Il Vangelo di oggi

MISERICORDIAE VULTUM IN AETERNUM ADOREMUS.."[O Dio] continua ad effondere su di noi il tuo Santo Spirito, affinché non ci stanchiamo di rivolgere con fiducia lo sguardo a colui che abbiamo trafitto: il tuo Figlio fatto uomo, Volto splendente della tua infinita misericordia, rifugio sicuro di tutti noi peccatori bisognosi di perdono e di pace nella verità che libera e salva. Egli è la porta attraverso la quale veniamo a te, sorgente inesauribile di consolazione per tutti, bellezza che non conosce tramonto, gioia perfetta nella vita senza fine .."(PAPA FRANCESCO)

Fotomontaggio realizzato da Antonio Teseo
L'ora in Manoppello:

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BLOG SENZA SCOPO DI LUCRO DI ANTONIO TESEO

lunedì 30 gennaio 2012

Le donne portano in processione il Volto Santo

Prosecuzione della storia del Volto Santo a Manoppello, dal 1811 al 1870

a cura di Fabrizio Tricca e la collaborazione tecnica di Antonio Teseo.

1811 – A causa di una legge approvata nel Regno di Napoli a favore della soppressione degli ordini religiosi, i Cappuccini sono costretti a lasciare Manoppello e il Volto Santo allora viene condotto nella Chiesa delle Clarisse ( 6 Settembre ). Il convento dei Cappuccini viene messo in vendita dal Demanio, ma nessuno si presenta per comprarlo.
           
1816 – Per interessamento dei comuni di Manoppello, Lettomanoppello e Serramonacesca, i
Cappuccini tornano nel loro convento ( 16 Maggio ) ed il Volto Santo viene riportato
solennemente nel suo Santuario ( 19 Maggio ).


Schizzzo del 1816 relativo al Santuario del Volto Santo e al complesso conventuale.
1855 – Viene donato al Santuario del Volto Santo la statua della Madonna della Neve che un tempo si trovava nel Monastero di Vallebona. Il donatore è il Sig. D. Lorenzo Scamolla ( 3 Febbraio ).

