Il Vangelo di oggi

MISERICORDIAE VULTUM IN AETERNUM ADOREMUS.."[O Dio] continua ad effondere su di noi il tuo Santo Spirito, affinché non ci stanchiamo di rivolgere con fiducia lo sguardo a colui che abbiamo trafitto: il tuo Figlio fatto uomo, Volto splendente della tua infinita misericordia, rifugio sicuro di tutti noi peccatori bisognosi di perdono e di pace nella verità che libera e salva. Egli è la porta attraverso la quale veniamo a te, sorgente inesauribile di consolazione per tutti, bellezza che non conosce tramonto, gioia perfetta nella vita senza fine .."(PAPA FRANCESCO)

Fotomontaggio realizzato da Antonio Teseo
L'ora in Manoppello:

METEO MANOPPELLO

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BLOG SENZA SCOPO DI LUCRO DI ANTONIO TESEO

domenica 29 aprile 2012

Volto della Sindone: impressione olografica del sudario del Volto Santo di Manoppello



Queste figure da me elaborate al computer dimostrano in che modo si è impressa l' immagine del sudario del Volto Santo di Manoppello sul lino della S. Sindone di Torino.

Gli effetti dei riflessi di luce che si sarebbero visti in trasparenza dal finissimo bisso di Manoppello nella tomba, durante l'evento della risurrezione di Gesù, furono proiettati sulla S. Sindone di Torino dalla Luce Celeste assieme all'immagine del Santo Volto. Quindi il Volto della S. Sindone è la figura miracolosamente comparsa del sudario di Manoppello, contraddistinto da pieghe, non messa bene a fuoco per effetto di poco contrasto e saturazione: è come se ci trovassimo davanti una foto sbiadita e latente  il cui vero sviluppo dipende per l'appunto dalla sovrapposizione all'immagine della reliquia abruzzese.  

Immagine latente del Santo Volto nella S. Sindone.
Le freccette bianche indicano i riflessi di luce "visibili in chiaro nella figura di sinistra" che si sarebbero prodotti in trasparenza sul sudario del Volto Santo di Manoppello durante l'irraggiamento della luce del Volto di Cristo risorto.

Essendo questa immagine monocromatica, cioè formata dal sangue della Passione di Gesù Cristo che però subì dei processi chimici di disidratazione e ossidazione causati molto probabilmente dalla luce ultravioletta irradiata da un lampo (Lc. 17, 24), tutto ciò che vediamo a colori nel Volto Santo noi allora lo ritroviamo in un solo colore "giallo paglierino" sulla S. Sindone (per comprendere meglio la spiegazione rivedere e comparare le prime due immagini pubblicate sopra in questo post).

Quando ci troviamo una foto digitale sbiadita perché scattata male, per vederla discretamente bene dobbiamo appannarla, oscurarla ed elevarne la saturazione al computer con un programma di grafica. Se, dunque, applichiamo questo procedimento alla seconda immagine di sopra, ecco che il risultato fa evidenziare anche una tridimensionalità (vedi sotto). Questa tridimensionalità, che riguarda sia le pieghe del sudario - esaltate esternamente dall'illuminazione direzionale proveniente dalla Luce del Padre "Gv. 16, 14; Glorificazione del Crocifisso, Is. 52, 13-15" -  sia il Volto del Cristo, ci testimonia allora che il velo di Manoppello un tempo si trovava a coprire la parte alta del corpo cadaverico di Gesù, e cioè il Suo capo, così come ci ha descritto l'apostolo Giovanni nel suo vangelo.

L'incredibile trasparenza del finissimo bisso di Manoppello visibile contro luce ci ha rivelato, quindi, attraverso la propria figura apparsa sulla S. Sindone durante l'evento della risurrezione del Figlio di Dio "Luce del Mondo, Gv. 8, 12; Gv. 1, 4-14", che l'intensità dell'immagine risulta essere proporzionata alla variabilità della distanza dei caratteri del Volto al sudario.

lunedì 23 aprile 2012

Grande afflusso di fedeli al Volto Santo per le reliquie di S. Giuseppe da Leonessa


Con la Liturgia Eucaristica delle ore 17,30 di ieri, 22 aprile 2012, si è conclusa nella Basilica del Volto Santo di Manoppello la Peregrinatio Reliquiae di San Giuseppe da Leonessa. L'evento, che ha visto la presenza di un gran flusso di devoti provenienti da ogni parte d'Italia, è stato organizzato dai Frati Minori dei Cappuccini d'Abruzzo a ricorrenza del IV centenario dalla morte del santo.


