Occhio
sinistro ingrandito del Volto Santo di Manoppello fotografato con uno
schermo scuro retrostante: pupilla stretta rivolta verso una fonte
luminosa che è la Luce Celeste della Trasfigurazione del Padre. Per chi
ha l'occhio allenato, a destra vediamo nella cornea i raggi dei
capillari e sotto alcune ecchimosi. Cliccare sull'immagine per vederla
ingrandita.
Stesso
occhio fotografato in trasparenza, cioè con una fonte luminosa
derivante da dietro in modo obbliquo: da questa immagine possiamo
osservare i nodini del bisso sparsi qua e là ma non i pigmenti di
un'eventuale pittura, poiché ogni foro, determinato dall'ordito e la
trama - e che è equivalente in misura a due o tre capelli accostati
assieme - non è coperto per l'appunto da pigmenti mischiati a sostanza
di apporto (collagene).
Osservazione dello stesso occhio visto con due illuminazioni differenti. Cliccare sopra le immagini per vederle ingrandite.
Articolo
preso dal blog "Tu e il Paradido" dove si cita una breve spiegazione
della reliquia di Manoppello, fornita dai Padri Cappuccini ai pellegrini,
in cui è specificato che le pupille del Santo Volto sarebbero
completamte allargate.
Questa reliquia di
origine ignota giunse a Manoppello nel 1506, portata da uno sconosciuto
pellegrino, scomparso senza lasciare traccia subito dopo aver
consegnato il
Velo al fisico Giacomo Antonio Leonelli.
È tuttora conservata nel paese abruzzese, nell'omonimo Santuario.
Il Volto Santo?
E'
l'immagine di un volto maschile con capelli lunghi, la barba divisa a
bande e sopra la fronte, nel mezzo, si trova un ciuffo di capelli, corti
e mossi a mo' di vortice.
Le guance sono disuguali: una più arrotondata dell'altra, si mostra rigonfia.
Gli
occhi guardano intensamenteda una parte e verso l'alto, mostrando il
bianco sotto l'iride; mentre, le pupille sono completamente aperte ma in
modo irregolare.
Le misure del panno sono 17x24 cm.
Il velo
è tenue, i fili orizzontali del tessuto sono ondeggianti e di semplice
struttura, l'ordito e la trama si intrecciano nella forma di una normale
tessitura.
Caso unico al mondo in cui l'immagine è visibile identicamente da ambedue le parti.
Le tonalità del colore sono sul marrone, le labbra sono di colore leggermente rosse, sembrano annullare ogni aspetto materiale.
Non sono riscontrabili residui o pigmenti di colore.
Colori naturali nel Volto Santo
(P. Carmine Cucinelli a colloquio con H. Pfeiffer) ecco alcune domande:
Perché non può essere una pittura?
il
Volto Santo non può essere per niente una pittura. Per diverse ragioni.
Se uno dipinge con la massima perfezione le due parti di un telo, non
risulta mai la totale trasparenza come nel Volto Santo di Manoppello.
Poi si deve considerare che la Sindone si può vedere solo ad una
distanza di almeno un metro e cinquanta. Perciò non si può mai copiare
tutti i dettagli così che corrispondano elemento per elemento. Difatti
nessun copista ha potuto fare fino ad oggi una perfetta copia della
Sindone con mezzi puramente artistici. Poi il presunto pittore dovrebbe
girare il tessuto e dipingere dall’altra parte con altrettanta
perfezione. Si vede chiaramente che questo procedere non fu possibile
per nessun artista, quantomeno per uno del I o II decennio del
Cinquecento. Per ultimo, se uno si mette a guardare il Volto e si
muove a destra e a sinistra, ad un certo momento vede le labbra rosa e
poi sparisce questo rossore e le labbra diventano brune. Se uno illumina
diagonalmente dal di dietro, si vede solo un chiaro bruno in diverse
tonalità, sparisce il rosa del tutto. Se uno illumina dal davanti, viene
fuori un bruno più intenso ed anche il rosso delle piaghe della corona
di spine alle tempia. Se si toglie del tutto questa illuminazione
artificiale, i colori spariscono e viene fuori nella figura un leggero
grigio. Quando si possono osservare meglio tutti questi cambiamenti, è
durante la solenne processione di maggio, con la luce del giorno
all’aria aperta.