La statua in gesso della Madonna della Neve risalente molto probabilmernte al XII secolo.
1858 – Il Convento viene dichiarato casa di noviziato dei Cappuccini ( 28 Agosto ) sotto la tutela della Madonna della Neve.
1859 – Si inizia alla costruzione della nuova Cappella che dovrà custodire il Volto Santo.
1865 – Il Padre Eugenio Petaccia da Manoppello O.F.M. Cap. ( 1812+1880 ) scrive una “Narrativa
della venuta del Volto Santo in Manoppello” copiando interamente il manoscritto di Padre
Donato da Bomba che si trovava nell’archivio del convento di Manoppello.
NOTIZIE E COMMENTI
SUL MANOSCRITTO DI
PADRE EUGENIO DA MANOPPELLO 1865
A differenza dei testi finora considerati, la Relatione Historica conservata presso l’Archivio del Convento di Manoppello è inequivocabilmente autografa e costituisce la prima stesura, ossia la brutta copia del lavoro destinato al Generale, con tutti i tentativi e le cancellature tipici di chi elabora un’opera sotto il getto della prima ispirazione. Anche in questo caso il libro è in formato ottavo, impaginato recto-verso e rilegato con una copertina pergamenata, purtroppo logora; alcuni fogli, a causa dell’usura del tempo, sfuggono dalla rilegatura e la carta, probabilmente troppo porosa, a volte s’impregna eccessivamente d’inchiostro, spandendolo a macchia laddove un pennino, forse di qualità inferiore di quello utilizzato per la bella copia, imprime frequentemente i due punti diacritici per fissare le abbreviazioni di alcune parole. Intere parti del discorso, inoltre, vengono riscritte dall’autore su un altro supporto cartaceo ed incollate direttamente sui fogli, nei punti in cui non vi è più spazio per le correzioni.
Ciò nonostante la Relatione Historica risulta nell’insieme ancora leggibile; una volta abituati alla calligrafia del Frate Cappuccino, che fa spesso uso delle abbreviature non soltanto con gli avverbi e gli aggettivi, ma anche con le forme verbali, si può più agevolmente seguire il suo discorso. La Relatione Historica si rivela determinante per la sua autenticità, in quanto bozza autografa che certifica la qualità ed il valore dell’opera e contenitore delle idee primigenie e delle iniziali ispirazioni di Donato Da Bomba. Come vedremo, il Nostro, nella bella copia per il Padre Innocenzo, tralascia interi fogli di considerazioni, pondera e pesa bene le parole, correggendo ed affinando più volte il discorso. Il testo che, alla fine, arriva nelle mani del Padre Generale, è il risultato di un lavoro approfondito, minuzioso, di chi cerca di plasmare e modellare la propria opera in maniera che essa alla fine sia “uerace, et loquace. Uerace senza lasciar cos’alcuna di uero: ne dir cos’alcuna di falso. Uerace ella promette d’essere”. Il frate cerca, a modo proprio e servendosi de linguaggio del suo tempo, di fornire tutte le indicazioni necessarie per spiegare il filo d’oro che lega tutti gli avvenimenti responsabili dell’arrivo del Volto Santo nel santuario abruzzese. Laddove, nel corso della narrazione, non è più possibile cogliere una certa continuità a causa di qualche foratura nella carta o di un tratto calligrafico più marcato del dovuto, subentra, quale aiuto nei punti più oscuri, il manoscritto del 1865.
Più che di un vero e proprio manoscritto, si tratta, in realtà, di una trascrizione per mano di un altro Cappuccino, Padre Eugenio da Manoppello, come si legge sul frontespizio:
Narrativa
della venuta del volto santo
in
manoppello
fatta dal Capp.no P. Donato da Bomba l’anno
1645
dato alla luce dal
P. Eugenio da Manoppello
Religioso dell’istess’ordine
l’anno 1865
Il volumetto, poco più grande di un ottavo di foglio, reca scritto sulla copertina pergamenata “Preziosa memoria”, e dalla prefazione in poi, è impaginato fronte-retro a cifre arabe. L’autore ha ricopiato a mano il testo integrale della Relatione Historica, probabilmente perché fosse conservato in archivio, fatta eccezione delle prime tre pagine di premessa che nel lavoro autografo sono sfalsate. Dopo una breve introduzione, il frate riassume la storia del passaggio del velo dal Lionelli al De Fabritiis e poi ai Padri Cappuccini, attribuendone la responsabilità alla Divina Provvidenza. Prosegue mettendo in risalto la riverenza con la quale questi personaggi tennero la Santa Immagine, ponendola in una cornice, tenendola con decoro e dedicandovi preghiere e novene particolari e, alla fine, scrive:
Un Religioso dell’istesso serafico Istituto, non potendo più resistere alle istanza dè Pellegrini che divotamente ne desiderano sentire cose della uenuta di essa Santis.a Effigie, si prenda premura di dare alla luce la Narrativa, coll’apporvi alcune note necessarie, per non lasciare i posteri nell’oscurità d’alcune conoscenze, che in difetto porterebbe a baldanza come fecero i nri [nostri] antenati che solo ci lasciavano una sterile tradizione. Per bona fortuna che tra Religiosi non è sì facile a sperdersi le memorie; ma ora che la Provvidenza si manifesta, ammiriamolo.
Il frate ricopia pedissequamente il manoscritto manoppellese, senza quasi cambiare una virgola, e dove ritiene opportuno fare una precisazione o qualche parallelo storico, si limita a porre a margine della pagina una nota, ben distinta dal resto dell’opera. La calligrafia si presenta fitta e nitida allo stesso tempo, ed il tratto è talmente sottile da riuscire a contenere in una sola pagina quasi trenta righe; quando aggiunge qualche osservazione extra, i caratteri diventano più piccoli e si ‘appoggiano’ su qualche piccola riga per evitare storture.
Il libricino, conservato nell’Archivio Provinciale de L’Aquila, proprio per questa sua fedeltà al testo di Manoppello, si pone quale strumento prezioso per decifrare quest’ultimo, come una sorta di ‘lente d’ ingrandimento’ su quei passaggi che, per i motivi già elencati prima, non risultano di chiara lettura.
1866 – I religiosi in seguito alla legge del 7 Luglio, sono costretti nuovamente ad uscire dal loro
convento ( 27 Dicembre ).
1867 – Il Consiglio comunale di Manoppello delibera di conservare in sede il Volto Santo ( 31
Marzo ). Il 21 Maggio chiama ad esercitarvi l’ufficio di Custode il P. Teodorico da Agnone, O. F. M. Cap. ( 1799 + 1870 ).
1869 – I religiosi tornano definitivamente al loro Santuario e danno inizio allo sviluppo del culto
della Reliquia ( 17 Ottobre ).
1870 – Per la prima volta il Volto Santo viene furtivamente portato in Processione dalle donne.