Biografia di San Giuseppe da Leonessa



Leonessa, Rieti, 8 gennaio 1556 – Amatrice, 4 febbraio 1612
Nasce a Leonessa, nel Reatino, l'8 gennaio 1556. Eufranio rimane orfano da piccolo e a sedici entra entra nel convento dei cappuccini di Assisi e a diciassette anni pronuncia i voti e prende il nome di Giuseppe. Ordinato sacerdote nel 1580 si dedica alla predicazione. Ma il suo sogno è la missione, sogno che si avvera quando, a trentun'anni, viene mandato a Costantinopoli dove i vescovi cattolici sono stati allontanati e i fedeli rimasti sono emarginati: a costoro i cappuccini danno assistenza. Ma Giuseppe si spinge oltre, cerca di parlare al sultano Murad III, prova a penetrare nel suo palazzo ma viene arrestato: Dopo essere stato legato ad una trave sotto la quale arde un fuoco per tre giorni, viene espulso dal Paese. Torna in Italia e riprende a fare il predicatore. In ogni paese che attraversa lascia un segno indelebile: a tal punto che nascono molte confraternite intitolate al suo nome. Muore ad Amatrice il 4 febbraio 1612 a seguito di una dolorosa malattia. È stato proclamato santo da Benedetto XIV nel 1746. (Avvenire)
Martirologio Romano: Ad Amatrice nel Lazio, san Giuseppe da Leonessa, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, che a Costantinopoli aiutò i prigionieri cristiani e, dopo aver duramente patito per aver predicato il Vangelo fin nel palazzo del Sultano, tornato in patria rifulse nella cura dei poveri.




Al battesimo gli danno un nome insolito, Eufranio, che non sembra avere molti precedenti (più noto è Eufronio, nome di due santi del V e VI secolo). Famiglia importante, ma sfortunata: i genitori, Giovanni Desideri e Francesca Paolini, muoiono in breve tempo quando lui è ancora piccolo. Studia sotto la guida dello zio paterno Battista a Viterbo, poi si ammala e ritorna a Leonessa. Qui viene in contatto con i frati cappuccini e decide di prendere anche lui il saio.
Eufranio entra sedicenne nel loro convento di Assisi, fa il noviziato, a 17 anni già pronuncia i voti e prende il nome di fra Giuseppe. Prosegue negli studi teologici fino al sacerdozio (1580) e fa le sue prime esperienze di predicatore nelle campagne dell’Italia centrale.
Il suo sogno, però, è la missione. E si realizza per lui a 31 anni, quando il suo Ordine lo manda con altri a Costantinopoli, l’antica capitale dell’Impero romano d’Oriente, che da un secolo è capitale dell’Impero turco (l’ha conquistata nel 1453 il sultano Maometto II sconfiggendo Costantino XI, l’ultimo imperatore, caduto in combattimento con gli ultimi difensori: greci, genovesi e veneziani). I turchi hanno lasciato al loro posto il patriarca e i vescovi “orientali”, cioè separati dalla Chiesa di Roma in seguito allo scisma nel 1094. I vescovi cattolici sono stati invece colpiti e allontanati. Tra i fedeli, molti vivono in schiavitù, e altri sono isolati e dispersi intorno a chiese in rovina.
I missionari cappuccini hanno un loro programma graduale nella metropoli d’Oriente: assistenza ai cattolici in prigionia, ai malati, collegamento con i gruppi cattolici occidentali che sono a Costantinopoli per lavoro e commercio. E così fa lui, fra Giuseppe. Ma il suo temperamentolo spinge a fare di più, e subito: pensa di annunciare il Vangelo anche ai turchi, di rivolgersi personalmente al sultano Murad III. Anzi, tenta di infilarsi nel suo palazzo. E così lo arrestano come sovversivo, poi lo tengono per tre giorni appeso per una mano e un piede a un’alta trave, sotto la quale è acceso un fuoco. Infine, espulso, torna in Italia a fare il predicatore itinerante, accompagnato da qualche confratello; e sempre a piedi, nello stile cappuccino (così può vedere il mondo con gli occhi di coloro che a piedi vivono e muoiono). Si impone ritmi quasi incredibili, che sfiancano i suoi compagni di missione: anche sei-sette prediche in un giorno; e pochissimo riposo, perché è importantissimo anche il colloquio con la persona singola, la famiglia singola. O con chi è condannato a morte e lo vuole accanto a sé nel carcere, per le ultime ore di vita. Per i malati, si sforza di far sorgere piccoli ospedali e ricoveri; a volte ci lavora anche con le braccia. E combatte l’usura che dissangua le famiglie, facendo nascere Monti di Pietà e Monti frumentari, per il piccolo credito a tasso sopportabile.
Così, per i paesi e le cittadine che attraversa e scuote, questo cappuccino diventa un portavoce, una bandiera. Nasceranno confraternite intitolate al suo nome, dopo la morte tra i cappuccini di Amatrice, a 56 anni, per una malattia molto dolorosa. Fra Giuseppe viene sepoltolì, nella chiesa conventuale. Nel1639 il corpo è poi trasportato a Leonessa, dove tuttora si trova, nel santuario a lui dedicato. Papa Benedetto XIV lo proclama santo nel 1746.