Come si spiegano questi colori che cambiano. Se sono colori, come all’occhio appare, di che natura sono?
Tale oscillazione di colori si riscontra solo nella natura stessa.
Può fare qualche esempio di colorazione naturale che cambia?
Si.
Nei pesci del Mar Caraibico o nelle ali di farfalle in zone tropicali
che oscillano, secondo l’angolatura, tra l’azzurro e il grigio. In
realtà nella natura non esistono colori, ma qualsiasi oggetto colpito
dalla luce bianca, assorbe una parte della luce e riflette il colore
complementare, per esempio assorbe il verde e riflette il rosso. Il
fenomeno dell’oscillazione è dato così che la superficie dell’oggetto ha
diverse angolature e secondo queste angolature, riflette a volte uno e a
volte un altro colore. Quindi i fili del tessuto del Volto Santo devono
essere cambiati o in superficie o dentro per permettere lo stesso
fenomeno. Nessun artista con alcuna tecnica, conosciuta e non
conosciuta, può cambiare un tessuto in questa maniera da permettere il
fenomeno. in altre parole: si deve distinguere il tessuto dall’immagine.
Il tessuto finissimo è opera umana, l’immagine che si vede in esso
non lo è. Questa immagine si comporta come un fenomeno che si riscontra
nella natura. Questa combinazione inseparabile tra opera umana
(tessuto) e fenomeno naturale (immagine), possiamo solo chiamare con la
parola “miracolo”; un miracolo che perdura finché il tessuto non si
corrompe. C’è ancora un’altra ragione che esclude qualsiasi pittura. Un
tessuto così fine, dichiarato come bisso marino da Chiara Vigo, l’unica
tessitrice conosciuta di questo materiale, si riscontra solo
nell’antichità. Ma un bisso marino si può “tingere”, per esempio
metterlo a bagno di porpora, ma non vi si può “dipingere” sopra. Il sale
rimanente tra i fili farà presto o tardi staccare dai fili qualsiasi
colore.
Gerusalemme - Manoppello
Si
è indotti a pensare che il Volto Santo e la Sacra Sindone abbiamo lo
stesso periodo, proprio perchè le due immagini sono perfettamente
sovrapponibili.
Si
è giunti alla conclusione, attraverso studi e analisi, che la Sacra
Sindone è l'immagine del corpo di un uomo crocifisso e morto secondo il
racconto dei Vangeli, quindi anche il Volto Santo di Manoppello si è
formato nella tomba di Gesù a Gerusalemme quando esso fu posto con tutta
probabilità in fretta sopra la Sindone. Sul sottilissimo sudario con la
finissima immagine, conservata oggi nel Santuario presso Manoppello,
ritrovato nella tomba ormai vuota nella mattina di Pasqua, possiamo fare
due ipotesi:
- La prima suppone che lo abbia avuto la Madre Maria, cui spettava
quasi di diritto; lei, così possiamo pensare, lo portò con sé. Da lei
sarebbe passato a Giovanni, quindi prima ad Efeso e poi in qualche altra
località dell’Asia Minore.
- Oppure, seconda ipotesi, sarebbe rimasto unito alla Sindone,
separato da essa in un tempo molto posteriore come P. H. Pfeiffer ha
opinato nel suo libro “Das echte Christusbild”, del 1991.
Se si segue la seconda
ipotesi, allora, come scrive Giorgio Cedreno, nel 574 un’icona
“acheiropoietos” viene trasportata da Camulia in Cappadocia a
Costantinopoli. È un oggetto talmente simile che potrebbe trattarsi
molto probabilmente dello stesso Velo che si conserva oggi nel Santuario
abruzzese.
Rimase a
Costantinopoli fino al 705, quando l’immagine di Camulia sparì dalla
capitale dell’Impero. L’immagine di Camulia è il primo oggetto che viene
definita "acheiropoietos”, cioè non fatta da mani umane.
In
una poesia di lode del poeta Teofilatto Simocatta, scritta per la
vittoria delle truppe bizantine nella battaglia presso il fiume Arzamon
(586), ottenuta per la presenza dell’immagine, la descrive come “non dipinta, non tessuta, ma prodotta con arte divina”. Giorgio Piside lo chiama “prototipo scritto da Dio”.
