di coraggio nei facili abbandoni dello spinto, unica ancora di salvezza nel comune naufragio. Così allora, come nel passato, come sempre. Anche gli scettici credevano al miracolo, anche gl' immemori tornavano al culto delle sacre tradizioni religiose del nostro popolo, anche i lupi divenivano agnelli.
Dopo la ritirata dei tedeschi e con l' avvento dell' armistizio, indescrivibili furono gli omaggi di riconoscenza e quanto mai numerosi i pellegrinaggi affluenti al Santuario del VOLTO SANTO persino dai più lontani paesi dell'Abruzzo.
Quale interprete fedele della gratitudine di tutta la cittadinanza di Manoppello, si costituì subito una Commissione destinata a promuovere una festa grandiosa, senza dubbio più solenne di quelle che furono proposte e celebrate nel maggio degli anni 1945- 1946. Essa avrà luogo nella 3a
domenica del maggio 1947. In tale circostanza sarà offerta al Santuario una nuova e più artistica teca tutta materiata di oro e di argento, in cui dovrà essere racchiusa la miracolosa Effìgie del VOLTO SANTO, un vero gioiello d' arte, coniato da un insigne cesellatore di Roma, per la rifusione dei preziosi oggetti votivi (orecchini, anelli, bracciali, collane, catenine, medaglie ecc.), i quali sono stati e saranno ancora donati con generoso e sacro empito di entusiasmo dalle nostre famiglie più abbienti e meglio disposte a perpetuare, attraverso questo segno sensibile, il pio e costante ricordo della propria riconoscenza al VOLTO SANTO.
Ad accrescere lo splendore della prossima festa saranno invitati, per le solenni cerimonie religiose, un Eminentissimo Principe di Santa Romana Chiesa e quattro Eccellentissimi Vescovi della regione abruzzese.
Oltre a due dei più valenti Concerti Musicali d' Abruzzo, non mancherà quello primario dei Carabinieri, proveniente dalla Capitale.
Nulla sarà trascurato circa tutte quelle altre manifestazioni di festa religiosa e civile convenienti alla particolare solennità della ricorrenza e anch' esse utili a rendere più completo, più grandioso, più memorabile l'omaggio dei nostri ringraziamenti all'adorabile VOLTO SANTO DI GESÙ'.
Pertanto la Commissione delle Feste rivolge il suo primo e più affettuoso pensiero a Voi, concittadini emigrati, la cui devozione per il VOLTO SANTO è uno dei più potenti vincoli che vi legano a questa vostra piccola Patria.
Voi, eletta schiera di forti e di audaci, in questa ora così tragica della nostra storia, fate rifulgere tra le varie genti le virtù del vostro popolo : onestà, laboriosità, fiero patriottismo, profondo e ammirevole spirito di generosità e soprattutto indistruttibile fedeltà alla religione dei vostri Padri. Voi sentite di amare ancora con tenerezza infinita il VOLTO SANTO, celestiale tesoro di grazie assegnato da Dio alla fortunata terra di Manoppello, propugnacolo della nostra e della Vostra vita quotidiana, e quindi tornate con passione agli antichi e santi ricordi e inviate la vostra offerta per onorarLo.
A questo messaggio di amore dei vostri concittadini rispondete come meglio è consentito dalle vostre possibilità, non dimenticando che il vostro figliale e devoto contributo sarà consacrato alla celebrazione delle feste suindicate come la più alta ed efficace preghiera del vostro cuore al VOLTO SANTO, dal Quale verrà certamente a Voi, ai vostri cari, al Vostro presente, al vostro avvenire, la pienezza d' ogni benessere.
Manoppello, Gennaio 1947.
LA COMMISSIONE
IL CARDINALE ALOISI-MASELLA
A MANOPPELLO
PER INCORONARE IL VOLTO SANTO
Contrariamente ad altre affermazioni, oltre centomila pellegrini quest'anno si sono avvicendati a Manoppello per accorrere al Santuario del Volto Santo in occasione delle straordinarie ed eccezionali manifestazioni religiose e festeggiamenti civili nella ricorrenza della solenne incoronazione del Volto Santo per le mani di un Principe di Santa Romana Chiesa, nella persona di Sua Em.za il Cardinale Benedetto Alojsi-Masella, e con l'assistenza di S.E. l'Arcivescovo Venturi di Chieti e di S.E. il Vescovo coadiuvatore Falcucci, nonché di numerosi prerlati.