Autore: Domenico Agasso (Famiglia Cristiana)



In Leonessa (Rieti) ebbe i natali l’8 gennaio 1556 Eufranio Desideri da Giovanni e Francesca Paolini, di famiglia ricca e appartenente alla nobiltà del paese. Il fanciullo perdette, a poca distanza l’uno dall’altro, i genitori e fu accolto dallo zio paterno, Battista, “maestro di umanità” a Viterbo, sotto la cui guida si poté formare un’educazione religiosa e una notevole cultura. Ornato di eccellenti doti, non gli mancarono le prospettive di un ambito matrimonio, ma egli dimostrò di avere altre aspirazioni e costantemente rifiutò le proposte caldeggiate dai parenti. Colpito da grave malattia, fu consigliato di ritornare al paese natale dove cominciò a frequentare il convento dei Cappuccini e, in occasione di una visita del provinciale dell’Umbria, chiese di essere accolto in religione. Fece il suo noviziato alle Carcerelle di Assisi, vestendo l’abito nel gennaio 1572 e mutando il nome di Eufranio in quello di G. I famigliari cercarono invano di strapparlo al convento, adducendo la necessità di assistenza che avevano le quattro sorelle, ma Giuseppe ai richiami del sangue, preferì la voce di Dio e, trascorso nel fervore l’anno di prova, fu avviato allo studio della filosofia e della teologia. Cominciò inoltre a distinguersi in modo particolare per lo spirito di penitenza.
Ordinato sacerdote e nominato predicatore, subito si dedicò con entusiasmo a tale ministero, accarezzando in cuor suo il desiderio di andare nelle missioni tra gli infedeli. Proprio in quegli anni, infatti, si profilava una possibile evangelizzazione dei musulmani: due cappuccini erano riusciti a penetrare a Costantinopoli fin dal 1551, seguiti, nel 1583, da alcuni gesuiti. Nel 1587, al capitolo generale dell’Ordine fu trattato il problema delle missioni e il nuovo ministro generale, Girolamo da Polizzi, decise una spedizione per Costantinopoli, che la S. Sede voleva affidata ai Cappuccini. Giuseppe che aveva presentato da anni la domanda non era tra i prescelti; se non che, poté improvvisamente entrare a far parte del gruppo, dovendo sostituire Egidio di S. Maria, che all’ultimo momento non era più in grado di partire. A Costantinopoli i missionari trovarono alloggio nel quartiere di Pera, ripararono una cadente chiesa e, prima di tutto, cominciarono a svolgere il loro ministero tra gli occidentali colà residenti. A Giuseppe fu affidata, in modo particolare, la cura dei numerosi cristiani tenuti prigionieri dai Turchi e ad essi egli dedicò tutto se stesso. Spinto però dal suo fervore egli avrebbe voluto affrontare direttamente gli infedeli e, con un’audacia a noi oggi incomprensibile, ma spiegabile per quei tempi, con vari stratagemmi cercò di penetrare nel palazzo stesso del sultano Murad III per parlargli. In uno di questi tentativi fu arrestato, imprigionato e condannato alla pena del gancio. Per tre giorni rimase sospeso, con un uncino alla mano destra e uno al piede, ad una trave alta su di un fuoco acceso sopportando anche i dileggi e gli insulti della folla. Indi venne liberato e espulso.
Rientrato in Italia, riprese con rinnovato fervore il ministero della predicazione, accompagnandolo con costanti ed eroici esercizi di penitenza. Si nutriva con pochi legumi, o un po’ di pane macerato nell’acqua; dormiva su due sassi e un sacco di paglia, e continuava nella sua attività instancabile, arrivando a tenere anche otto prediche la giorno in luoghi diversi e distanti.
Alla sua predicazione diede un carattere popolare, favorendo la pacificazione degli animi e il sollievo dei poveri, istituendo Monti di Pietà e Monti Frumentari, erigendo e riparando ospedali. Dagli Atti del processo di beatificazione risulta che Iddio lo favorì del dono dei miracoli, della scrutazione dei cuori, e di particolari grazie di orazione. Nella comunità ebbe l’ufficio di superiore locale e di segretario provinciale.
Dio, che gli aveva risparmiato il martirio, gli riservò per purificazione una grave malattia che richiese un dolorosissimo quanto inefficace intervento. Trasferito nel convento di Amatrice, dove era superiore un suo nipote, Giuseppe si preparò serenamente alla morte che sopraggiunse, accompagnata da miracoli, il 4 febbraio 1612; aveva cinquantasette anni. Il suo venerato corpo, per volontà dei maggiorenti della città, fu sottoposto ad uno speciale intervento di conservazione e venne inumato nella chiesa conventuale di Amatrice, da dove, nel 1639, fu trasferito alla sua città natale, dove tuttora si venera.
Fu beatificato da Clemente XII nel 1737 e canonizzato da Benedetto XIV il 29 giugno 1746; la festa liturgica è celebrata dal suo Ordine il 4 febbraio. Si conservano di lui lettere e prediche di cui alcune edite. Iconograficamente, è rappresentato sospeso sul patibolo o nell’atto di predicare.