Ancora dopo la sparizione dell’immagine, Teofane (758-818) afferma che
nessuna mano avrebbe disegnato quest’immagine, ma “la Parola creativa e
formante tutte le cose ha prodotta la forma” di questa figura
divino-umana. Tutte queste descrizioni dei poeti e storiografi bizantini
si possono giustificare solo per la presenza di un unico oggetto: il
Volto Santo di Manoppello.
Anch’esso,
come prima impressione, sembra essere una pittura, ma quando si esamina
meglio, si scarta subito questa ipotesi. Allora essa potrebbe essere
stata prodotta con la tecnica della tessitura, ma anche questa tesi non
regge. Così si comprende la descrizione “non dipinta, non tessuta” dei
poeti bizantini. Per una immagine come quella di Manoppello, che è
totalmente trasparente e sparisce quasi del tutto quando viene posta
contro il cielo, si deve escludere qualsiasi tecnica conosciuta per la
produzione di un’opera artistica. La gente a Costantinopoli raccontava
che il Patriarca Germano avrebbe affidato l’immagine di Cristo alle onde
del mare agli inizi dell’iconoclastia ed essa sarebbe giunta a Roma nel
tempo del Papa Gregorio II.
A
Roma si parla di una “Acheropsita” che il Papa Stefano II avrebbe
portato in processione quando il re longobardo Aistulfo assedia la città
nel 753. Questa “Acheropsita” è il Volto Santo della Cappella Sancta
Sanctorum del Palazzo lateranense dei Papi. È una icona sul cui volto si
trovava incollata una tela dipinta con il volto di Cristo.
Si
pensa che il primo velo incollato fu proprio il Volto Santo di
Manoppello. Non si poteva escogitare un miglior nascondiglio per
un’immagine su un velo che sovrapporla ad un’icona. Così l’imperatore
bizantino non avrebbe potuto mai scoprire il furto della sua
“acheiropoietos” ed essa poteva sempre essere venerata nella liturgia
pontificia. Quando gli imperatori bizantini persero pian piano il loro
potere e il loro influsso sull’Italia, il Velo poté essere staccato di
nuovo dalla sua icona, essere sostituito da un velo dipinto e
trasportato nella cappella in San Pietro che il Papa Giovanni VII aveva
fatto erigere poco dopo che l’immagine di Camulia sparì da
Costantinopoli. Il primo Papa che non dovette più temere il potere
dell’imperatore bizantino fu Innocenzo III.
Egli
promosse per la prima volta il culto e la venerazione del velo con
l’immagine di Cristo, e questa volta il Velo fu chiamato “Veronica”, la
vera icona di Cristo. Il titolo “Volto Santo” rimase all’icona
lateranense.
Questa è la
storia più probabile del Volto Santo di Manoppello secondo le conoscenze
dei documenti e delle immagini acheropite. Rimane una questione aperta:
come e quando i panni funebri, la Sindone e il velo di Manoppello,
furono divisi.
Come
Mandilion di Edessa, la Sindone ha avuto il suo proprio percorso con il
trasporto a Costantinopoli nel 944, il suo temporaneo smarrimento sin
dalla crociata latina del 1204, e il suo riemergere dal buio dei tempi a
Lirey, nella metà del Trecento.
Il
Volto Santo ha fatto il suo viaggio da Gerusalemme a Efeso, da Efeso a
Camulia in Cappadocia, da Camulia a Costantinopoli, da Costantinopoli
alla Cappella Sancta Sanctorum del palazzo lateranense, da qui alla
Cappella della Veronica in San Pietro in Vaticano, infine al Santuario
di Manoppello. Durante questi viaggi lo stesso oggetto, sembrerebbe aver
cambiato nome diverse volte: da immagine “acheiropoietos” di Camulia, a
“prototypos”, a “acheropsita” e “Volto Santo” della Cappella Sancta
Sanctorum, a “Veronica” e finalmente di nuovo a “Volto Santo” in
Manoppello. Questo percorso è una fondata ipotesi; l’identità del Volto
Santo di Manoppello con la Veronica romana, però, è certezza.