Sciogliendo il voto formulato durante e subito dopo l’occupazione tedesca, i manoppellesi sopravvissuti alle distruzioni di guerra, alle angherie e soprusi dei tedeschi, nonché risparmiati dai bombardamenti aerei piovuti in paese ed in parte miracolosamente non esplose, in omaggio ed in ringraziamento hanno offerto con slancio generoso e commovente, col concorso dei cittadini residenti in America, un artistico Monumentale reliquiario d’inestimabile valore al Volto Santo.
Il Cardinale Alojsi-Masella ha aderito all’invito dell’Arcivescovo Venturi di Chieti per la richiesta esplicita dell’intera popolazione di Manoppello per presenziare all’austera imponente e solenne cerimonia.
La sera del 17 maggio, le autorità religiose, civili e militari, si davano convegno in località Ponte Alba, sulla Tiburtina - Valeria, per porgere il primo saluto nell’ingresso del territorio di Manoppello al Cardinale che giungeva puntualmente con una macchina dello Stato Città del Vaticano accompagnato da Mons. Capoferri, cerimoniere pontificio, e dal suo segretario padre Rolando Venturi ed il Vescovo Falcucci. Si presentavano a sua Eminenza e gli presentavano a loro volta il modesto provinciale dei cappuccini, il Sindaco di Manoppello, il vice Prefetto in rappresentanza del Prefetto, il Presidente della Deputazione Provinciale, il Comandante della Legione Carabinieri di Chieti, il comandante del gruppo carabinieri di Pescara, il vice questore, il dottor Pompilio, promotore ed anima del comitato dei festeggiamenti. Dirigeva il servizio d'ordine il capitano dei carabinieri della compagnia di Pescara, con carabinieri motociclisti in alta uniforme.
Giunti a Porta San Francesco di Manoppello, accolto da una salve di 21 colpi di bombe pirotecniche dirompenti e da una massa imponente di popolo, mentre la musica di Casalanguida intonava l’inno pontificio, S. Em.za il Cardinale anziché attraversare come in programma l’abitato di Manoppello, in macchina volle scendere ed attraversare a piedi il corso Santarelli illuminato a giorno dalla Miccoli di Miglianico seguito da tutte le autorità, mentre il popolo festante faceva ala al suo passaggio. Giunto a Porta San Leonardo, rimontava in macchina, il corteo si dirigeva verso il Santuario al cui piazzale il Sindaco rivolgeva il saluto di Manoppello a Sua Eminenza per la persona del Vicario di Cristo, a cui il Cardinale rispondeva commosso e benedicendo.
Nella mattinata del 18 Sua Eminenza ha celebrato la messa nel Santuario cui faceva seguito la benedizione del reliquiario e della corona aurea che veniva posta sulla Sacra effigie, dal palco eretto sul piazzale antistante il Santuario, dopo aver spiegato al popolo immenso stipato con parole di ammonimento e di fede la solennità e la circostanza speciale del rito.
Si ordinava quindi la solenne imponente e tradizionale processione cui l’alto prelato ha partecipato dal palazzo Pardi, ove la banda dei carabinieri intonava l’inno pontificio fino alla chiesa di San Nicola, assistendo pontificalmente alla messa del ministro provinciale dei cappuccini.
Alle 17,30 egli ha preso concedo dal popolo e dalle autorità rifacendo ancora a piedi l’intero corso Santarelli stipato di popolo osannante. Hanno allietato la cittadinanza e la innumerevole folla le musiche dei carabinieri di Roma, quella di Casalanguida, dell’Istituto degli orfanelli di Santa Maddalena di Chieti e quella Fenaroli di Lanciano.

Severi e grandi spettacoli pirotecnici per le ditte Pietralunga di Casalincontrada, cavaliere D’Addario di Francavilla a Mare, cavaliere Zuccarini di Corropoli e i fratelli di Renzo di Lettomanoppello.
Un plauso va attribuito ai componenti della commissione per la mole di lavoro così egregiamente assolta: Sindaco Di Martino, dott. Pompilio, sig. Tarquinio, sig. Ricci Dante, sig. Minichilli, sig. Cremonese, sig. D’Aurelio Remo, sig. Di Cecco Donato, sig. Teseo, sig. Di Giamberardino, sig. De Meis Camillo.

1948 – Viene rubata la Corona d’Oro del Volto Santo da ignoti ladri e viene rifatta poi con le offerte raccolte tra i devoti del popolo romano.
1948 – 1949 – Si iniziano i lavori di rinnovamento totale dell’interno del Santuario: tutti i soffitti a nuovo; le navate laterali rielaborate dalle fondamenta; apertura dell’arco dietro l’Altare Maggiore e rifacimento di quello antistante; rielaborazione dell’Altare Maggiore e Tempietto e aggiunta di una nuova gradinata di accesso al Volto Santo; nuovo Tesoro sulla navata sinistra; pavimento e rivestimento di zoccolatura; vetrate istoriate del Professor Ferzetti di Atri; banchi confessionali e bussola.
1950 – Monsignor Giovan Battista Bosio, Arcivescovo di Chieti, approva ed indulgenzia il Responsorio del Volto Santo. La Reliquia per la prima volta viene portata in processione a Manoppello Scalo.
PIOGGIA DI ROSE
Nell'anno 1950, per la prima volta, il Volto Santo fu portato processionalmente alla Stazione di Manoppello. Fu un avvenimento per quelle buone popolazioni che avevano per la prima volta la gioia che, in paese, i loro concittadini hanno sempre.
Ad un certo punto, lungo la strada provinciale, una grande quercia incomincia a piovere rose.
Un contadino, inosservato, era salito lassù, vinto da un intimo affetto per il Signore che passava vicino alla sua campagna, avanti alla sua casa.
Lo spettacolo sempre meraviglioso dei balconi, delle finestre che, a Manoppello, piovono fiori durante la processione della grande festa, non può far dimenticare la quercia che pioveva rose, al passaggio di Gesù.
1956 – Grandiosi Feste del IX Cinquantenario della venuta del Volto Santo a Manoppello.
Due nuove campane risuonano dal campanile azionate da un nuovo impianto di diffusione sonora offerto dal Maresciallo Raffaele Spadaccini di Serramonacesca e Maresciallo Rocco Mancini.
Padre Bernardo da Vasto O.F.M. Cap. (1908+1973) pubblica un libro sul Volto Santo dal titolo: “Vademecum del divoto del Volto Santo”.