Autore
Cassiano da Langasco



venerdì 20 aprile 2012

I miei apprezzamenti sul servizio mandato in onda nella trasmissione di "A SUA IMMAGINE", venerdì 6 aprile 2012

http://asuaimmagine.blog.rai.it/2012/03/29/%C2%ABle-ultime-ore-di-gesu%C2%BB-su-rai-1/

Ringrazio sentitamente la RAI per aver mandato in onda, nella puntata speciale del Venerdì Santo di “A SUA IMMAGINE” il meraviglioso servizio dedicato al Volto Santo di Manoppello.
La grande professionalità del registra ci ha fatto contemplare, illuminando la reliquia con i continui cambi di luce, la natura olografica dell’Immagine Sacra che ci parla di un Volto sfigurato e trasfigurato (Col. 1,15; Gv. 6,40).
Appena ho visto in trasparenza dal velo il frate che spiegava il Volto Santo, mi sono subito ricordato del finissimo bisso che i ricchi, ai tempi di Gesù, portavano addosso (Lc. 16,19). E’ allora d’obbligo pensare, che chi usò il sudario di Manoppello per coprire il Volto di Gesù, durante la Sua sepoltura (Gv. 20,7), fosse proprio un uomo ricco, Giuseppe d’Arimatea, il quale era un autorevole membro del sinedrio. Quindi non esiste al mondo un altro sudario come quello di Manoppello, perché all’epoca di Gesù le donne ebree erano delle impareggiabili maestre nel trattare il bisso con il cedro, così da rendere ogni filo elastico per la tessitura. La torcitura delle fibrille dei fili avveniva in senso orario, contrariamente a come invece facevano gli egizi (nel Volto Santo ritroviamo proprio questa peculiarità in uso nell’area siro-palestinese). Speriamo che la Rai possa ritornare al più presto sull’argomento “Volto Santo” perché il sudario di Manoppello è la reliquia più importante al mondo. Denominata Veronica, nel Medioevo, il Volto Santo venne citato anche da Dante nel XXXI canto del Paradiso, vv 103-111; e dal Petrarca nel Canzoniere.