SERENITA' MIRACOLOSAMENTE OTTENUTA DAL VOLTO SANTO DI MANOPPELLO
IL VOLTO SANTO VIENE PORTATO IN PROCESSIONE DALLE DONNE
Merita di essere tramandato alla memoria dei posteri il fatto seguente avvenuto nel 1870, narrato dall'Arciprete e dal Sindaco di quel tempo.
“ Erano cinque mesi circa, così essi asserivano, da che il Cielo per le continue piogge non ci permetteva di coltivare i nostri campi; sicché i necessari lavori erano totalmente ritardati, la vegetazione arrestata ed impedita, gli armenti languivano, i contadini non meno che i proprietari gemevano, e tutto il paese era nello squallore. Fu notato, che lo straordinario imperversare dell’aria cominciò il 14 marzo in cui uno sconsiderato osò commettere nel Santuario una irriverenza, la quale venne annunciata a tutto il Paese da un tuono spaventoso. Il popolo che vedeva in questa sciagura un castigo del Signore, voleva far vendetta sul reo; ma i buoni del Paese interposero la loro mediazione, aggiunsero alla processione votiva il carattere di ammenda e riparazione pubblica, e salvarono la vita a quell’irriverente; il quale durante appunto la predetta religiosa funzione, fu talmente commosso, che con soddisfazione del popolo mutò subito in meglio i suoi costumi. Questo fatto è notorio non solo in Manoppello, ma ancora nei Paesi limitrofi, le cui popolazioni come partecipavano del castigo, così pure presero parte alla preghiera ed all’ammenda concorse in folla alla ordinata Processione.
In tanto bisogno non vi era altra speranza che nella grazia del Volto Santo onde le Autorità civili di concerto con l'ecclesiastiche deliberarono di far esporre nel Santuario alla pubblica venerazione la Immagine Santissima e, dopo devoto triduo di preci, fare con Essa supplichevole Processione. Ma nel giorno in cui questa, fatto già il triduo, doveva eseguirsi l'aria si mostrava più che mai imperversata; un turbine procelloso di acqua-neve mista a grandine, lampi, tuoni, vento fortissimo impedivano spaventosamente per tutto il mattino il religioso proposito; allora le numerose Confraternite, la Rappresentanza Municipale, il Clero ed il Popolo, riunitisi a tal fine nella Chiesa Matrice, erano presso che scoraggiati e pensavano di rimandar la cosa ad altro giorno.
Ma presi repentinamente da un sacro entusiasmo, e ripieni di fiducia per la memoria delle tante volte sperimentato favore del Volto Santo, tra lo stesso imperversare dello spirito procelloso e sotto la cadente gragnola, tutti mossero processionalmente verso il Santuario, d'onde portarono con devote suppliche la sacra Immagine alla predetta Chiesa Matrice. Giunti qui, oh mirabile caso! Mentre il Predicatore quaresimale faceva dal Pulpito calda ed eloquente esortazione al Popolo per eccitarlo a compunzione ed a togliere dal cuore ciò che offende lo sguardo divino e ne provoca lo sdegno, nel punto in cui insinuava a tutti di rivolgersi alla Vergine Madre
avvocata pietosa dei peccatori presso il trono del divino suo Figlio, un raggio di serenissima luce solare cadeva istantaneamente sul Volto della Immagine di Maria da cui rifletteva e riverberava lietissimo sulla Immagine del divino Volto di Gesù.
A tal vista successe una generale commozione, un affetto indescrivibile, e subito un sospiro di tenerezza un grido di giubilo uscì spontaneo dal petto e dalla bocca di tutti, e quindi un fiume di lacrime, un pianto tenerissimo, un movimento indefinibile a cui il sacro Oratore dovette partecipare anch'esso, cessando dal suo ormai inutile perorare. Ed in breve tempo, tra i sospiri più infuocati si compisse la Oblazione dell'incruento Sacrificio eucaristico, le nubi erano da tutto l'orizzonte manoppellese interamente scomparse, il cielo era fatto perfettamente sereno, ed il Sole rallegrava con insolito splendore tutto quanto il Paese. Quale e quanta fosse la gioia di che vennero allora inebriati tutti i cuori; quale la letizia, il giubilo con che tutti si condussero al Santuario; quali i sentimenti, le dimostrazioni di gratitudine al Padre di ogni consolazione, può forse da qualcuno immaginarsi, ma non ridirsi con parole. Il sacro entusiasmo onde furono invasi giunse a tal segno da far dimenticare l'ordinario costume di modesta riservatezza al sesso devoto delle Donne; le quali si posero con santa audacia in bella e devota gara con gli uomini, si strinsero intorno alla base della sacra Immagine, ne afferrarono le stanghe, se ne impadronirono; e le primarie Signore si vendicarono l'onore di riportare sulle proprie spalle il Volto Santo su per la collina sino alle porte del Santuario”.

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