FESTE DEL IX CINQUANTENARIO

DEL VOLTO SANTO DI NOSTRO SIGNORE
( MANOPPELLO 1506 – 1956 )
A cura di Fabrizio Tricca
L’anno 1956 segna la ricorrenza del IX Cinquantenario della venuta della S. Effigie del Volto Santo in Manoppello.
Fu nel 1506 che il Dottor Giacomantonio Leonelli ricevette da un ignoto pellegrino il sacro Tesoro che poi divenne dispensatore di grazie e benedizioni di devoti.
Chi ha visto anche una sola volta il Sacro Velo, ricorderà quanta luce e conforto ha ricevuto: ma specialmente questo anno Gesù Appassionato guarderà con occhio più benigno il nostro paese ed il nostro Abruzzo. Per inaugurare solennemente il 1956, nella notte di Capodanno una grande folla di manoppellesi è salita in devoto raccoglimento la Sacra Collina. Dopo l’esposizione solenne della Venerata Effigie ha avuto luogo un’Ora di Guardia alla presenza di tutti i rami dell’A. C. che ha posto sotto la protezione del Volto Santo il suo anno sociale già cominciato.
Allo scoccare della mezzanotte un nutrito sparo di mortaretti e di fuochi artificiali ha dato il segnale dell’inizio del IX Centenario. E’ seguita la S. Messa solenne durante la quale il Rev. P. Emidio ha intessuto un discorso molto ammirato e commovente.
Celebrazioni Giubilare
In onore del
Volto Santo di nostro Signore Gesù Cristo – 1506 - 1956
Cittadini di Manoppello, Fedeli di Abruzzo, d’Italia e del mondo, Devoti del Volto Santo!
Un anno straordinario di grazia è spuntato per noi!
Si compie infatti proprio quest’anno il 450° Anniversario dal giorno fatidico quando un misterioso Pellegrino donò a Manoppello, all’Abruzzo, all’Italia, per mezzo dell’Illustre Dottor Leonelli, il Velo adorabile che ci mostra il sacro Volto del Redentore Paziente.
I devoti della divina Immagine si contano oramai a decine e centinaia di migliaia; non solo in Manoppello e in Abruzzo, ma in tutta Italia e nel mondo intero: uomini e donne, di ogni età, di ogni condizione, sparsi in tutti gli angoli della terra; persone che hanno avuto la fortuna di mirare il Volto Santo o di vederne comunque riprodotte le divine sembianze o che semplicemente ne hanno sentito parlare; tutti sono rimasti conquistati dalla bellezza e maestà, dalla dolcezza e potenza, dallo strazio e rassegnazione che traspira mirabilmente da quel Sacro Velo e tutti si sono trovati costretti a ripetere con la più incrollabile convinzione: questo è veramente il Volto dell’uomo Dio !
E tutti, da vicino o da lontano, sentono irresistibile il richiamo del Volto di Gesù. Chi lo ha visto anche mille volte brama ardentemente di tornare a vederlo; chi non lo ha mai visto si sente trascinato da un’arcana forza a correre a conoscerLo. E si sospira il momento dolcissimo di potersi prostrare dinanzi a quella celeste Immagine ed estasiarsi nella sua contemplazione e sentire lo sguardo dolorante e soavissimo di Gesù incontrarsi col proprio sguardo e gustare la gioia ineffabile del contatto col divino.
Fedeli di ogni luogo, Devoti del Volto Santo !
Andiamo tutti ad adorare il Signore in Manoppello ai piedi della Sua augusta Immagine, specie in quest’anno che ci ricorda il IX Cinquantenario della sua venuta in mezzo a noi; andiamo tutti a Lui che ci chiama, ci invita, ci accoglie, ci conforta, ci consola, ci allieta, ci arricchisce di grazie, ci fa pregustare gioie sovrumane; andiamo a Lui per amarlo, adorarLo, lodarLo, ringraziarLo, chiederGli celesti favori.
Egli ci aspetta; nella bellezza divina del suo Santo Volto, nella serena e composta maestà del Tempio Serafico che L’accoglie, nella prodigiosa realizzazione di iniziative portate a termine o quasi per rendere più degno di Lui e più accogliente per i pellegrini il Suo Santuario, nella solenne grandiosità delle manifestazioni che si presentano per onorarLo più convenientemente.
Egli ci aspetta: andiamo.
Un oceano di gente, una selva di cuori stiano e palpitino intorno a Lui durante tutto quest’anno, ma specialmente durante le solenni feste di maggio e di agosto. Sarà l’attestato più eloquente di fede e di amore verso il Volto Santo da parte dei Suoi Devoti; sarà anche il mezzo più sicuro per ottenere da Lui un fiume di grazie su Manoppello e sull’Abruzzo, sull’Italia e sul mondo, sulla Chiesa e sulla società, sull’individuo e sulla famiglia, sulle anime, sulle menti e sui cuori.
Le manifestazioni in onore del Volto Santo durante questo IX Cinquantenario culmineranno con i grandiosi festeggiamenti che si svolgeranno in Manoppello dal 18 al 21 maggio ai quali parteciperanno altissime Autorità e Personalità del mondo ecclesiastico, civile e militare, oltre al Rev.mo Padre Benigno da San Ilario Milanese, Ministro Generale dei Frati Minori Cappuccini. Sta già in attività un Comitato iniziale che presto procederà alla costituzione di un Comitato di onore e di un Comitato effettivo e comunicherà un programma di massima che a suo tempo sarà seguito da un programma dettagliato.
Per adesso comunichiamo solo che i festeggiamenti, oltre alle grandissime manifestazioni, religiose, comprenderanno anche grandissime manifestazioni civili e popolari; e inoltre avvertiamo che per quest’anno la Processione della mattina di Domenica 20 maggio per il trasporto del Volto Santo dal Santuario alla Chiesa avrà inizio alle ore 8 e che il ritorno avverrà nella serata del lunedì.
I PADRI CAPPUCCINI DEL SANTUARIO
IL COMITATO CIVILE DI MANOPPELLO
NUOVE CAMPANE IN OCCASIONE DEL IX CINQUANTENARIO
Nella Domenica di Passione 18 marzo, dopo la Benedizione Eucaristica, i fedeli sono passati dalla Chiesa al salone dei pellegrini per assistere alla benedizione solenne di due campane nuove, coniate a ricordo del Nono Cinquantenario del Volto Santo dalla ditta Peppino Mari di Torre dei Passeri.
Il medesimo predicatore delle Quarantore, dopo aver impartito la benedizione, approfittava per spiegare ai fedeli i fini delle campane esortandoli ad ascoltare il loro suono, come voce di Dio, che invita alla frequenza delle SS. Funzioni, specie del S. Sacrificio della Messa, alla preghiera e penitenza per placare la Giustizia Divina, offesa dai nostri peccati.