Spiegazione di alcuni fotogrammi del video:

Il finissimo sudario di bisso del Volto Santo di Manoppello visto al microscopio elettronico.
Dal forte ingrandimento si può osservare la mancanza di pigmenti di colore mescolati a collagene che non coprono, sotto forma di cementificazione o strato, gli spazi determinati tra trama e ordito corrispondenti in misura reale a due o tre capelli accostati orizzontalmente.

Trasparenza del finissimo sudario di bisso del Volto Santo di Manoppello.
Dietro l'immagine si scorge la figura di Padre Carmine Cucinelli.

Trasparenza del finissimo bisso del Volto Santo di Manoppello.
Luce esterna alla basilica visibile in trasparenza per il portone semichiuso.

Assoluta trasparenza contro luce del finissimo sudario di bisso del Volto Santo di Manoppello.

Diapositività dell'ologramma del Volto Santo di Manoppello.


Nell'ologramma dell'immagine del Volto Santo di Manoppello il Volto sfigurato e trasfigurato di Gesù Cristo.

Nella prima figura illuminata da dietro, che vediamo sotto, possiamo osservare i forti traumi della Passione (Volto sfigurato di Gesù risorto dai morti): ematomi, contusioni e macchie di sangue di ferite aperte impresse anche sul velo.

Nella seconda figura, illuminata sia da dietro che frontalmente, le lesioni si mostrano in fase di rimarginazione.

Nella terza figura, illuminata solo frontalmente con sfondo opaco, si osserva che le ferite appaiono completamente cicatrizzate da croste (Volto glorioso della Trasfigurazione asceso al cielo).



"Egli mi glorificherà, perché prenderà dal mio e ve lo annunzierà" (Gv. 16, 14).

martedì 10 aprile 2012

Il Volto Santo spiegato in "A SUA IMMAGINE" RAI 1

Puntata speciale di "A SUA IMMAGINE" trasmessa da RAI 1 nel giorno di Venerdì Santo, 6 aprile 2012. Nel programma si è cercato di ripercorrere, con gli interventi in studio di illustri ospiti, gli ultimi istanti che hanno preceduto la morte di Gesù. Ed è per questo, allora, che si è parlato anche del Volto Santo di Manoppello, immagine eloquente della Passione del Salvatore. In un servizio registrato mandato in onda durante la trasmissione, il dottor Antonio Bini ha spiegato molto bene alcune delle tante peculiarità contenute nella reliquia abruzzese.
Per vedere al meglio questo video, si consiglia, dopo aver cliccato sul link di qui sotto, di posizionare la freccia del mouse in alto sul bordo del prospetto del blog.

 http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-1c242541-19e1-4d3a-bc89-e800a2b34406.html

Documentario sul Volto Santo di Manoppello

In You Tube è stato caricato uno stupendo documentario "datato 1956" sul Volto Santo di Manoppello. A nome di tutti i devoti del Sacro Volto, voglio ringraziare sentitamente chi ha voluto farci dono di questo prezioso cimelio.

Per accedere al video cliccare sul link riportato qui sotto

http://youtu.be/_g9uO_Jqq08

venerdì 6 aprile 2012

6/4/2012: Il Volto Santo di Manoppello su Rai 1

Oggi, giorno 6 aprile 2012, la trasmissione  di Rai 1 A Sua Immagine,  a partire dalle ore 14, 10, dedicherà uno speciale al Venerdì Santo, ripercorrendo gli istanti che hanno preceduto la morte di Gesù.
Nel programma si parlerà anche del Volto Santo di Manoppello; o meglio, parleranno soprattutto le Sue immagini.


A riguardo, cliccando sul Link riportato qui sotto, si può leggere l'articolo di ieri de "Il Centro" quoitidiano dell'Abruzzo.

http://ilcentro.gelocal.it/pescara/cronaca/2012/04/05/news/il-volto-santo-su-rai-uno-5753696