In detta funzione fungevano da Padrini i coniugi Don Nicola e Donna Concettina Marinelli e i coniugi Dottor Don Antonio ( rappresentato dal suo figlio Numa perché malato ) e Donna Amelia Pompilio, che, come contributo delle spese, lasciavano al Santuario una cospicua somma.
Mentre ringraziamo i Signori Marinelli e Pompilio per la loro generosità, facciamo appello agli altri fedeli perché ci vengano incontro, come meglio possono, affinché presto possa essere raggiunta la somma necessaria.
STAMPA DI UN LIBRETTO PER LA RICORRENZA DEL IX CINQUANTENARIO DELLA VENUTA DEL VOLTO SANTO A MANOPPELLO.
Il 18 Maggio 1956 è stato distribuito 2500 copie di un numero speciale per ripercorrere le tappe della storia sul Volto Santo di Manoppello dal 1506 al 1956.
Indice:
- Significato di una Celebrazione Cinquantenario
- Manoppello attraverso i secoli
- Origine del Volto Santo di Manoppello
- Note cronologiche sul Volto Santo e Suo Santuario
- Il “Volto Santo” di Manoppello (poesia)
- Sorgente di luce e d’amore
- Dinanzi al mirabile Velo
- Nella vigilia di un Cinquantenario: L’essenziale premessa
- Le Perle del Volto Santo (poesia)
- “Il Volto Santo di Manoppello”
- Note bibliografiche sul Volto Santo di Manoppello
20 – 21 MAGGIO FESTA DEL VOLTO SANTO
Il giorno 10 Maggio, proceduta dal suono a martello delle campane e sparo di mortaretti, è cominciata la Novena solenne del Volto Santo nel Santuario e in Parrocchia.
La scia ordinata dei pellegrini, ricominciata con la primavera, è andata aumentando sempre più fino a diventare una marea nei giorni della festa 19-20 e 21 Maggio. Il giorno 19 in paese, come negli altri anni, è stato dedicato alla festa del Protettore San Pancrazio.
Il Panegirico è stato tenuto dal valente oratore P. Ignazio da Spoltore.
Nella mattina del 20, accompagnato dal nostro Padre Provinciale Molto Reverendo Padre Venanzio da Casacanditella, dal Molto Reverendo P. Provinciale di Foggia , dal Parroco Don Beniamino Carusi, e dalle altre autorità del paese, è arrivato il Rev.mo Padre Generale P. Benigno da S. Ilario Milanese, che ha celebrato la Santa Messa prelatizia.
Seguiva la solenne processione del Volto Santo dal Santuario alla Parrocchia e la messa solenne, celebrata dal Molto Rev.mo P. Provinciali di Foggia, che, con grande maestria, parlava del Volto Santo e dei tesori di grazie e misericordia elargite continuamente alle anime.
Nella serata, la Chiesa di S. Nicola assumeva un aspetto più solenne per il pontificale, celebrato dal nostro eccellentissimo Arcivescovo Monsignor Giovanbattista Bosio, che nel vangelo, rivolgeva la sua dotta e pastorale parola ai fedeli, incitandoli al ricordo e meditazione della passione di Cristo ed esortandoli a trarre profitto dalle sue divine sofferenze.
Nella serata le funzioni religiose si chiudevano con la solenne processione di ritorno al Santuario e messa, in cui il Parroco Don Beniamino Carusi parlava agli astanti, esortandoli a non ritenere il quadro del Volto Santo semplicemente come un mobile decorativo nelle proprie case, ma ad ascoltarne la voce che parla ai cuori ed a tradurne in pratica le divine ispirazioni e ammonizioni.
Molti sono stati i frutti spirituali ricavati dagli intervenuti, come si può desumere dal fervore con cui si sono prostrati all’adorazione del Santo Volto, dall’attenzione usata alle sacre funzioni, e dalla partecipazione ai santi sacramenti.
La vita cittadina, sia durante le funzioni che in altre ore è stata allietata da nutriti e spettacolosi giuochi artificiali e dalle tre valenti musiche di Avezzano , Casalincontrada e Introdacqua.
Un sentito ringraziamento al Comitato e a quanti hanno contribuito alla ottima riuscita della festa.
COMITATO PER LE FESTE NONOCINQUANTENARIO 1506-1956
M. R. P. Venanzio da Casacanditella ( Ministro Provinciale Cappuccino )
R. P. Giuseppe Maria da Chieti ( Guardiano del Convento di Manoppello )
M. R. D. Beniamino Carusi ( Parroco di Manoppello )
R. P. Fedele da Vasto ( Rettore del Santuario )
Cav. Giuseppe Di Martino ( Sindaco di Manoppello )
Rosati Mario ( Presidente )
Gloria Giacomo ( Vice Presidente )
Di Pietrantonio Giovanni ( Cassiere )
Di Martino Arturo ( Membro e Consulente Artistico )
Belfiglio Aurelio, Colucci Giuseppe, De Tiberiis Eliseo, Di Cecco Donato, Di Bartolomeo G. , Di Vello N., Di Carlo S., D’Aviero Santino, Frasca Camillo, Iezzi Giuseppe, Mazzaferro Ottavio, Mazzaferro F. Paolo, Marinelli Nicola, Marcantonio Emidio, Napoleone Pasquale, Ricci Dante, Verratti Ignazio, Teseo Giuseppe, Breda Verino.
CORTOMETRAGGIO SUL VOLTO SANTO
Un cortometraggio in ferraniacolor, documentario n. 6762, di m. 286, produzione
del comm. Gustavo Fusco, per la regia di Giancarlo Pecenko operatore Tommaso
Fusco, commento di Bernardo da Vasto, per cura e a spese del Ministro Provinciale dei Frati Minori Cappuccini d’Abruzzo Padre Venanzio da Casacanditella.
Già in distribuzione 32 mm.
E’ una visione sintetica, chiara, immediata di tutta la storia del Velo misterioso e della suggestiva emozione che esercita sugli osservatori.
Senza preconcetti critici di storia o di religione, la regia e il commento, evitando ogni apparente tesi di presentazione, con una graduale stringente argomentazione, riescono felicemente ad imporsi allo spettatore che sullo schermo vede tradotta in nitida visione il soggetto nella sua origine, nei suoi peculiari dati iconografici e nella sua progressiva trionfale affermazione.
1956 - ( 8 agosto ) - L'immane tragedia del Bois du Cazier (Belgio) porta il popolo di Manoppello nel lutto insieme a quello dei paesi confinanti di Lettomanoppello e di Turrivalignani. Dalla miniera di carbone saranno estratti 262 minatori di diverse nazionalità di cui 136 italiani. Manoppello, con i suoi 22 morti, risulterà il paese più colpito dalla catastrofe.

Marcinelle

Memorie dal sottosuolo

A causa di un errore umano, l’8 agosto del 1956, il Belgio venne scosso da una tragedia senza precedenti. Un incendio, scoppiato in uno dei pozzi della miniera di carbon fossile di Bois du Cazier, causò la morte di 262 persone di dodici diverse nazionalità. 136 minatori erano italiani. Rimasero senza via di scampo, soffocati dall'ossido di carbonio e braccati dalle fiamme. Le operazioni di salvataggio furono disperate fino al 23 agosto, quando uno dei soccorritori diede l’annuncio, in italiano: "Tutti cadaveri".


L’accordo “uomo-carbone” del 1946, tra Italia e Belgio


In Italia, in quegli anni, le risorse di carbone erano agli sgoccioli, le potenze vincitrici lo lesinavano agli sconfitti e la nostra produzione era pressoché nulla. Il misero recupero nel porto di Messina di un carico affondato durante la guerra era già tanto. In Italia vi era molta manodopera e pochissime risorse, in Belgio la situazione era l’opposto. Nel ‘46 infatti i belgi, ricchi di carbone, non volevano fare il lavoro del minatore perché erano coscienti dei pericoli del lavoro in miniera, tra cui malattie come la silicosi. Il governo belga quindi decise di importare manodopera dall’estero, e molti furono gli italiani a partire in cerca di fortuna: “imparate le lingue e andate all’estero” diceva De Gasperi quando gli veniva prospettato il problema della disoccupazione.
Erano anni difficili per l’Italia, uscita distrutta dalla guerra. L’emigrazione era un modo per “esportare” i poveri.

Il Primo Ministro belga Van Hacker, alla fine del conflitto lanciò la “battaglia del carbone”, riuscì quindi a promuovere una convenzione con De Gasperi (con il benestare di Togliatti e Nenni), e il 23 giugno del 1946 venne firmato l’accordo che prevedeva l’acquisto di carbone a fronte dell’impegno italiano di mandare 50.000 uomini da utilizzare nel lavoro di miniera. Non meno di duemila uomini a settimana, centomila alla fine dell’anno. Nell’accordo erano previsti un corso di formazione e la garanzia di un alloggio.

E così tra il ‘46 e il ‘57 arrivarono in Belgio 140mila uomini, 17mila donne e 29mila bambini. “I musi neri”, com’erano chiamati i lavoratori a causa della polvere di carbone che ricopriva i loro corpi, venivano avviati a un lavoro pericolosissimo, privi di ogni preparazione e alloggiati in strutture fatiscenti. Trattati come bestie, erano costretti a lavorare in cunicoli alti appena 50 centimetri. Firmato l’accordo “uomo-carbone”, nei comuni italiani iniziarono a comparire dei manifesti che informavano della possibilità di questo lavoro e in cui c’era scritto che un franco belga equivaleva a 12 lire italiane. Ma per quanto riguarda le mansioni effettive, diceva molto poco.

Secondo l’accordo tutti i minatori in partenza dovevano confluire a Milano dove i medici avrebbero fatto dei controlli di tipo militare. Molti provenivano dalla Calabria alla ricerca di una vita migliore. Il viaggio in treno verso il Belgio durava tre giorni e tre notti. Non c’erano vagoni degni di tale nome, né servizi igienici, molti si sentivano come se stessero viaggiando in un carro bestiame.
Uno dei testimoni racconta che, arrivati a Charleroi, vennero portati in una caserma con dei camion, dove rimasero in piedi per molte ore, senza nemmeno teli di protezione dal freddo, ed era pieno inverno. Poi furono fatti entrare in uno stanzone di una caserma di gendarmeria: erano in 600 e vennero disinfettati, uno per uno.

Lo shock della miniera.
Gli alloggi erano delle baracche che pochi anni prima erano stati dei lager tedeschi per i prigionieri sovietici, e poi, quando le sorti della guerra si capovolsero, per gli stessi prigionieri tedeschi. Ora erano dei “volontari” italiani a occuparli. Oltre alle baracche vennero utilizzate anche delle cantine: queste costavano circa 500 franchi alla settimana.

Dopo lo shock degli alloggi venne lo shock della miniera. Molti non immaginavano neppure cosa li aspettasse: passarono dalla luce bianca dei riflessi della neve, al nero più intenso delle viscere della terra. Alcuni piansero, ma molti si vergognarono di tornare a casa. La giornata degli operai era divisa in tre fasi: la mattina era dedicata allo scavo del carbone, il dopopranzo all’armamento delle gallerie, e la notte al trasporto del materiale.

Non era facile la vita lassù, anche perché i problemi continuavano anche dopo il lavoro. Gli operai italiani, infatti, non venivano visti bene dalla popolazione belga e venivano chiamati “fascisti”, “sporchi maccaroni”. Tra i lavoratori vi erano molte differenze anche nelle abitudini: i belgi non portavano mutande, per scarpe avevano degli zoccoli, indossavano sempre il berretto, e non si divertivano dopo il lavoro. Inoltre, proprio perché le donne belghe (giovani o vecchie che fossero) dimostravano di apprezzare molto il modo di fare degli italiani, il loro fascino, la malevolenza da parte dei belgi cresceva ancora di più.

Molti, dopo alcuni mesi, vollero tornare nella loro terra dove erano sì poveri, ma dove almeno potevano respirare aria buona. A legarli però c’era il contratto: questo infatti prevedeva cinque anni di miniera, con l’obbligo di farne almeno uno: chiunque avesse chiuso il contratto sarebbe stato arrestato. Poiché nel carcere, il Petit-Chateau (oggi diventato, per ironia della sorte, un centro di accoglienza per i profughi), si moriva di fame, erano in molti ad arrendersi e a tornare a lavorare.

Il 30 aprile del 1948 finalmente vennero annullate le differenze tra gli operai italiani e quelli belgi. Il protocollo italo-belga, firmato a Bruxelles, estendeva ai nostri lavoratori nel Belgio il regime di assicurazione sociale previsto per i belgi stessi. Iniziarono ad arrivare nuovi minatori, ma questa volta il numero era più esiguo e con la famiglia al seguito. Inizialmente la legge prevedeva che i figli dei minatori facessero i minatori. Si iniziava anche a 14 anni: facevano i macchinisti e altre cose “da ragazzi”, a più di mille metri sotto terra, tra cavi di 6.000 volt.
Il cantautore Salvatore Adamo, il calciatore Vincenzo Scifo e il politico Elio di Rupo, rappresentano il riscatto italiano di quegli anni proprio perché riuscirono a non seguire le orme dei padri, ma fare un altro mestiere.

Poiché nel dicembre del 1953 i minatori italiani uccisi dal grisou (una pericolosa miscela esplosiva inodore che spesso si forma naturalmente nelle miniere di carbone) e da altri incidenti erano più di 200, il governo italiano spinse quello belga ad aprire un’inchiesta sul lavoro nelle miniere. Ma le miniere erano già sul punto di chiudere per la crisi e le leggi del profitto volevano che si continuasse a lavorare nella stessa maniera. Quindi, dall’8 marzo del ’56, l’Italia iniziò a bloccare i convogli, e il Belgio a sostituire i minatori italiani con quelli spagnoli e greci.

L’eredità della miniera per molti si chiamava anche silicosi. È la malattia dei minatori, dei tagliatori di pietre, che inalando grandi quantità di polveri subiscono il deposito di particelle di silicio nei polmoni. Questa malattia uccideva 3.000 operai all’anno, ma il Belgio riconobbe la malattia come malattia nazionale solo nel ‘64. L’Italia lo aveva già fatto nel due anni prima.

La tragedia.
È l’8 agosto del 1956. Il luogo è il pozzo n. 1 di Marcinelle, in funzione dal 1930. Un pozzo con una via di entrata e una di uscita. Ci si calava dentro e si risaliva per mezzo di due ascensori azionati da ruote gigantesche. Nella zona mineraria di Bois du Cazier le strutture interne erano in legno: materiale inadatto perché infiammabile. Alle volte i minatori, per il caldo, lavoravano in mutande anche se enormi pale girevoli garantivano un minimo di ricircolo dell’aria.

Lo scoppio avvenne alle 08:30. L’origine dell’incendio è imputabile a un malinteso tra gli addetti a sospingere i carrelli e i manovratori in superficie. L’addetto ai carrelli infatti comunicò un comando errato: forse si espresse male perché conosceva pochissimo il francese. L’ascensore venne fatto risalire velocemente e nel viaggio urtò una trave metallica che a sua volta danneggiò una tubatura carica di olio, e i cavi elettrici di una ventola. Le scintille causate dall’attrito infiammarono la miscela, e l’incendio, spinto dalla corrente di ricircolo dell’aria, si propagò nelle gallerie bruciando tutte le strutture in legno.

I soccorsi.
All’alba della mattina dopo le fiamme vennero domate completamente. Al loro posto un’enorme nuvola di vapore. Poiché accanto al pozzo ve ne era un altro in costruzione più sicuro perché di cemento, le squadre di soccorso passarono da lì. Questo finiva con una porta: dopo averla aperta trovarono i primi morti. I soccorritori iniziarono a percorrere le gallerie: non c’era gas ma l’odore era terribile. Avevano a disposizione dei respiratori con un’autonomia di tre ore. A portare conforto alle donne che aspettavano notizie dei loro cari dietro ai cancelli, arrivò anche il Cardinale italiano, Patriarca di Venezia, Giovanni Battista Roncalli, futuro Papa Giovanni XXIII.

A 835 metri furono trovati molti morti, gonfiati per il gas e per l’acqua, nonché molti animali. Si riteneva che l’unica possibilità di trovare ancora dei vivi fosse nel rifugio situato a 1.035 metri. Le squadre di salvataggio italiane furono eroiche, lavorarono 24 ore su 24 per trovare dei superstiti. Le donne cercavano di riconoscere i corpi, ma era molto difficile: erano completamente anneriti e gonfi, talvolta senza arti.

Cinque giorni dopo la tragedia le radio dicevano che c’era ancora speranza. Quando scesero a quota 1.035 trovarono un messaggio scritto su un pezzo di legno: ”siamo una cinquantina, ci dirigiamo verso la 26 PO”. Sì, c’era ancora speranza. Ma quando aprirono le porte del rifugio trovarono solo cadaveri. Un uomo, per salvarsi, aveva grattato disperatamente con le unghie per terra.

“Sono tutti morti. Queste tre parole campeggiano sulla prima pagina dei giornali di Charleroi usciti di buona mattina in edizione straordinaria, listati a lutto. Sono tutti morti. Le tre parole che la gente ripete costernata per le strade suonavano come tre funebri rintocchi sull'ultimo atto della tragedia di Marcinelle, all'alba del diciassettesimo giorno del suo inizio”. Queste le parole di Massimo Caputo scritte nell’articolo: L'ultima giornata d'attesa fu la più straziante, pubblicato sul Corriere della Sera il 24 agosto del 1956.

Il 22 marzo del 1957 vennero portati in superficie gli ultimi corpi. Era una geografia del disastro italiano: Abruzzo 60, Puglia 22, Marche 12, Friuli 27, Molise 7, Sicilia 5…. 40 le bare che ritornarono in Italia, 22 solo a Manoppello, un piccolo paese abruzzese in provincia di Chieti, il più sfortunato dei paesi protagonisti dell’emigrazione italiana.

Nel 2001 è stata istituita ogni 8 agosto la “Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo”. Ma nessuno pagò per questa tragedia. Il 1 ottobre del 1959 il tribunale di Charleroi emise un verdetto di assoluzione per gli amministratori e i direttori della miniera: «nessuno è responsabile della tragedia». L’anno seguente, dopo la reazione dell’opinione pubblica e della stampa italiana, nel processo d’appello venne condannato a sei mesi di reclusione un ingegnere. E così, trovato un capro espiatorio, venne chiusa l'intera vicenda.
Le foto dei nostri fratelli Abruzzesi morti nella tragedia




PREGHIERA AL VOLTO SANTO
Volto Santo di Gesù, che con le Tue Immense Grazie hai dato segno della tua Potenza e Misericordia, hai accolto nel Paradiso questi umili lavoratori che, a Te, in punto di morte ti hanno chiesto aiuto. Come segno della Tua Redenzione, comprendiamo che la Fede in Te è anche questo, e cioè portare la Tua pesante Croce come quella volta la portò per noi il Cireneo.
Antonio Teseo

Piazza Marcinelle a Manoppello: monumento alle vittime della tragedia del maestro Pietro Cascella.
1961 – Una riuscita di Poesia Abruzzese da inizio a una simpatica tradizione di omaggio dei Poeti al Volto Santo. L’organizzatore è P. Antonio da Serramonacesca O.F.M. Cap. (1914+1970).
Le Poesie dialettali al Volto Santo
Don Mario Morelli:
E quande la si viste pe na vote, te pù murì, te pù scurdà de tutte, ma questa Faccia nen la pù scurdà.
(E quando l'hai visto per una volta "il Volto Santo di Manoppello", puoi morire, puoi dimenticarti di tutto, ma questa Faccia non la puoi dimenticare).
Dottor G. D'Aristotile:
Finalmente ha finite lu cammine! finalmente vedeme tutte quante le meravije sopra a sta culline... Ngenuccbiémece tutte! Ecche c'incante lu paradise che ci s'avvicine dall'occhie vive dellu Volte Sante.
(Finalmente è finito il cammino! finalmente vediamo tutte le meraviglie sopra questa collina... Inginocchiamoci tutti! Ecco c'incanta il Paradiso che ci si avvicina dagli occhi vivi del Volto Santo).
Giulio Sigismondi:
O Volte Sante, o done preziose
che Criste fece a na donna piatose, nnanze a ssu Vele tutta la jurnate voje sta de continue ngenucchiate.
( O Volto Santo, o dono prezioso che Cristo fece ad una donna pietosa, innanzi a questo Velo voglio restare per tutta la giornata di continuo inginocchiato).
1963 – Concessione della Messa propria del Volto Santo per l’interessamento del Cardinale Carlo Gonfalonieri. Padre Donatangelo Lupinetti O.F.M. Cap. (1909) pubblica un poemetto in dialetto Abruzzese, in vernacolo, dal titolo: Lu Sandissime Voldesande.
SANTA MESSA IN ONORE DEL VOLTO SANTO
Con rescritto della Sacra Congregazione dei Riti, in data 23 febbraio 1963, è stata concessa al santuario del Volto Santo la messa propria. Questa messa può essere celebrata tutti i giorni dai sacerdoti che vengono pellegrini o accompagnano pellegrinaggi, purché non si incontrino feste o solennità che richiedono la liturgia e messa propria.
Il desiderio lungamente accarezzato, perchè il santuario di Manoppello avesse quello che tanti altri Santuari avevano ottenuto, fu soddisfatto grazie al prezioso interessamento del cardinale Carlo Confalonieri.
Colletta
O Signore Gesù Cristo, il cui santissimo volto già nascosto nella Passione risplende nella Sua virtù come sole, concedici per tua misericordia che, partecipando in terra alla tua Passione, possiamo godere in cielo nella manifestazione della tua gloria.
All'Offertorio
Uomini malvagi sono insorti contro di me, cercarono, senza pietà, di uccidermi, non resistettero dallo sputarmi sulla faccia, mi coprirono di piaghe con le loro lance ed ebbi tutte le ossa indolenzite.
Orazione sulle offerte
O Dio, nostro Protettore, volgiti a guardare nel Volto del tuo Cristo, che offrì se stesso Vittima per noi e concedici che, offrendo questa medesima Vittima immacolata , noi pure
possiamo diventare un olocausto a Te gradito.
Dopo la Comunione
O Signore,Ti preghiamo di voler far risplendere
benignamente su di noi il tuo Volto, affinchè
istruiti nei tuoi santi comandamenti, per mezzo
di questi misteri possiamo eludere il mondo
che ci vuol lusingare e superarlo quando ci
perseguita.
Nell'Anno 1950 monsignor Giovan Battista
Bosio , arcivescovo di Chieti , approvava il
seguente Responsorio del Volto Santo:
Chiunque con passo sicuro
desidera raggiungere il cielo,
diriga i suoi passi
mirando il benigno Volto del Signore.
Ritornello:
Ricchi di tanto dono, o Gesù,
Ti lodino i tuoi servi,
e dopo averti visto nella tua Immagine,
Ti vedano senza velo.
Guarisci gli infermi dai malanni,
da' ai mesti speranza di conforto,
che il supplice peccatore,
vedendoti, abbandoni le sue colpe.
Gloria al Padre ecc.
V. Fa' splendere su di noi la luce del Tuo Volto,
o Signore.
R. Hai dato la letizia al mio cuore.
Preghiamo: O Dio , che hai voluto lasciare
impresso il memoriale della tua Immagine nel
panno della Veronica, perchè siamo illuminati
dalla luce del tuo Volto, concedici, per i meriti
della tua Croce e della tua Passione , che
dopo averlo venerato sulla terra meritiamo di
vederlo con gioia e sicurezza quando verrà
come nostro giudice. Tu che vivi e regni nei
secoli dei secoli. Amen
Aggiungiamo anche l'oremus della festa della
Trasfigurazione , che è considerata la festa
liturgica del Volto Santo.
O Dio che nella gloriosa Trasfigurazione del Tuo
Unigenito , con la testimonianza dei Padri hai
corroborato i sacramenti della fede e con la voce
risuonata dalla lucida nube hai preannunziato
mirabilmente la nostra adozione, concedici per
tua bontà che diventati coeredi dello stesso Re
della gloria, possiamo diventare anche partecipi
della sua gloria.
Per Cristo nostro Signore. Amen.
Riportiamo pure, data la loro bellezza, alcuni
versi della sequenza della messa del Volto
Santo inserita in un messale di Augusta del 1555.
"Ti salutiamo, o Santo Volto del nostro Redentore,
in cui brilla la bellezza del divino splendore
e che fu dato alla Veronica in segno di amore".
1964 – Papa Paolo VI dona al Santuario uno dei Ceri della Purificazione.
1965 – Il Santuario viene prolungato di parecchi metri e prende l’aspetto attuale con la solenne e monumentale facciata in marmi e viene completato anche il Campanile.

L'interno della Basilica come era prima e come invece è oggi.
1966 - Ampliamento della strada di accesso al Volto Santo e sistemazione del piazzale. Il Padre Provinciale Antonio da Serramonacesca O.F.M. Cap. scrive un libro sul Volto Santo Dal titolo: ”Il Volto Santo di Manoppello e il suo Santuario”.
1970 – Il Santuario si arricchisce della splendida “Casa del Pellegrino” voluta e realizzata dal benemerito P. Gaudenzio da Montenero di B. O.F.M. Cap. ( 1915+1975 ). Il Santuario riprende nuovo slancio e si pone in primo piano per accoglienza e ricettività.
1971 – Il Professor Bruno Sammaciccia, insieme ad un tecnico dell’Elettronica , sottopone il Volto Santo alla prova della Lampada di Wood. Con sommo stupore constata che tutto reagisce sotto la proiezione di tali raggi fuorché il Velo , che rimane inalterato e come prima.
RELAZIONE DEL PROFESSOR BRUNO SAMMACICCIA SULLA PROVA ESEGUITA CON LA LAMPADA DI WOOD
(Insieme al Prof. Bruno Sammaciccia e al tecnico dell'Elettronica erano presenti come testimoni oculari per la prova scientifica: Padre Domenico da Cese e il Prof. Giulio Marino).
Qualche hanno fa, conoscendo un tecnico che si interessava, anche professionalmente di studi inerenti alla Elettronica messa a disposizione dell'arte e di varie ricerche nel campo dell'antiquariato, ecc. si decise di sottoporre il Santo velo alla prova dei raggi polarizzati, cioè la luce generata da una lampada chiamata di Wood (nome dello scienziato che la inventò).
Ebbene, con sommo stupore constatammo che tutto reagiva sotto la proiezione di tali raggi, meno il velo che rimaneva inalterato e come prima, lasciandoci davvero turbati. Ciò prova che in questo velo qualche cosa non segue le leggi naturali comuni e, dunque, è lecito pensare ad una realtà Acheropita. Però non precipitiamo a giudizi e, almeno per ora, continuiamo la ricerca.
Ripeto ancora una volta che non sono un fanatico, né uno che vuole creare un mito...., però, se insisto nell'affermare la natura misteriosa di questo Santo velo, lo faccio a ragion di causa, da sereno studioso e da obbiettivo ricercatore del vero, sempre pronto ad inchinarmi alla verità, anche se in un futuro sarà contraria quanto affermo ora.
Però, escluse le dimostrazioni interiori, se qualcuno volesse dimostrare il contrario di quanto affermo, dovrà dimostrarlo <> scientificamente in modo inoppugnabile, altrimenti non posso far cadere le mie ipotesi che, in fondo, hanno una certa base per accettare quelle che non ne hanno affatto.

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